Troppo tempo in ufficio non fa bene ai risultati operativi, meglio una “settimana cortissima” di sole 25 ore. Una ricerca giapponese dimostra che dopo 40 ore lavorate le funzioni cognitive scendono al livello di un disoccupato.
LONDRA – Altro che settimana corta: è una settimana cortissima, diciamo pure dimezzata, il modo migliore per rendere il massimo sul lavoro, perlomeno per chi ha dai 40 anni in su. Lavorare molto, a quanto pare, non fa bene ai risultati operativi: il miglior rendimento, per i lavoratori quarantenni e oltre, si ottiene lavorando l’equivalente di un part-time. Una settimana di 25 ore lavorative, l’equivalente di tre giorni feriali su cinque.
Lo afferma una ricerca condotta in Giappone, analizzando un campione di 3 mila uomini e 3500 donne al di sopra dei 40 anni in Australia. Ai partecipanti all’esperimento, di cui riferisce stamane il Times di Londra, è stato chiesto di svolgere una serie di test sotto pressione. Quelli che hanno lavorato 25 ore alla settimana hanno ottenuto il punteggio più alto. Quelli che non hanno lavorato per niente, ovvero i disoccupati, hanno ottenuto punteggi dal 15 al 25 per cento più bassi. Quelli che hanno lavorato 40 ore alla settimana, l’orario tipico “dalle 9 alle 5”, hanno ottenuto un punteggio leggermente più basso. E quelli che hanno lavorato più di 40 ore alla settimana hanno ottenuto un punteggio peggiore di quello dei disoccupati.
In altre parole, non lavorare o lavorare troppo fa male al cervello. “Le prestazioni cognitive risultano inferiori”, afferma il professor Colin McKenzie, docente di economia alla Keio University. “Il lavoro può essere una spada a doppio taglio, perché da un lato stimola l’attività cerebrale, ma al tempo stesso può causare fatica e stress, che potenzialmente fanno peggiorare le funzioni cognitive. E il livello di stimolazione intellettuale sembra dipendere dalla quantità di ore lavorate, particolarmente per persone di mezza età o età avanzata”. Dopo i 40 anni, è la sua tesi, la quantità più indicata per mantenere il massimo delle capacità conoscitive sarebbe quella di un lavoro part-time: 25 ore ossia tre giorni alla settimana.
I risultati dello studio confermano un rapporto analogo condotto in Inghilterra dal 1985 in poi su 10 mila impiegati statali di mezza età, da cui emergeva che chi lavorava 55 ore alla settimana aveva un rendimento peggiore di chi ne lavorava 40. Ma altri esperti osservano che l’indicazione è soltanto parziale e bisogna tenere conto del tipo di mansioni e di lavoro.
FONTE: la Repubblica
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