Assicurazioni, quale ruolo nella rivoluzione digitale - Il Broker.it

Assicurazioni, quale ruolo nella rivoluzione digitale

Vi è spazio per le compagnie assicurative per ridisegnare i propri modelli di offerta, che devono andare oltre la semplice analisi del portafoglio rischi, ma prevedere anche prodotti e servizi aggiuntivi in grado di favorire la condivisione di dati ed esperienze che possano permettere la riduzione dei rischi e delle tariffe, facendo leva sulle nuove tecnologie disponibili, pur mantenendo il diritto alla protezione dei propri dati personali.Le recenti trasformazioni introdotte dalle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione attraverso strumenti ed oggetti interconnessi mediante reti a larga banda o dispositivi wireless come cellulari e smartphone, tablet, dispositivi digitali di ogni genere, provvisti o meno di sensori indossabili, hanno portato uno sviluppo rapido e crescente di prodotti e servizi sia nel settore della salute che in quello assicurativo.
Ormai l’espressione Internet of Things (IoT) viene ampiamente utilizzata per connotare la forte innovazione che gli attori di entrambi i settori promuovono e le opportunità e le minacce che si rendono evidenti per coloro che ne sono coinvolti sia in qualità di erogatori che di fruitori delle soluzioni esistenti.
Tutto ciò deve essere analizzato facendo riferimento allo scenario demografico poichè l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha reso evidente un crescente invecchiamento della popolazione nei paesi maggiormente sviluppati. Tra questi l’Italia è sicuramente tra i più longevi e l’ISTAT ha recentemente stimato che nel 2050 la quota di ultra 65enni sarà pari al 35,9% della popolazione totale, con un’attesa di vita media pari a 82,5 anni (79,5 per gli uomini e 85,6 per le donne).
Allo stesso modo bisogna considerare gli aspetti epidemiologici, poiché negli ultimi anni si è passati da una situazione in cui erano prevalenti soprattutto le malattie infettive e carenziali, ad una in cui vi è una preponderanza di malattie rare oppure cronico degenerative. Tra queste secondo l’OMS si possono individuare alcune che raggiungono circa il 68% della popolazione mondiale e sono relative all’insufficienza cardiaca, ai disturbi respiratori bronco ostruttivi (BPCO), a quelle legate alla pressione arteriosa, ad es. per Ictus o trombosi, oppure ricondotte al diabete. Talvolta, poi, queste patologie si sovrappongono tra loro e si uniscono ad altre nel generare quadri complessi di comorbilità.
L’innovazione digitale ricordata in precedenza ci ha consegnato oggi molti dispositivi indossabili che aiutano a comprendere i parametri vitali che fanno riferimento a queste patologie. Ad esempio, è possibile tenere traccia delle attività (activity trackers) degli individui mediante bande intelligenti (smart band) oppure orologi intelligenti (smart watch) in grado di rilevare i passi (contapassi), le calorie, i battiti cardiaci (cardiofrequenziometri), la pressione arteriosa, o i dati sul respiro, del sonno, etc. fornendo anche suggerimenti attraverso apposite notifiche o promemoria (Remind) o Alllarmi (Alert) inviati da apposite Applicazioni (App). Questi dispositivi possono ormai comunicare in modalità GPS, Bluetooth o wireless anche in condizioni estreme (ad esempio in acqua) con altri dispositivi come gli smartphone o i tablet.
Il paradosso della diffusione di questi device è che hanno fatto emergere con maggiore evidenza le spese e gli sprechi che i sistemi sanitari sono portati a realizzare, laddove non sia possibile favorire una maggiore consapevolezza ed un coinvolgimento del paziente nella gestione del proprio stato di salute (cosiddetto Patient empowerment). In altri termini hanno riproposto l’importanza di dare un maggior impulso alla cosiddetta sanità di iniziativa che si contrappone al modello assistenziale perché favorisce una opportuna prevenzione e si induce il paziente verso l’adozione degli opportuni stili di vita e l’aderenza alle terapie che dovessero essere prescritte durante la relazione con i propri medici o somministrabili dai propri caregivers.
Il ruolo delle assicurazioni
Nello scenario fin qui delineato, diviene cruciale il ruolo delle compagnie di assicurazione poiché esse hanno sia la capacità di strutturarsi come società di mutuo soccorso, che come soggetti in grado di comprendere e quindi favorire la prevenzione dei rischi assunti. Bisogna ricordare, infatti, che, purtroppo, non tutti i paesi si comportano allo stesso modo poiché in alcuni è privilegiato un modello privatistico nel quale ognuno deve farsi carico non solo dei meccanismi di prevenzione, ma anche di protezione e di cura. In altri si tende a far diventare la mano pubblica quella che maggiormente spende in fase di acuzia e talvolta di cronicità, lasciando ai singoli stati la decisione sugli importi da destinare alla prevenzione. I modelli misti, quelli in cui vi è una compartecipazione del privato (con una spesa che viene definita Out of Pocket) al costo delle cure sembra essere quello che meglio si adatta al mutato scenario di cui abbiamo detto prima poiché da un lato si prevede la presa in carico del paziente da parte del sistema sanitario nazionale e dall’altro la richiesta all’individuo di partecipare alla spesa da sostenere per esami e terapie, mediante il pagamento di ticket o attraverso idonee coperture assicurative. Il sistema comunque non è immune da paradossi poiché talvolta accade che siano i soggetti più anziani, ovvero proprio quelli più aggredibili da possibili cause di malattia o di comorbilità, a rimanere esclusi poiché durante la propria esistenza non hanno provveduto a prendersi cura di sé in modo adeguato o perché non hanno sottoscritto una polizza che potesse dare loro il diritto a determinate prestazioni.
Opportunità e minacce
Le compagnie di assicurazione da un lato possono sensibilizzare la clientela verso una maggiore consapevolezza sui bisogni di tutela della salute e sul ruolo che l’offerta assicurativa è in grado di ricoprire in prospettiva. Ad esempio promuovendo la prevenzione e stimolando gli assicurati alla conduzione di comportamenti orientati alla salute e al benessere. Dall’altro le compagnie possono raccogliere maggiori informazioni e quindi creare nuovi prodotti e servizi che siano coerenti ed adeguati per i differenti segmenti della clientela prospettica o già servita. Ad esempio offrendo tariffe personalizzate laddove siano in grado di ridurre i due principali rischi a cui sono soggette le assicurazioni, il moral hazard e l’adverse selection, tipici in situazioni di asimmetria informativa.
Tutto ciò porta con sé una serie di opportunità e di minacce.
Per ciò che concerne le opportunità oggi è possibile favorire la promozione di uno stile salutare di vita negli utenti, la facilitazione della comunicazione medico/paziente, il miglioramento dell’efficienza del sistema sanitario, la velocizzazione della raccolta di grandi volumi di dati, l’ampliamento dell’accesso alle cure, sempre più contestuali (on line e real time), ecc.
Per quanto riguarda le minacce, discusse spesso soprattutto sul piano etico, si cerca di insistere sulla sicurezza e l’efficacia dei nuovi prodotti e servizi offerti, innanzitutto per il cosiddetto divario tecnologico (digital divide) degli utenti, poi per la necessaria riservatezza (privacy) e tutela dei dati raccolti e gestiti, che devono prevedere un consenso informato, facendo anche riferimento alla possibile dipendenza e vulnerabilità tecnologica. Qualcuno sta anche cominciando ad andare oltre, facendo notare le problematiche che si presentano in caso di autogestione della salute che potrebbero portare a forme eccessive di salutismo e di medicalizzazione. In questa prospettiva si sottolinea la necessità di una consapevolezza critica nell’utilizzo di contenuti e servizi offerti da siti e/o portali e/o applicazioni o dispositivi indossabili per la raccolta e gestione dei parametri vitali. Chiunque ne faccia uso deve essere certo che siano le soluzioni proposte siano effettivamente accreditate scientificamente. Inoltre devono essere in grado di offrire un’appropriata informativa e una trasparente comunicazione all’utente al momento dell’utilizzo dei dati, con una specifica attenzione ai minori, in particolare sull’identità personale e relazionale, per evitare forme di abuso o anche di uso improprio.
I dati del Censis sul ruolo delle assicurazioni
I dati dell’ultima ricerca del Censis sullo stato della sanità in Italia, presentata lo scorso 8 giugno confermano quanto affermato sulla crisi del Servizio Sanitario Nazionale. I continui tagli della spesa pubblica hanno inciso sulla qualità e l’efficacia della sanità pubblica, che peggiora di giorno in giorno, e sta progressivamente diventando inadeguata da tutti i punti di vista: strutture, assistenza, tempi di attesa. Gli utenti della sanità pubblica ormai ritengono i ticket equiparabili con le tariffe del sistema sanitario privato. Tutto questo si accompagna ad una quota sempre più vasta di cittadini che, non avendo una disponibilità economica adeguata, rinunciano o rinviano le visite o le terapie. E ciò avviene in un Paese sempre più anziano, in cui la domanda di assistenza e di sanità cresce sempre più. In questo contesto, cresce la legittimazione sociale della sanità integrativa, sempre più considerata come un’opportunità, utile per colmare le lacune del servizio pubblico e per rispondere alla domanda di salute dei cittadini.

Il punto di vista di ANIA
Recentemente la Presidente dell’ANIA, nella sua relazione annuale ha evidenziato e proposto il ruolo delle assicurazioni nella responsabilizzazione (empowerment) dei pazienti che possono essere i primi attori nel realizzare meccanismi di prevenzione e cura. Le assicurazioni possono e devono far evolvere il proprio ruolo da tradizionale liquidatore finanziario a partner dell’assicurato nell’affrontare i rischi della vita quotidiana, con una gamma di servizi e soluzioni di coperture integrate che deve andare oltre la prestazione meramente monetaria. A mero titolo di esempio si possono immaginare screening periodici gratuiti, reperibilità di personale sanitario in tutta la giornata (h24), informativa complementare sui contenuti dei risultati dei principali studi clinici, sull’uso di particolari farmaci, etc. oppure sulla possibilità di accedere ad un Contact center unico o ad una semplice App per le prenotazione di visite ed esami. Il pagamento, il ritiro dei referti, oppure per eventuali emergenze, per la ricerca di disponibilità di mezzi di pronto soccorso, etc.
L’impatto sociale del nuovo ruolo assunto dalle compagnie
Le assicurazioni possono comunque favorire la cosiddetta “inclusività digitale” (e-Inclusion), realizzando di fatto uno spostamento di paradigma dalla focalizzazione sull’organizzazione a quella sulla sanità personalizzata poiché:
– i sistemi personalizzati di monitoraggio e sostegno del paziente possono facilitare l’assistenza (Assisted Living Services) e sono particolarmente rilevanti per gli anziani e/o i cittadini disabili;
– le piattaforme digitali possono consentire una più efficace condivisione tra le istituzioni cliniche con la creazione di “comunità di cura”: dalle cartelle cliniche elettroniche – pur con tutte le necessarie attenzioni verso la sicurezza e riservatezza dei dati personali – si potranno estrarre informazioni utili per la ricerca, la gestione del sistema sanitario, la salute pubblica, ecc.;
– le applicazioni di sanità elettronica sono in grado di elaborare in modo sicuro grandi quantità di dati integrati, sempre più essenziali per la medicina delle evidenze (evidence based medicine) e il management sanitario;
– l’attenzione per l’interoperabilità delle cartelle cliniche elettroniche e l’integrazione delle infrastrutture ICT nella sanità permetterà una maggiore mobilità dei pazienti e di migliorare il trattamento negli altri paesi dell’Unione europea;
– l’utilizzo di applicazioni ICT e basate sul web potrà portare un miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia in campo sanitario, attraverso, ad esempio, un migliore accesso alle informazioni per gli operatori sanitari (ricerca, formazione e aggiornamento), o dei soggiorni in ospedale più brevi e una migliore assistenza domiciliare per i pazienti.
Proprio per questi motivi le Compagnie assicurative stanno ridisegnando il proprio modello di offerta, introducendo prodotti, servizi, soluzioni in modo da potere al meglio accogliere e soddisfare le vecchie e nuove fasce di clientela. Infatti esse, grazie alla possibilità di profilare meglio il rischio e monitorarlo nel tempo anche all’interno di specifici cluster di riferimento, stanno cominciando ad ampliare il proprio portafoglio clienti offrendo una coperta anche a soggetti rischiosi che prima ne erano esclusi, come ad esempio i diabetici. Questo consente di affermare che grazie ai nuovi fondi liberati dalle assicurazioni, a fronte della crescente difficoltà del pilastro pubblico a sostenere l’attuale livello di servizio sanitario e farmaceutico, si affermeranno nuove aree della medicina, quali le terapie geniche o la genetica medica preventiva.Per quanto fin qui delineato si dovrà ripensare il ruolo delle compagnie, riconsiderandole da un lato come soggetti in grado di garantire agli assicurati la possibilità di accesso a terapie “di nicchia” non altrimenti garantite, per ragioni di budget, dal servizio pubblico, dall’altro come soggetti in grado di migliorare la capacità di profilazione del rischio dei singoli e la promozione di politiche di prevenzione delle patologie fortemente personalizzate rispetto al profilo individuale. Ciò consente anche l’accesso alle terapie personalizzate, anche mediante farmaci innovativi, in grado di essere più efficaci su specifici tipologie di pazienti, che possono essere segmentati non solo per patologia, ma anche per razza, sesso, età o altri fattori. Infatti le compagnie sono più propense o quanto meno più pronte a dotarsi di strumenti di analisi di risultati (outcome) di analisi clinica, riuscendo a superare il problema dell’elevato costo di queste terapie e della relativa diffusione, per la evidente difficoltà, da parte dei soggetti pagatori pubblici, di valutarne correttamente il saldo costi-benefici.
Alcuni recenti esempi nel panorama italiano
 Dal 1 luglio la più grande compagnia italiana, Generali ha lanciato una nuova offerta che è stata denominata Vitality per offrire alcune dei servizi sopra menzionati. Questo segue quanto aveva tentato anche Poste Vita e Poste Assicura che forniva ai propri assicurati un dispositivo indossabile, senza tuttavia valorizzare al meglio i dati raccolti ai fini della gestione del rischio o della gestione della relazione del cliente. A mio parere, quindi l’esempio vincente per il panorama italiano al momento rimane quello di RBM SALUTE che offre ai propri clienti un dispositivo indossabile tra quelli del noto produttore iHealth per tenere sotto controllo i parametri vitali e ridurre, cosi, da un lato i rischi e la tariffa applicabile alla polizza, ed allo stesso tempo dall’altro riesce a fidelizzare i propri clienti riuscendo anche a fare upside o cross marketing con i soggetti che sono vicini a chi sottoscrive le polizze riuscendo a migliorare il proprio portafoglio clienti. La medesima compagnia fa inoltre anche molto affidamento a strumenti social, tenendo ben presente i suggerimenti dettati dal garante sull’uso consapevole dei social network o delle App nel settore salute
L’importanza della comunicazione e della reputazione in un settore basato sulla fiducia
Le assicurazioni dovranno lavorare bene anche sui meccanismi di comunicazione e di salvaguardia della reputazione al fine di acquisire la fiducia del cliente, ponendo particolare attenzione alla trasparenza sulle modalità di raccolta e utilizzo delle informazioni e sulla sicurezza dei dati. Ormai siamo nell’era dei social network ed il passaparola diventa lo strumento preferito dagli utenti per riconoscere o denigrare le qualità di qualsiasi campagna informativa. Per questo le Assicurazioni non possono solo fare leva sulle tradizionali tecniche di marketing, ma devono offire riconoscimenti specifici in cambio delle informazioni fornite dal cliente, in termini di sconti sui premi assicurativi, servizi aggiuntivi (ad esempio call center medico 24 ore, visita in strutture convenzionate. etc.) e nuovi prodotti, generando benefici condivisi tra la compagnia, il cliente e la società nel suo complesso.
 Conclusioni
La rivoluzione digitale ha visto l’ingresso in settore come quello della salute legato a forti radicalismi tradizionali anche di soggetti estranei, come i produttori di soluzioni informatiche, di dispositivi indossabili e tracciabili attraverso opportune reti di comunicazione, ma anche di altri attori, molto vicini per missione ed obiettivi. Se è vero che per i medici ed i pazienti si dice che prevenire è meglio che curare è altrettanto vero che per le compagnie assicurative il tema della previdenza si accompagna a quello della sanità integrativa. In entrambi i casi il raggiungimento del risultato finale è quello di accompagnare i propri clienti verso soluzioni che consentano un corretto stile di vita e che permettano di allineare il premio versato al rischio gestito, che si riduce solo con comportamenti virtuosi da parte dei sottoscrittori delle polizze. Questi oggi sono più facilmente proponibili o comunque intellegibili per l’uso di devices sempre più intelligenti ai quali dovremo abituarci non solo come fenomeno di costume, quanto come strumenti tecnici idonei a rilevare il bene più prezioso che ognuno di noi ha a disposizione: i propri dati.
FONTE: Cnr 

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