Il Tribunale di La Spezia, con sentenza n. 660/2020, si è pronunciato in tema risarcibilità del danno non patrimoniale del padrone a seguito della morte dell’animale di affezione per errata diagnosi del veterinario, affermando che detto danno non deve ritenersi automaticamente sussistente.
Spetta al danneggiato che chiede il risarcimento dimostrare l’effettivo pregiudizio subito in termini di sofferenza patita a seguito della perdita dell’animale.
La prova può essere fornita anche attraverso presunzioni gravi, precise e concordanti, ma diverse dal fatto in sé del decesso dell’animale.
Il rapporto tra padrone e animale è “espressione di una relazione che costituisce occasione di completamento e sviluppo della personalità individuale e, quindi, come vero e proprio bene della persona, tutelato dall’art. 2 della Costituzione“.
La perdita dell’animale d’affezione non può, dunque, essere considerata “futile” ma un evento lesivo dell’interesse della persona alla conservazione della propria sfera affettiva
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