Standard & Poor’s colpisce ancora con il credit watch lanciato negli scorsi giorni su Generali casualmente a ridosso dell’Investors Day a Londra.
Un credit watch, ricordiamo, arrivato nell’ambito di un’operazione che tocca diversi gruppi assicurativi europei e africani, a seguito dell’aggiornamento dei criteri di valutazione dei titoli di Stato posseduti dalle compagnie.
A pesare su Generali sarebbero secondo S&P i 60 miliardi di Btp e altri titoli di Stato che il Gruppo ha in pancia e che mettono a rischio il passaggio di Generali agli stress test di S&P finalizzati a simulare il fallimento di un Paese.
Tutt’altro che turbati i mercati che vedono anche oggi Generali in crescita di circa l’1,5%.
“E’ un clamoroso errore!” ha affermato Mario Greco durante la conferenza stampa all’Investors Day aggiungendo “Questi signori non guardano ai numeri e non capisco perché ci considerino una società al 100% italiana anche se abbiamo un quarto del business in Italia e tre quarti fuori“, ha spiegato Greco aggiungendo “Siamo molto sorpresi della decisione di porre la nostra societ in credit wacht negativo oggi, a novembre 2013, quando leconomia italiana sta mostrando i primi segnali di ripresa, il deficit di bilancio sotto il 3% e lo spread ai minimi“.
Greco ha poi evidenziato l’inappropriata tempistica con cui viene emesso il credit watch “Hanno scoperto ora che c’è stata una crisi dell’euro e una crisi dell’Italia e lo scoprono quando l’Italia ha uno spread più basso e quando il Pil comincia a salire“.
Peraltro il CEO ha sottolineato come la decisione arrivi nei confronti di Generali proprio “nel momento in cui non ha più problemi di capitale e ha fatto l’utile più alto degli ultimi cinque anni. In questo contesto questi signori arrivano e dicono: fateci vedere cosa succede se l’Italia fallisce. Dove hanno vissuto nei cinque anni precedenti? Mi sembrano fuori sincrono” ha aspramente commentato il supermanager.
“In ultima analisi quello che S&P dice è che non bisogna fare business in Italia. Noi gli diciamo da mesi: non ce lo potete dire, è irricevibile. Dove altro dobbiamo andare a fare business? Siamo una multinazionale e siamo felici di essere italiani, ne siamo orgogliosi“.
Da parte nostra siamo invece orgogliosi di queste risposte che, certo non cancellano il danno deliberatamente inflitto, ma che rimandano con forza al mittente il pretestuoso giudizio.
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