Il centro olandese Profundo ha analizzato il portafoglio delle 15 maggiori compagnie mondiali. Che durante la Conferenza del clima di Parigi si erano impegnate a disinvestire da settori con forte impatto ambientale. Undici sono ancora grandi azioniste di progetti inquinanti.
I cambiamenti climatici sono un costo per le compagnie assicurative. Nel solo 2016, hanno dovuto risarcire i danni causati dai disastri naturali, tra le conseguenze degli stravolgimenti del clima, per 50 miliardi di dollari, quasi il doppio del 2015. Per questo durante la Conferenza del clima di Parigi, del 2015 è stato unanime il coro di voci che si sarebbero impegnate a disinvestire da opere dal forte impatto ambientale. Operazione che si sarebbe dovuta concretizzare in due modi: rifiutandosi di offrire coperture assicurative oppure uscendo dal pacchetto azionario di industrie inquinanti. Gli investimenti, due anni dopo, restano ancora in gran parte nei combustibili fossili.
Lo dice il centro di ricerche olandese Profundo, organismo che si occupa di analisi finanziarie indipendenti: nel solo 2016, 11 sulle 15 agenzie assicurative più grandi del mondo hanno investito in impianti a combustibili fossili per un totale di 130 miliardi di dollari. Un miliardo finisce a sostegno dei progetti con il combustibile più inquinante che esista: il carbone. Lo studio di Profundo, intitolato Underwriting climate chaos, è stato rilanciato dal network di associazioni ambientaliste The Sunrise Project, gruppo che da anni monitora gli investimenti delle compagnie assicurative nel carbone.
FONTE: Il Fatto Quotidiano
Assicurazioni e clima
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