Whistleblowing: un impegno comune per recepire e applicare la Direttiva europea. Importante tutelare anche chi sta attorno ai segnalanti, e cioè i media e la società civile. La legge è importante, ma serve uno sforzo per educare sul ruolo determinante esercitato da chi segnala condotte illecite.
Al via la prima tavola di confronto multistakeholder organizzata da The Good Lobby sul recepimento della direttiva per proteggere chi segnala illeciti sul lavoro
Si è tenuta la scorsa settimana la prima tavola di confronto dedicata al recepimento della direttiva sulla protezione delle persone che segnalano violazioni di leggi dell’Unione (2019/1937/UE) organizzata dall’associazione The Good Lobby con Pro Bono Italia e ospitata dallo studio legale Legance nella sua sede romana. All’incontro erano presenti i principali stakeholder attivi sul tema del whistleblowing, con l’obiettivo di condividere con Governo e Parlamento le loro posizioni sugli elementi di novità e le priorità che la nuova legge di recepimento dovrà contenere, anticipando così le prossime audizioni parlamentari in materia. La direttiva, che supera in molte previsioni la legislazione italiana corrente (l. 179/2017), è stata approvata dal Consiglio dell’Unione Europea e dal Parlamento il 23 ottobre 2019 e dovrà essere recepita dagli Stati membri, Italia compresa, entro dicembre 2021.
The Good Lobby ha organizzato questo momento di confronto perché ritiene fondamentale avviare da subito un dialogo aperto sul tema, attraverso una discussione trasparente e partecipata in grado di coinvolgere più voci, fra cui quelle della società civile. Il recepimento è infatti un’occasione unica per migliorare la legge italiana in molti punti essenziali.
Alla tavola rotonda hanno partecipato: Francesca Businarolo (Presidente
Commissione Giustizia della Camera); Franco Mirabelli (membro Commissione Giustizia del Senato); Maria Casola (Capo del Dipartimento per gli affari di giustizia del Ministero della Giustizia); Nicoletta Parisi consigliera di Anac; Priscilla Robledo e Federico Anghelé di The Good Lobby; Alessia Bausano (Confindustria); Giorgio Fraschini (Transparency International Italia); Yvette Agostini (Hermes center for digital human rights); Gustavo Piga (Università di Roma TorVergata); Alberto Maggi (managing partner dello studio Legance Avvocati Associati; Tom Mueller (giornalista statunitense autore del libro Crisis of conscience uscito a ottobre 2019) e Giovanni Carotenuto, presidente dell’Associazione di studi legali Pro Bono Italia. Non erano invece presenti CGIL, CISL, UIL e FABI, nonché il Ministero del lavoro che hanno declinato l’invito.
Secondo Priscilla Robledo di The Good Lobby, “la direttiva offre degli standard minimi di protezione comuni a tutta l’Unione; per alcuni Stati si tratterà di introdurre ex novo una legge, ma per l’Italia è un’occasione d’oro per migliorare l’attuale legislazione sul whistleblowing. E’ per questo motivo che abbiamo voluto iniziare fin da subito a lavorare sul testo.” Federico Anghelé di The Good Lobby ha affermato che “il whistleblower è un fondamentale presidio di legalità sul posto di lavoro ma anche un caposaldo della democrazia, che egli difende dal manifestarsi condotte illecite”.
La consigliera di ANAC Nicoletta Parisi, ha evidenziato alcune criticità emerse dall’applicazione della legge 179. Tra esse, la necessità di un miglior coordinamento tra le istituzioni che si occupano di whistleblowing, la previsione di incentivi di tipo reputazionale a favore dei whistleblower, la difficile applicazione della legge quando la segnalazione evidenzia solo il rischio di condotte di disvalore giuridico e non anche la loro commissione, la carenza di “accompagnamento” del segnalante lungo l’intero processo che lo coinvolge e l’importanza del monitoraggio da parte delle istituzioni preposte all’istituto a fini di una migliore applicazione della legge stessa.
Alberto Maggi, managing partner di Legance, ha sottolineato l’opportunità, in considerazione della complessità della materia e della necessità di perseguire obiettivi di lungo termine in un’ottica di diffusione di una cultura di prevenzione, di adottare ove possibile un approccio graduale che poggi su un solido sistema di interazione e confronto tra i soggetti a vario titolo coinvolti e di meticolosa raccolta dati. Ha anche rilevato l’importanza della formazione, del supporto al segnalante e del presidio rigoroso dell’anonimato come fattori chiave per il conseguimento degli obiettivi della direttiva.
Anche Gustavo Piga dell’Università di Roma Tor Vergata, ritiene che l’intervento normativo debba affiancarsi a politiche educative, di promozione culturale e sociale per rendere lo strumento del whistleblowing realmente efficace.
Per Alessia Bausano di Confindustria è fondamentale incoraggiare concretamente l’utilizzo degli strumenti interni di denuncia prima di ricorrere a quelli esterni e stabilire sanzioni efficaci per dissuadere il segnalante da divulgazioni false, soprattutto attraverso i mezzi di informazione. Sugli obblighi per il settore privato auspica che non vengano imposti alle imprese con meno di 50 dipendenti, ma eventualmente solo incentivi per l’adeguamento volontario.
Giorgio Fraschini di Transparency International ritiene che la trasposizione della Direttiva sia un’opportunità per rispondere ad alcune criticità e mancanze della legge 179/2017. Auspica una particolare attenzione affinché sia tutelata la riservatezza dei whistleblower, un’estensione delle protezioni, una miglior definizione dei requisiti oggettivi e soggettivi e, non da ultima, la previsione di sanzioni efficaci e proporzionate in caso di violazioni di tutte le parti coinvolte.
Yvette Agostini di Hermes Center auspica l’adozione di strumenti informatizzati a sorgente aperta in grado di tutelare i livelli di riservatezza connessi con la raccolta e il trattamento delle segnalazioni, anche anonime. L’adozione del software libero rispetta inoltre la regola sul riuso del software nella Pubblica amministrazione e consente di conseguire minori costi di implementazione.
Secondo Tom Mueller, “negli Stati Uniti si parla del rapporto tra whistleblower e giornalista d’inchiesta già da più di mezzo secolo. Eppure rimane una ‘partnership’ delicata, spesso presa di mira sia dai governi che dalle aziende. A maggior ragione, sono contento che si cominci ora in Italia ad esaminare questa dinamica, così essenziale per una stampa libera ed un pubblico ben informato.”
Francesca Businarolo (Camera dei Deputati) ha dichiarato “che il percorso per l’approvazione della legge italiana è stato positivo e ha menzionato il fondamentale appoggio di Anac e del suo ex presidente Cantone nel corso dei lavori”. Ha espresso soddisfazione per la legge italiana, ma altrettanta per i contenuti della direttiva, che ha giudicato molto positivi e inclusivi.
Franco Mirabelli (Senato) ha dichiarato che “corruzione e reati contro la pubblica amministrazione vanno contrastati prima di tutto con la prevenzione e il whistleblowing è uno strumento in questa chiave importante.”
Il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha voluto inviare un suo messaggio esprimendo “apprezzamento per eventi, quale quello odierno che, attraverso il dialogo e l’ascolto di tutti gli stakeholder e dei rappresentanti della società civile, possono contribuire a raggiungere efficaci risultati regolativi, di sintesi ed equilibrio.”
Secondo Giovanni Carotenuto di Pro Bono Italia, “è fondamentale stimolare per tempo un dialogo serio e competente tra le istituzioni, le professioni e, in più in generale, la società civile organizzata per giungere alla formulazione di una normativa che segni un reale cambio di passo nell’approccio stesso alla partecipazione – da parte dei soggetti interessati – alla vita di società, enti ed organizzazioni di appartenenza. È, peraltro, pienamente in linea con il nostro scopo di promuovere il volontariato professionale in Italia, per la realizzazione concreta della funzione sociale dell’avvocatura.”
Molte sono state le voci che si sono levate a favore di un cambiamento culturale, e non solo legislativo. Tutti i presenti hanno insistito sull’importanza della formazione: sia dei cittadini e lavoratori segnalanti, sia di chi riceve la segnalazione e deve indagarla guadagnandosi la fiducia del segnalante. Solo con una buona dose di fiducia nello strumento, esso può essere veramente efficace. I presenti hanno convenuto che la legge italiana è comunque una buona base di partenza, soprattutto alla luce del fatto che due terzi dei Paesi europei non hanno alcuna legislazione in materia. The Good Lobby, con il fondamentale aiuto di Pro Bono Italia, continuerà a presidiare i lavori di recepimento mediante il confronto costante e il coinvolgimento attivo di tutti gli stakeholder coinvolti.
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