La Bce e i prezzi alla produzione in Cina favoriscono un aumento dei tassi. Questo è positivo per le assicurazioni e negativo per le società interest sensitive. Con le decisioni di ieri la Bce, secondo gli analisti di Equita, aumenta gli acquisti di bond (540 miliardi contro 480 miliardi), ma accontenta i tedeschi che volevano il tapering.
Inoltre, favorisce un aumento della pendenza della curva dei tassi, ampliando le possibilità di intervento sul mercato sulla parte breve della curva stessa e allevia i problemi creati dalla scarsità di collaterale, consentendo di usare anche il cash e non solo le obbligazioni con un rating migliore come garanzia delle operazioni di finanziamento presso la Banca centrale europea.
Il fatto che qualche membro del board avesse chiesto, senza ottenerla, un’estensione del Qe di 12 mesi segnala comunque che il peso dei falchi sta aumentando. Ad aumentare la pressione sui tassi a lunga si è aggiunto ieri il dato sui prezzi alla produzione in Cina, saliti del 3,3% anno su anno, terzo rialzo consecutivo e maggior incremento dal 2011, per effetto principalmente delle materie prime.
Quindi la Cina, principale fonte di deflazione degli ultimi anni, sta iniziando a esportare inflazione, un trend destinato a rafforzarsi se le politiche del presidente Usa, Donald Trump, effettivamente rallenteranno ulteriormente i processi di delocalizzazione. “La nostra conclusione è che il rialzo dei tassi a lunga e l’aumento della pendenza della curva sono fenomeni destinati a proseguire”, prevedono gli analisti di Equita.
Ciò significa, in termini di titoli azionari, che “aumenta l’appeal delle assicurazioni e si riduce quello delle società interest sensitive”. In particolare, per le banche italiane una curva più ripida ha un beneficio limitato sul margine di interesse: +0,6% con un +50bps sui tassi decennali, mentre avrebbe un enorme beneficio l’aumento dei tassi a breve che però per ora non si vede.
FONTE: Milano Finanza
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