Non è forse il contratto della svolta quello siglato ieri da Ania e da Fisac Cgil, First Cisl, Uilca, Fna e Snfia, ma è sicuramente un accordo che ha una forte valenza sociale, una logica inclusiva e valorizza l’area contrattuale. Sicuramente le novità apportate sono finalizzate a rendere questo contratto coerente con i profondi cambiamenti che attraversano il settore e a garantire occupazione, oltre che a coniugare le nuove esigenze delle imprese con quelle dei 48mila lavoratori. In una nota unitaria i sindacati esprimono molta soddisfazione per il risultato raggiunto che evita qualsiasi destrutturazione del contratto collettivo nazionale e ne conferma invece la centralità.
Il contratto, scaduto a giugno del 2013, sarà valido fino al 31 dicembre del 2019. Con riferimento alla parte economica si pone ai livelli più alti degli ultimi rinnovi contrattuali nazionali, con un incremento pari a 103 euro mensili, con pagamento degli arretrati e con un cospicuo incremento dei lavoratori del call center. Per gli arretrati, in particolare, il 2013 e il 2014 vengono liquidati con una una tantum di 400 euro lordi per il quarto livello settima classe. Dal gennaio 2015 invece gli arretrati vengono pagati mettendoli in tabella e questo significa altri 720 euro. Nel complesso si arriva quindi ad oltre 1.100 euro di arretrati. A regime, a fine 2019, invece l’aumento sarà di 103 euro, una cifra che corrisponde a quasi il 5% di aumento. Senza la previsione di conguagli.
Entrando nel merito delle principali parti di cui si compone questo contratto, per l’area contrattuale è stato definito un rafforzamento e un’estensione a tutti i lavoratori, anche di società non di proprietà di gruppi assicurativi che svolgono attività legate al settore. Nell’intesa è compresa anche una dichiarazione dalla forte valenza politica con cui le imprese riconoscono il ruolo centrale e prioritario di questo contratto, anche per evitare le forme di dumping che i sindacati hanno denunciato in più occasioni in passato. È stato inoltre previsto un percorso che ha l’obiettivo di includere il contratto nazionale Aisa e il contratto di Alleanza, che pure mantengono le loro specificità, nel contratto Ania. Questo significa che il nuovo contratto si propone di governare l’intera filiera produttiva con una logica inclusiva e introducendo maggiori garanzie. Come è accaduto soprattutto per i call center. Riconosciute le importanti competenze raggiunge dai lavoratori che sono sempre stati disciplinati dal punto di vista economico e normativo nella parte terza, con questo rinnovo è stata condivisa la volontà di portare nella parte prima anche i lavoratori dei call center, ferme restando le specificità del loro lavoro.
Sull’orario di lavoro, la cui discussione è stata motivo di forti tensioni, si è mantenuta a livello nazionale la distribuzione dell’orario di lavoro di 37 ore con una mediazione sul tema del venerdì pomeriggio. Qualora si dovessero verificare specifiche esigenze da parte delle aziende per il lavoro di venerdì pomeriggio è previsto un momento di confronto tra azienda e sindacati per raggiungere un’intesa. Qualora non si dovesse raggiungere si prevede l’esigibilità per le imprese che consentirà di portare avanti l’operatività. Infine è stato istituito un ammortizzatore sociale importante per i lavoratori delle imprese poste in liquidazione coatta.
FONTE: Il Sole 24 Ore
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