Gentili Lettori, chiedo scusa se il mio punto non è uscito, come di consueto, il sabato, ma ieri mille imprevisti, del tutto piacevoli, non mi hanno permesso di pubblicare l’articolo medesimo.
Debbo dire che è tutta la settimana che pensavo di scrivere di Mutue e più precisamente di tante mutue presenti nel nostro sistema assicurativo e, quindi, mi sono documentato attentamente sulla normativa, sulla capacità degli stessi soggetti di far bene il loro lavoro liquidativo, etc. Poi mi sono fermato e ho pensato che per fare un ottimo lavoro – nel senso di completo – avrei avuto bisogno del vostro ausilio. Per questo motivo ho deciso di lanciare un sondaggio per capire quali sono le mutue o le polizze sanitarie che ognuno di voi conosce e che votazione date alle stesse.
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A quest’ultimo quesito posto sono molto interessato perchè navigando, per preparare il mio articolo, mi sono accorto che molte persone si sono lamentate dell’operato della stessa Mutua, soprattutto, negli ultimi tempi. Non vi nego che anche io ho avuto molti problemi di liquidazione sinistri (respinti in modi molto fantasiosi e tutte le volte differenti). Pensate che l’ultima volta sono stato contattato telefonicamente, dopo essermi lamentato pesantemente per iscritto, mi hanno detto che non avrei avuto il massimale capiente a sufficienza per i sinistri denunciati. Mi sono messo a sorridere e poi, con grande fermezza avrei risposto: “cavolo se mi chiamate domani, magari mi date un’ altra motivazione per respingere il sinistro”. Comunque questo è il mio caso particolare e non vorrei assolutamente tediarvi con questo reale racconto di operato. Magari la mia è una eccezione che conferma la regola.
Io mi sono fatto un’idea che ovviamente documenterò in modo trasparente e preciso nel prossimo articolo parlando anche del risultato del sondaggio appena lanciato; credo che dietro ad una Mutua, di qualsiasi natura sia, vi debba essere un player (riconosciuto e visibile) di grande spessore affinchè possa dare quella serenità di operato e di liquidazione e di servizio che, di norma, un grande gruppo assicurativo, che se ne dica, ha la capacità di fornire, soprattutto, in una materia così delicata come la materia sanitaria.
Auspico che IVASS nel Suo operato assolutamente preciso e tutelante i diritti dei consumatori, possa prendere visione e conoscere meglio e più approfonditamente, la materia delle Mutue, magari analizzando i reclami dei consumatori. Sono dell’idea che un authority importante come IVASS debba proprio partire dai reclami, leggendoli in modo casuale e tenendo nell’anonimato il Cliente che si lamenta. Nella maggior parte dei casi i reclami sono strutturati in modo molto preciso e circostanziato e, quindi, in breve tempo l’authority potrebbe capire cosa non va nell’operato del Player.
Il vero articolo uscirà il prossimo sabato, dopo aver letto con attenzione le vostre risposte al sondaggio. Nel frattempo Vi parlo di quanto la sanità a pagamento sia sempre più diffusa in Italia, basandomi su dati Censis del Giugno 2013.
(…)Sono oltre 12,2 milioni gli italiani che dichiarano che negli ultimi anni hanno ricorso più frequentemente di prima alla sanità a pagamento, sia alla sanità privata che a quella in intramoenia. Si tratta di persone che di fatto dichiarano che, per usufruire di una o più prestazioni sanitarie, hanno finito per dover utilizzare strutture e/o servizi in cui hanno dovuto pagare tutto il costo della prestazione di tasca propria. E’ ovviamente questo un dato di percezione soggettiva, in quanto dichiarato dai cittadini, e tuttavia si tratta di un dato altamente indicativo di un contesto della sanità in piena evoluzione per l’impatto della crisi, della spending review, delle manovre di bilancio e dei Piani di rientro.
I comportamenti di tutela e cura della salute stanno cambiando e non è facile trovare una chiave di lettura univoca di processi articolati, complessi, spesso rivolti in direzioni opposte; è tuttavia importante fissare alcuni pilastri che aiutano a comprendere la situazione.
Di fronte alla necessità di una prestazione, di solito a seguito di prescrizione o comunque di indicazione medica, i cittadini adottano strategie di selezione personalizzate, ed in particolare:
– se si tratta di una prestazione non urgente, o che nasce da sintomi considerati poi superati o almeno non più così stringenti, vista la difficoltà di accesso alla sanità pubblica, e visto che occorre pagare per intero la prestazione, molti italiani tendono a rinviare. Lo scorso anno sono stati stimati in circa 9 milioni gli italiani che rinviano la prestazione in un anno;
– se invece si tratta di prestazioni urgenti, o che fanno capo ad una sintomatologia che tiene in sospeso il paziente, molti (oltre 12 milioni di persone) dichiarano di aver aumentato il ricorso a servizi pagati di tasca propria (sanità privata e intramoenia).
Al di la delle retoriche del caso, ed anche dell’effetto di downsizing della crisi sui redditi familiari, dunque, in sanità, laddove insorga una esigenza diagnostica o terapeutica, è frequente la tendenza a ricorrere al proprio portafoglio pagando per intero la prestazione sanitaria. Non potendo rinviare la prestazione e alla luce delle difficoltà d’accesso alla sanità pubblica, per chi può permetterselo (o che decide di sacrificare altro per finanziarsi la sanità subito) non resta che la strada di mettere mano al portafoglio e pagare per intero la prestazione.
E’ interessante analizzare l’articolazione sociodemografica e territoriale di coloro che dichiarano di avere dovuto ricorrere in misura maggiore in questi anni alla sanità a pagamento: si tratta, come rilevato, di oltre il 25% degli italiani intervistati, che ha intensificato il proprio ricorso alla sanità privata, mentre è pari a quasi il 12% la quota di coloro che si rivolgono di più all’intramoenia. Inoltre si rivolgono di più:
– alla sanità privata gli abitanti del Sud ed delle isole, tra i quali è quasi il 35% ad averne aumentato il ricorso;
– all’intramoenia gli italiani tra i 30 e i 45 anni (oltre 14%) e gli abitanti del Sud e delle Isole (17%).
Certo, esiste anche un effetto opposto indotto dalla crisi, vale a dire quelle delle persone che dichiarano di avere ridotto il proprio ricorso alla sanità a pagamento in questi ultimi anni; si tratta di oltre 5 milioni di italiani, poco più dell’11% per la sanità privata, ei poco meno del 10% per l’intramoenia, valori che rimangono simili lungo tutto l’arco della nostra Penisola (tabb. 1 e 2).
Chi ha diminuito il ricorso alla sanità privata e/o intramoenia lo ha fatto principalmente perché ha meno soldi da spendere (87%), motivazione che tra coloro che hanno più di 64 è indicata dal 95,2% degli intervistati.
Si può quindi dire che, tenuto conto di coloro che dichiarano di avere aumentato il ricorso alla sanità a pagamento e coloro che invece l’hanno ridotta, si registra un saldo netto di oltre 7,2 milioni di italiani che, per usufruire di prestazioni sanitarie in tempo e modalità utili, mettono mano al portafoglio, pagando per intero il costo della prestazione. (…)
Ci leggeremo il prossimo week end con i risultati del sondaggio e con alcuni esempi e reclami (veramente molti) di alcune fra le mutue
più conosciute che hanno perso, a mio avviso, di vista che il loro servizio deve essere preciso, professionale e molto efficace se vogliono far si che oltre 40 miliardi di spesa (sanitaria) in euro ogni anno da parte del cittadino italiano, vengano coperte, per così dire, da polizze assicurative sanitarie o mutue.
Buona Domenica!
Mirko Odepemko
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