L’avvio, il 5 giugno, di un’istruttoria del garante della concorrenza per accertare l’esistenza di intese verticali lesive del libero mercato, sembrava preludere solo a un’eventuale maxi-sanzione per le compagnie danni coinvolte. Invece, l’inchiesta sta facendo emergere problemi importanti nella stabilizzazione dei portafogli danni di tutto il comparto e, soprattutto, un rischio finanziario legato alle indennità di fine mandato degli agenti che potrebbe avere un impatto sui bilanci del settore fino a 4-5 miliardi di euro, secondo diverse stime, più degli utili dell’intero comparto degli ultimi tre anni.
Per disinnescare questi rischi, e dare stabilità a un’industria che dà lavoro a 47mila dipendenti e 250 mila distributori, l’Ania ha già avviato un tavolo di confronto con gli agenti, le compagnie si preparano a dare garanzie all’Antitrust ed è allo studio anche un’ipotesi di riforma sulle norme che regolano la distribuzione di polizze, permettendo un passaggio graduale al cosidetto «plurimandato».
Il problema, esploso in queste settimane con l’inchiesta Antitrust, non è certo causato dall’Authority ma ha origine nella legge disattesa del 2006 sulla distribuzione polizze Rc auto. La normativa stabilisce «il divieto alle compagnie assicurative e ai loro agenti di stipulare nuove clausole contrattuali di distribuzione in esclusiva», divieto che nel 2007 è stato esteso a tutti i rami danni. Sulla carta, è la fine del cosiddetto “monomandato”, agenti che vendono in esclusiva polizze di un’unica compagnia: per la legge le reti di vendita senza più vincoli potrebbero trasformarsi in “broker”, offrendo ai clienti polizze di differenti gruppi assicurativi. L’intento del legislatore, che ha abolito anche le clausole di “tacito rinnovo” prima previste nelle polizze danni, era di portare la concorrenza all’interno delle singole agenzie assicurative facendo scendere i costi delle polizze Rc auto.
In realtà questo cambiamento per ora non è avvenuto e, a distanza di sette anni da quella legge, l’antitrust rileva che «la percentuale di agenti in plurimandato risulta ancora marginale».
Cosa è successo? Secondo l’antitrust, che sta analizzando tutti i rapporti contrattuali fra agenti e assicurazioni, le compagnie italiane «hanno posto in essere strategie che direttamente o indirettamente ostacolano e disincentivano da parte degli agenti l’assunzione di più mandati, conservando così esclusive di fatto e creando condizioni di rigidità e incertezza nel rapporto in caso di passaggio al plurimandato». Per l’antitrust tutti i richiami contrattuali al «vincolo di esclusiva», le «richieste di informativa agli agenti sull’assunzione di altri mandati», il «richiamo al rischio di revoca», il «calcolo delle provvigioni connesso alla conservazione del portafoglio clienti» e le clausole sull’uso di immobili e tecnologie delle compagnie hanno impedito la diffusione di agenzie in plurimandato e la maggiore concorrenza fra gli assicuratori voluta dalla legge del 2006. Si vedrà se l’istruttoria dell’antitrust dimostrerà queste intese verticali e sanzionerà le compagnie coinvolte. In ogni caso, l’intento dell’authority, salvo cambiamenti nella normativa, sembra quello di fare applicare la legge del 2006. Un problema non da poco, organizzativo e, soprattutto, finanziario.
Le compagnie, infatti, sono obbligate per contratto a riacquistare dagli agenti che rimettono il mandato il loro portafoglio polizze. Il valore aggregato di mercato di questi portafogli è di circa 4-5 miliardi di euro. Le assicurazioni, tuttavia, hanno costruito riserve limitatissime in bilancio per liquidare queste indennità agli agenti, perché i portafogli acquistati dai distributori in uscita sono stati fino ad oggi rivenduti immediatamente agli agenti che subentravano, con una partita di giro che ha comportato rischi finanziari limitati. Tuttavia, il valore di questi portafogli, stabile in un regime di monomandato e in presenza di polizze danni che si rinnovavano automaticamente, diventa incerto in un regime di plurimandato, senza «tacito rinnovo» e con i clienti contesi nella stessa agenzia dalle varie compagnie assicurative. Così, il rischio, oggi, è che le assicurazioni siano costrette, come in passato, a comprare i portafogli dagli agenti che rimettono il mandato senza però trovare distributori disposti ad acquisirli. O, magari, disposti ad acquisirli solo a fronte di un forte sconto. Un problema su cui si sono già mossi i revisori dei conti di alcune compagnie.
Il risultato è che, mentre si cerca una soluzione di sistema, alcune compagnie sono pronte ad aumentare le riserve per le indennità degli agenti.
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