Nell’articolo precedente abbiamo posto il focus sulla distinzione tra rischi puri e rischi strategici, sparti acque importantissimo per separare tutto ciò che contempla rischi “a doppio segno”, ovvero al verificarsi dei quali l’azienda è soggetta sia a guadagno che a perdita, dai rischi il cui esito non può che essere solamente dannoso. Vediamo ora una strategia di suddivisione propedeutica ad un’analisi finalizzata al trasferimento, l’attività “core” dell’intermediario di assicurazione.
I metodi di classificazione dei rischi sono molteplici, ciò che conta davvero per il professionista è mantenere fermo il timone sull’obbiettivo del proprio operato, vero driver di riferimento per arrivare ad un risultato soddisfacente, produttivo e soprattutto fruibile per il cliente. Il fine che ci poniamo è l’analisi dei rischi puri, sarà quindi importante optare per una classificazione che vada incontro a questo scopo ultimo, classificazione che non sarà certamente l’unica possibile come detto poc’anzi.
Premessa fondamentale e doverosa: il contesto preso in esame è quello della classica PMI italiana, produttiva (immaginiamoci ad esempio un’azienda di carpenteria metallica con 40 dipendenti).
Il primo passo contempla la classificazione sulla base qualitativa del danno risultante. Logico quindi iniziare a ordinare le varie conseguenze dannose come segue:
Danni ai beni
| Danni ai terzi |
Danni finanziari “puri”
| Danni alle persone
|
Danni ai beni
La categoria più semplice da popolare: fanno riferimento a questa categoria tutti i rischi in grado di minacciare i beni aziendali. Ne faranno parte quindi, schematizzando ulteriormente:
- Incendio
- Furto
- Calamità naturali
- Trasporti
Il riferimento all’incendio rappresenta già un esplicito richiamo all’attività di trasferimento, includendo quindi oltre alle garanzie base “flex” (incendio, fulmine, esplosione/scoppio) anche tutte le “extended coverage” come: eventi atmosferici, atti vandalici, acqua condotta, fenomeno elettrico ecc. Le calamità naturali per la loro particolare natura (assicurabili con stop loss importanti e volatilità territoriale ampia sui tassi) vengono trattate con attenzione particolare. Ci immaginiamo quindi in questa categoria: terremoti, alluvioni, allagamenti ecc.
I trasporti vanno a completare la lista, anche se è un ramo spesso lasciato un po’ “per conto suo” dev’essere preso in serie analisi dall’azienda per determinare (decentramenti temporanei e sporadici di merci, esclusi) quali potenziali danni potrebbero impattare sui beni “merci” quando questi escono dal perimetro aziendale.
Danni ai terzi
L’azienda è un entità viva, dinamica, fatta di persone, senza le quali i beni non potrebbero essere funzionali all’oggetto sociale. Nella quotidiana operatività i rischi connessi al danneggiamento di cose o persone terze sono molteplici, proviamo a schematizzare:
- Responsabilità civile verso terzi (RCT)
- Responsabilità civile verso prestatori di lavoro (RCO)
- Responsabilità civile da prodotto
- Responsabilità civile inquinamento
Trasferire questi rischi senza un’attenta valutazione di come questi siano, o meno, di prioritaria gestione per l’impresa rappresenta l’errore più grossolano e comune che spesso si incontra.
Questa “sezione” a mio modo di vedere rappresenta la più complessa tra le 4, in quanto il professionista si trova a dover valutare un ambito territoriale esteso e mutevole (non succede con i danni ai beni) e un ambito temporale che dipende in larga misura da come la normativa vigente in tema di: risarcimento extracontrattuale nel codice civile, codice del consumo e codice dell’ambiente si sposano con i regimi di copertura degli assicuratori (generalmente loss occurence o claims made). A questo si uniscono dinamiche di globalizzazione e dinamicità dei mercati che portano a complicare ulteriormente l’attendibilità delle valutazioni.
Danni finanziari “puri”
In quest’area si è inteso elencare quelle perdite riferite non necessariamente a danni a cose o persone ma principalmente a richieste di risarcimento per perdite patrimoniali, a danni indiretti (finanziari), spese di tutela legale e rischio cyber che, per sua natura, non affronta tematiche property ma apre un campo a sé stante ove fare considerazioni completamente nuove nelle quali i rischi del passato non sono in alcun modo rappresentativi di ciò che potrebbe accadere in futuro:
- Danni indiretti (Mdc o lop)
- Responsabilità civile di amministratori o Società per danni patrimoniali e/o Epl
- Tutela legale
- Cyber risk
Danni alle persone
Questa sezione vuole affrontare i rischi puri connessi alle persone che in azienda rappresentano asset valoriali di riferimento (c.d. key men). Ecco che possiamo elencare:
- Infortuni
- Malattia
- Perdita uomo chiave
- Viaggi e mission all’estero
Tutelare l’azienda, anche qui, non significa emettere polizze a casaccio. Significa partire da un processo di identificazione del contesto, di analisi degli scenari e dalle valutazioni sui relativi rischi connessi.
Il filo di Arianna che lega insieme, sia orizzontalmente che trasversalmente, queste aree è il flusso di processo dell’azienda, il quale consente alla stessa di produrre il valore economico che la sostiene e la fa crescere. Ora chiediamoci: qual è il “motore” del flusso produttivo?
La risposta è: i valori aziendali e il modello di business sui quali l’azienda pone le proprie basi (“vision” e “mission” se vogliamo sintetizzare). Ecco che questo ci fa fare un piccolo passo indietro nel nostro viaggio; voltiamoci verso il modello di business e ragioniamo non sulle scelte strategiche in senso stretto, ma sulle dinamiche e sulle conseguenze pratiche di tali scelte. Questo si può fare estraendo informazioni da un piccolo business model canvas e un self assessment con l’imprenditore, ma sarà tema della prossima puntata.
Nicola Massagrande
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