L’ecosistema assicurativo sembra essersi, al momento, adattato a comportamenti sicuri e consolidati, manifestando, dal punto di vista dei fruitori dei servizi, uno stato di solidità, a mio avviso, solo apparente.
I top player di volumi e di tendenza (che nel loro complesso rappresentano l’offerta del mercato attuale ) sono protagonisti dei progetti finanziari di EQUITY, M&A e CROWDFUNDING, attraverso le attività di fondi internazionali che acquisiscono quote di compagnie assicurative; compagnie assicurative che inglobano altre; creazione o acquisto di agenzie di sottoscrizione specializzate in definite linee di prodotto .
In questo scenario anche il pianeta broker si riorganizza, attraverso operazioni di quotazione in borsa o entrando in network di respiro mondiale, il tutto al fine di razionalizzare le attività ed ottenere performance di crescita per linee esterne molto più velocemente di quanto sia possibile per linee interne.
Qual è invece la realtà dei “piccoli” player?
Per percezione della realtà i piccoli rischiano!
Rischiano di vedere la propria attività rallentata ed appesantita dall’ansia di rimanere fuori dal mercato, dal timore di non avere adeguate dimensioni per cogliere le nuove opportunità o essere protagonisti di nuove esperienze. Ciò è delineato nel fenomeno, con ricaduta di valenza economica/sociale, denominato FOMO (Fear Of Missing Out, paura di essere esclusi) col quale si evidenzia che molti individui possono vivere in compagnia del timore di perdere attività imprenditoriali e di mancati guadagni o di non partecipare ad una esperienza piacevole e gratificante che coinvolge conoscenti o amici.
Per oggettività i piccoli rischiano!
Ristrettezza del mercato, che proviene dalla attività di riassetto aziendale, nell’ecosistema assicurativo, attraverso operazioni di acquisizione/fusione/scissione tra imprese e/o intermediari tese a esercitare capacità di controllo al fine di, ad esempio, di eliminare un concorrente, entrare in nuovo mercato, aumentare la capacità produttiva (M&A Mergers and Acquisitions ).
Di conseguenza, vengono a mancare agli intermediari di piccole dimensioni, le leve e le risorse utili per rispondere qualitativamente alle esigenze dei clienti, mantenendo una sostenibilità economica.
Penso, ad esempio, alle difficoltà di questi operatori a dotarsi di servizi e supporti tecnologi che permettano il percorso di intermediazione della polizza con il cliente finale, che vira velocemente verso un processo altamente digitalizzato;
e che sia anche capace di rapportarsi con le imprese in termini di volumi ,di solidità’ e di competenze per lo sviluppo della compliance legata alle linee di sottoscrizione.
In questo scenario sono due le linee che si intravedono come possibili percorsi per far rimanere queste figure sul mercato:
Svolgere un’attività di intermediazione utilizzando i prodotti standardizzati o White Label, proposti al mercato agli stessi dalle imprese di assicurazioni o MGA,
oppure svoltare verso la consulenza pura rivolta piuttosto che all’intermediazione all’intera catena dell’industria assicurativa, trasformando le proprie attuali expertise in strumenti per altri player veicolando loro soluzioni e servizi nelle aree in cui manifestano carenze di prodotto e competenza.
se invece si intende rimanere protagonista dell’intermediazione, conservando qualità e redditività, oltre alla capacita di competere nei mercati generalisti con prodotti Taylor Made (scelta che richiede non solo coraggio imprenditoriale, ma anche competenze e networking consolidato), bisogna cogliere ed amplificare quelli che oggi sono ancora approcci di future attività imprenditoriali, dove nuovi soggetti appartenenti a gruppi interazionali indipendenti ( vedi il prossimo presidio in Italia della mga OMnyy )
Che si occupano in partnership di tutto il processo di sviluppo del prodotto, dalla riassicurazione, fronting, underwriting, al gestionale, in modo da rendere sostenibili e profittevoli anche l’intermediazione di prodotti non standard, non snaturando e restituendo centralità alla Figura del Broker, non trasformandolo in mero distributore.
Gli ultimi eventi insegnano che il “cigno nero” esiste e non c’e mai un piano standard, ma solo la capacità di riadattarsi velocemente al nuovo scenario……
Demetrio Gironda
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