Nel caso in esame un’anziana signora, aggredita da un cane lasciato libero dal proprietario nel giardino condominiale, riportava gravi lesioni.

Nelle more del giudizio per ottenere il risarcimento dei danni, la donna decedeva; gli eredi riassumevano la causa chiedendo la condanna del proprietario dell’animale, il quale chiamava in garanzia la compagnia di assicurazione per esserne manlevato in caso di condanna.

L’art. 2052 c.c. prevede che il “proprietario di un animale o chi se ne serve per il tempo in cui lo ha in uso è responsabile dei danni cagionati dall’animale sia che fosse sotto la sua custodia sia che fosse smarrito o fuggito, salvo che provi il caso fortuito“, ovverosia un fattore esterno alla causazione del danno, imprevedibile, inevitabile ed eccezionale.

Dalla fase istruttoria è emerso che i testi escussi non erano presenti al momento del sinistro, pertanto, nulla hanno potuto riferire sulla dinamica dei fatti. Secondo il Tribunale di Verbania (sentenza n. 81/2022) la dichiarazione resa dal proprietario del cane alla propria Compagnia di Assicurazioni circa la conferma dell’avvenuta aggressione dell’anziana da parte del proprio cane – pur non assumendo valore confessorio – costituisce prova liberamente valutabile ai sensi dell’art. 2735 c.c.

Il Tribunale, vista la coincidenza tra dichiarazione della vittima e del proprietario dell’animale alla propria assicurazione, ritiene esistente il nesso causale tra aggressione del cane e caduta della donna, non riconoscendo alcun comportamento colpevole o negligente della signora.

Gli eredi della donna ottengono quindi il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali sia iure hereditatis che iure proprio; inoltre, trova accoglimento la domanda di garanzia formulata dal proprietario del cane nei confronti della propria assicurazione, non essendovi contestazione sull’operatività della garanzia.

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