Federica Pezzatti
Non l’hanno presa bene gli assicuratori. Le novità sulla tassazione dei fondi pensione e la possibilità di poter “consumare” il Tfr in busta paga sono, secondo le compagnie, elementi pericolosi per il futuro del Paese. Arrivano proprio ora che la previdenza sta acquistando popolarità: secondo l’indagine sugli italiani e il risparmio di Acri e Ipsos, è infatti cresciuta dal 19% al 24% la quota di coloro che dichiarano di aver sottoscritto assicurazioni sulla Vita e fondi pensione, mentre salgono lievemente i possessori di fondi comuni (dal 12% al 14%), di azioni e titoli di Stato (entrambi dal 7% all’8%), risultano invece in discesa i possessori di libretti di risparmio (dal 23% al 22%).
«Quanto sta accadendo con la legge di stabilità appena resa nota dal governo è preoccupante – ha spiegato a «Plus24» Aldo Minucci, presidente dell’Ania –. La convinzione che traspare dalle scelte dell’esecutivo è che, determinando un aumento della capacità di spesa delle famiglie, da questo derivi una crescita dei consumi e, quindi, la ripartenza del ciclo economico. L’intenzione – continua Minucci –, di per sé è positiva ma nelle misure annunciate d’incremento della tassazione del risparmio previdenziale e della possibilità di anticipare a richiesta l’erogazione del Tfr, si intravede un messaggio diverso, quello di sacrificare il risparmio futuro in cambio di maggior consumi attuali».
Se così fosse ci sarebbe una proposta «debole sul piano culturale perché in piena contraddizione con il quadro di incentivi costruiti negli ultimi due decenni per favorire la previdenza integrativa a fronte di un parziale ritiro dello Stato – spiega Minucci –. Si finirebbe per penalizzare ulteriormente le nuove generazioni che sarebbero private di un quadro di sufficienti garanzie per il futuro». Ma simili scelte sarebbero discutibili anche sotto il profilo economico, ribadisce il presidente Ania. «Le risorse impiegate nel risparmio previdenziale non rimangono dentro un cassetto per decenni in attesa di essere restituite a chi le ha accumulate. Gli intermediari istituzionali, primi tra tutti gli assicuratori, le impiegano nel modo migliore in attesa di restituirle a chi le ha loro affidate. Si convertono investimenti che in prevalenza affluiscono allo Stato sotto forma di titoli pubblici, ma non solo. Servono a finanziare progetti di crescita produttiva, prestiti alle imprese, l’ammodernamento delle reti infrastrutturali del paese. È anch’esso un modo per incrementare la domanda interna. In conclusione – aggiunge il presidente Ania – la contrapposizione tra risparmio e aumento della domanda interna rappresenta una falsa rappresentazione dei problemi». La pensa in maniera un po’ diversa Carlo Cimbri, amministratore delegato di UnipolSai assicurazioni, intervenuto all’Annual delle assicurazioni del Sole-24Ore. «Io sono da sempre un fautore della previdenza – spiega Cimbri –. Ma gli accantonamenti necessari per la pensione di scorta li può fare chi guadagna 2mila euro al mese. Ma chi ne guadagna 800 cosa potrà mai pianificare? Ben vengano dunque strumenti che consentono di aumentare i consumi, per uscire dall’empasse del Paese, e di allargare la torta».
Fonte Plus24
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