Lo ha detto negli scorsi giorni Manuel Valls, Ministro degli Interni che ha sottolineato come “Tecnologicamente non esistano più ostacoli, questo tipo di dispositivi funziona bene: dobbiamo fissare i principi base per il loro sviluppo”.
Si configura l’ipotesi secondo la quale la scatola nera potrebbe divenire obbligatoria nel paese d’oltralpe.
“L’obiettivo è innanzitutto responsabilizzare gli automobilisti” ha dichiarato Armand Jung, presidente del Cnsr (Consiglio Nazionale della Sicurezza Stradale) aggiungendo “Sapendo che i dati fondamentali della loro guida possono essere registrati, saranno più rispettosi delle regole”.
Da regolamentare la questione della privacy, circa la quale si ipotizza di limitare l’accesso ai dati relativi ai 30″ precedenti il crash e agli istanti immediatamente successivi. Ci si pone inoltre il tema dei costi che, secondo i rappresentanti delle industrie francesi del settore, dovrebbero assestarsi intorno ai 150 Euro (nulla si dice invece a proposito del canone per la gestione dei dati, altra fondamentale componente di costo).
E così mentre la scatola nera è già ampliamente diffusa negli Stati Uniti, dove è diventata obbligatoria per tutte le vetture nuove dal primo novembre 2012. In Europa è stata adottata in maniera sistematica dalla polizia di Berlino, che in questo modo, in pochi mesi, è riuscita a ridurre del 36% gli incidenti per le proprie pattuglie. Anche nel Regno Unito e in Olanda comincia a diffondersi l’installazione.
E in Italia cosa succederà? Se anche nel nostro Paese non si sceglierà la strada dell’obbligatorietà il rischio è quello che il processo continui a proseguire, al solito, in modo lento e farragginoso perdendosi nei meandri dei processi legislativi e dei ricorsi al TAR.
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