L’evoluzione regolamentare, il processo di digitalizzazione che sta trasformando lo scenario economico e sociale, la crescente affermazione dell’Insurtech che favorisce la disintermediazione del mercato, i progressi scientifici che concorrono all’incremento delle prospettive di vita e i cambiamenti climatici che aumentano i grandi rischi legati agli eventi naturali sono tra i principali fattori di cambiamento del mondo assicurativo. È quanto emerso dal convegno annuale di AIBA, dal titolo “Rivoluzione? Evoluzione!”, svoltosi oggi a Roma.
Nel corso del suo intervento il Presidente dell’Associazione Italiana Brokers di Assicurazioni e Riassicurazioni, Luca Franzi de Luca, ha descritto a grandi linee l’evoluzione di un mercato assicurativo sempre più complesso: “Da un lato la crescente incidenza dei cambiamenti climatici, la digitalizzazione dei processi e dei servizi nonché, il progresso scientifico in termini generali, determinano il deciso aumento dei rischi da tenere sotto controllo, dall’altro lato il mercato si muove verso una graduale disintermediazione e un ampliamento dei canali di distribuzione. A questo si aggiungono le normative italiane ed europee che non semplificano la vita degli intermediari professionali, vista la mole di obblighi di compliance e incombenze burocratiche cui devono sottostare, senza peraltro che i consumatori ne abbiano diretti e immediati benefici”.
La digitalizzazione è un processo globale che genera un continuo miglioramento delle performance, ma cambia i termini di comunicazione tra assicuratori e clienti, favorendo l’ingresso nel mercato di nuovi competitor. Colossi del web come Google, Amazon e Apple stanno prendendo le misure al settore assicurativo e potrebbero presto diventare un canale distributivo dalle potenzialità dirompenti. “La IDD – ha aggiunto Franzi – ha ampliato il perimetro dei soggetti normati con l’intento di comprendere tutti coloro che distribuiscono prodotti assicurativi, spostando i termini della competizione non più tra differenti operatori, ma sulle capacità professionali degli intermediari nel fornire consulenza personalizzata ai clienti. Oggi i broker devono adattarsi ai continui cambiamenti normativi e conoscere rischi fino a poco tempo fa sconosciuti. Automazione, processi organizzativi efficienti, piattaforme di supporto nell’analisi dei rischi, sono strumenti che possono sostenere la sfida competitiva delle organizzazioni di tutte le dimensioni. In termini generali, l’eccesso di offerta determinerà confusione tra i consumatori e in questo scenario il broker potrà far leva su quella consulenza strategica che lo differenzia rispetto alla platea di nuovi operatori, virtuali e non, che cresce a dismisura”.
RISCHI CLIMATICI: 148 EVENTI METEOROLOGICI ESTREMI NEL 2018 IN ITALIA
Gli eventi climatici estremi sono sempre più frequenti, comportano conseguenze economiche devastanti per un Paese fragile come il nostro. La Coldiretti ha stimato in 14 miliardi di euro i danni causati al settore agricolo dal cambiamento climatico negli ultimi 10 anni, mentre nel solo 2018 Legambiente ha contato 32 vittime dovute a 148 eventi meteorologici estremi (437 dal 2010 a oggi), tra allagamenti, trombe d’aria, frane ed esondazioni.
Nonostante il 78% delle abitazioni italiane siano esposte a un rischio medio-alto, ad essere assicurate sono solo una piccola parte non significativa. Tra aziende e società di servizi, circa 680.000 si trovano in zone a rischio climatico (dati Ispra), ma continua a essere poco sviluppata l’assicurazione danni indiretti – che garantisce la copertura dei costi fissi e della perdita di profitto nel periodo di fermo dell’attività – impattando in maniera significativa sulla capacità di sopravvivenza delle aziende.
Fino al 2009 le catastrofi naturali hanno avuto un costo medio annuo di circa 3,5 miliardi di euro, ma dal 2010 a oggi la spesa è decisamente aumentata, fino a toccare il tetto record dei 7 miliardi in un anno, attestando il nostro Paese al settimo posto della classifica mondiale stilata dalle Nazioni Unite sui danni economici causati dalle catastrofi naturali.
“La crescente frequenza e intensità degli eventi naturali provocati dal cambiamento climatico richiede al mercato assicurativo un adeguamento dei contratti alla situazione in evoluzione”, ha precisato il Presidente di AIBA. “Ma è altresì urgente un intervento delle Istituzioni per adottare misure di prevenzione che tengano conto del nuovo scenario. AIBA è disponibile a fornire il proprio contributo tecnico al fine di individuare soluzioni operative che possano favorire l’adozione di forme di protezione e prevenzione finalizzate alla mitigazione dei rischi”.
CYBER RISK: +38% L’INCREMENTO ANNUO DEGLI ATTACCHI IN ITALIA
Il 2018 è stato l’anno horribilis per la cyber security, considerato l’incremento (+38%) degli attacchi di grave entità registrati nel nostro Paese, per un totale di 1.152 attacchi gravi, circa 130 al mese, secondo l’ultimo Rapporto Clusit sulla sicurezza ICT.
Il 62% degli attacchi in Italia ha provocato danni superiori a 80.000 euro. Un valore sufficiente per mettere in ginocchio una qualunque PMI. Si stima in circa il 33% la percentuale di aziende italiane che hanno sottoscritto una polizza, completa o parziale, che copre i rischi cyber.
“Nell’epoca dell’Industry 4.0, non sempre le imprese prestano la dovuta attenzione ai benefici prospettici derivanti da una puntuale strategia di mitigazione dei rischi cyber”, ha spiegato Franzi. “Inoltre, l’offerta tradizionale reperibile sul mercato rischia di non essere sempre adeguata, per via della previsione di esclusione dei cyber risk dalle coperture property & casualty. Di contro, le coperture specifiche sui cyber risk, tendono a escludere le lesioni e i danni materiali. Quindi, servono nuove soluzioni “stand alone” per garantire la longevità delle aziende, ma è altrettanto fondamentale mantenere un attentissimo presidio su quelli che possono risultare essere i rischi non trasferiti al mercato assicurativo”.
Negli ultimi mesi sono aumentati gli attacchi alle Istituzioni del nostro Paese. A destare una certa apprensione sono le incursioni nei sistemi delle strutture sanitarie, raddoppiate in un solo anno. I furti di dati personali dei pazienti, cartelle cliniche comprese, sono considerati molto preziosi e facilmente monetizzabili.
A livello globale, il Data Breach Investigation Report di Verizon sostiene che il 15% dei data breach riguardino le organizzazioni sanitarie. La digitalizzazione ha aumentato in maniera esponenziale il volume e la velocità di generazione dei dati sanitari, facendo incrementare l’esposizione al rischio. A tale proposito desta preoccupazione il fatto che circa l’80% dei dati generati dal settore sanitario saranno in cloud entro il 2020.
“E’ importante considerare che il rischio cyber non risiede solo nel data breach. L’inarrestabile digitalizzazione del processo diagnostico e terapeutico pone in rilievo il grande problema della sicurezza dei pazienti”, afferma Franzi. “In ultimo, non sono da trascurare quelli che sono gli effetti del progresso sulla qualità della vita: l’Istat stima per il 2065 una vita media di 86,1 anni per gli uomini (80,6 anni, oggi) e 90,2 anni per le donne (85 anni oggi). L’invecchiamento della popolazione è una conquista importante, ma l’allungamento della vita media aumenta il rischio non autosufficienza”.
“Su questo argomento – conclude Franzi – e sulla vertiginosa crescita dei disturbi mentali che secondo l’OMS saranno la patologia più diffusa al mondo nel 2030, il mercato assicurativo deve fare profonde riflessioni”.
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