LONDRA – Un ufficio dalle pareti di vetro, all’ultimo piano di un grattacielo della City. Dentro l’ufficio, uno standing desk con un computer. In piedi davanti alla scrivania, una donna che scruta lo schermo illuminato. È trasparente il ponte di comando dei Lloyd’s of London: chiunque, in qualunque momento, può vedere cosa sta facendo l’amministratore delegato. “È l’unica cosa che ho cambiato quando ho assunto l’incarico”, dice Inga Beale, prima Chief executive officer di sesso femminile in 328 anni di storia della più celebre e prestigiosa compagnia di assicurazioni del mondo. “Ho fatto abbattere un po’ di muri. Volevo visibilità assoluta, perché ritengo necessari il dialogo, la comunicazione, il lavoro di squadra, per ottenere i migliori risultati”.
Le cifre sembrano darle ragione almeno in parte: nel 2015 i Lloyd’s hanno raccolto premi per quasi 27 miliardi di sterline (36,8 miliardi di euro), con un aumento del 6% sull’anno prima, ma gli utili sono scesi da 3 a poco più di 2 miliardi di sterline (2,9 miliardi di euro). La sfida per cui le è stato affidato il timone dell’azienda, del resto, è appena cominciata. Dodici piani più in basso, nel brulicante “mercato” a cui fa capo un esercito di 34 mila broker, assicuratori e agenti, le contrattazioni avvengono ancora faccia a faccia e i contratti continuano a essere scritti a penna, “non più d’oca, ma pur sempre stilografica”, ammette la Ceo, riconoscendo che occorre modernizzare per espandersi nelle nuove regioni emergenti.
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FONTE: la Repubblica
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