Luglio 1966, siamo nella rigogliosa campagna del nord veronese e il Marchese Alberino F. d. T. (sangue blu d.o.c.) scorrazza redini alla mano a bordo del suo calesse (una versione “snella” prodotta dalla Studebaker Brothers Manifacturing Company) che il capriccioso nobiluomo si è fatto importare direttamente dallo Stato dell’Indiana, a cui da velocità l’eleganza di un meraviglioso Bardigiano di cinque anni. Qualche metro più indietro segue un po’ ansimante ma pieno d’impeto un Dalmata che nei paraggi definiscono l’ombra a quattro zampe del Signor Marchese.
Alle 6 e mezzo di sera la temperatura è piacevole, del sole resta ormai solo il riflesso incandescente dietro il Monte Baldo la cui nettissima sagoma tinta di un color grigio topo, pare messa lì quasi rubata da un disegno di uno scolaretto di terza elementare. A bordo strada i braccianti dopo una pesante giornata di lavoro nei vigneti, stanchi ed affamati cercano le ultime energie per portare le loro stanche membra verso casa, dove li attende un tozzo di pane o una fetta di polenta con lardo, perché li gnocchi o la pasta col sugo di carne se li possono permettere solo a Pasqua e a Natale! Camminano, uno dietro l’altro senza dire una parola, come durante la processione domenicale. Stravolti dalla stanchezza, trascinano i piedi avvolti da malconce scarpe di crosta e stoffa ancora inzaccherate di terra umida. Un ciuffo di maglia scura affiora sopra le loro caviglie. Forse è ciò che resta di ruvidi calzari o semplici strofinacci avvolti ai piedi, per evitare l’insorgere di fastidiose piaghe. Qualcuno tiene stretto tra le labbra un sigaro spento. Altri masticano ciò che resta di uno sfilacciato ramoscello di legno dolciastro.
Alberino, che alle 5 ha sorseggiato the di Ceylon servito da un’impeccabile Lauretta, le cui generose forme per il servizio pomeridiano sono avvolte da una tunichetta di seta nera su cui risalta un grembiulino bianco di pizzo, ogni tanto stacca la sua mano sinistra dalla redine per smanacciarsi i folti capelli corvini svolazzanti nell’aria nonostante la massiccia dose di brillantina.
Il polveroso procedere dello spavaldo cavallerizzo, propina un ulteriore inutile disgrazia a quei poveracci che lì desidererebbero solo comminarci, possibilmente fiatando.
Mancano un paio di chilometri al paese e Folgore agilmente trotterellando trascina orgogliosamente il suo calesse con sovrastante elegante corpulento involucro di contenuto ematico bluastro. Falco, al contrario, impellicciato da un leggero manto maculato bianco e nero, arranca mostrando i primi segni di cedimento che mitigano l’eccitazione della preserale perlustrazione fuori porta.
Giuseppe R. che nei mercati rionali di provincia fa il venditore ambulante di maglieria con la sua Fiat Multipla color caffelatte, si è da poco allontanato da casa dirigendosi a valle per affari. Spera di non incrociare altri veicoli per non impolverare il suo mezzo che ha appena terminato di lucidare come nuovo. C’è quel freno di sinistra appena revisionato che ogni tanto si inceppa; in officina dal Sante gli hanno però detto che non c’è da preoccuparsi e che è tutto è nella normalità (1). Persiste però un certo timore di Giuseppe più che altro che sullo sterrato possa pericolosamente far derapare il mezzo… La sede stradale non è un granché, stretta per alcuni tratti, sconnessa e lordata dal passaggio di carrette ricolme di piangente uva appena raccolta, covoni di fieno o altri prodotti della terra. Disseminati qua e là sul selciato ci sono anche escrementi animali, maleodoranti, ma che certo non inquinano quanto le polveri sottili e le tracce di CO2 che le moderne nostre vie ci propinano quotidianamente.
(1) Su vertenze civili di natura contrattuale avrò modo di tediarvi in uno dei miei prossimi deliranti scritti…
È tardi per l’appuntamento; “el Bepi” sta tenendo un’andatura abbastanza sostenuta, circa 40 chilometri all’ora, fatale in quel punto perché nel culmine di una curva cieca trova dinnanzi a sé Folgore col suo prezioso carico umano appresso. Giuseppe frena bruscamente… d’istinto… ma la collisione è inevitabile! L’animale impatta paurosamente contro il “muso” della Fiat ferendosi gravemente; il calesse per il contraccolpo si rovescia sbalzando il Signor Marchese oltre la canaletta posta a bordo strada, mentre (2) una delle due ruote sfilatasi dall’asse, travolge Agostino G. di 31 anni che sta camminando sul ciglio. Quest’ultimo è padre premuroso di tre bimbi maschietti di 7, 5 e 2 anni e di due femminucce l’una di 4 anni ed Eleonora di soli 3 mesi. È anche un buon marito! Giuseppe scende dalla macchina con il viso intriso di sangue e frammenti di vetro. Non riesce nemmeno a rendersi conto di ciò che è accaduto e di lì a qualche secondo colto dal panico inizia a tremare e poi si accascia a terra svenuto.
(2) Dalla ricostruzione emergerà che Agostino non è stato travolto dalla FIAT, come in un primo momento si credeva, ma a copirlo è stata una ruota del calesse fuoriuscita dalla sua sede a causa del violento urto con l’autovettura.
Due giorni dopo in prima pagina del Giornale “Adige” edizione del lunedì del più blasonato quotidiano locale “L’Arena” appare un articolo su due colonne; eccone un estratto.
…in occasione dello spaventoso incidente stradale avvenuto appunto nei pressi di Valgatara, travolto dal calesse a bordo del quale viaggiava, violentemente sbalzato fuor strada a causa della collisione col furgone condotto dal R. Giuseppe, rimaneva gravemente ferito il Marchese Alberino F. d. T. residente a Marano di Valpolicella e Signore del luogo. Il Nobiluomo ha infatti riportato la lussazione della spalla e la frattura del gomito del braccio destro, nonché varie contusioni e abrasioni lacero-contuse su tutto il corpo. Assistito dalle amorevoli cure della Sorella Brunilde e da tutto il Personale medico e paramedico del Reparto di Traumatologia e Ortopedia è attualmente ricoverato presso l’Ospedale Civile Alessandri di Borgo Trento a Verona. Alcuni brandelli delle eleganti vesti del Marchese sono stati rinvenuti dalle Forze dell’Ordine intervenute sul luogo del tragico evento. Anche il quadrupede di proprietà del Marchese, stupendo esemplare
di Bardigiano di 5 anni, nell’impatto col pesante mezzo stradale non ha avuto miglior sorte riportando la frattura di entrambi gli arti anteriori, cosicché il Dottor Ruggero C. Ufficiale Responsabile della Guardia Veterinaria di Verona (Distaccamento di Marano di Valpolicella) ne ha disposto l’immediato abbattimento. Nell’incidente, travolto anch’egli dal veicolo a motore ormai fuori controllo da parte del proprio conducente, ha rischiato la vita un bracciante del posto, che a detta di alcuni testimoni oculari camminava sul bordo della strada. Trattasi di Agostino G. di anni 31 residente in località San Rocco. L’uomo ha riportato un grave trauma toracico, la frattura del femore sinistro e varie escoriazioni. A casa lo attendono la moglie Rosina C. e 5 figli di tenera età… Anche il conducente del mezzo Giuseppe R. ha riportato un forte trauma cranico e facciale oltre numerose ferite lacero-contuse guaribili in giorni 60.
Nel 1966 gli affari andavano abbastanza bene per Giuseppe R. espertissimo di doppi orli, rammendi, cerniere rinforzate, punto croce e punto riso. Faceva sacrifici ma di soldi ne guadagnava parecchi. Il suo grande amico Piero P., impiegato modello agli uffici dell’IGE, gli faceva sistematicamente la paternale, consigliandolo di pretendere pagamenti in contanti e diffidare sempre di proposte dilatorie.
Provo ad immaginare l’espressione del Bepi quella mattina alle 11 e 54 del 9 novembre 1967 quando il Giudice R. S. della Prima Sezione del Tribunale Civile di Verona ha pronunziato il dispositivo di sentenza a carico di R. Giuseppe in ordine all’obbligo di risarcire…
• Lire 1.150.000 per compensazione economica del deficit permanente (esiti invalidanti da infortunio) conseguente alle lesioni fisiche gravi riportate dal N.H. Signor F. d. T. Alberino e per la rifusione del pretium doloris dal medesimo patito… in seguito alle conseguenze dell’incidente stradale del…
• Lire 44.000 per la rifusione dei danni materiali ad indumenti e personali effetti di proprietà della vittima…
• Lire 550.000 quale valorizzazione stimata connessa al danneggiamento irreversibile di un calesse da passeggio di marca “Studebaker Brothers Manifacturing Company” di proprietà del NH…
• Lire 970.000 quale rifusione compensativa della perdita economica pari al valore di mercato di un quadrupede equino di razza bardigiana di anni 5 e dei costi per la effettuata soppressione dello stesso resasi necessaria in seguito alle ferite irreversibili subite in occasione del…
• Lire 300.000 per procurate lesioni gravi al Signor G. Agostino
• Lire 200.000 per commisurata rifusione a saldo dei mancati introiti del medesimo
Nelle pieghe del Codice Civile – che tra una puzzolente MS e una birretta di sottomarca – ho malvolentieri e frettolosamente studiacchiato verso fine 1975, c’è quel famigerato Articolo 2054 sul quale le mani le hanno messe a più riprese in molti e ancor oggi recita pressappoco così:
Dispositivo dell’art. 2054 Codice Civile
Il conducente di un veicolo senza guida di rotaie è obbligato a risarcire il danno prodotto a persone o a cose dalla circolazione del veicolo (1), se non prova di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno.
Nel caso di scontro tra veicoli si presume, fino a prova contraria, che ciascuno dei conducenti abbia concorso ugualmente a produrre il danno subito dai singoli veicoli (2) (3). Il proprietario del veicolo, o in sua vece, l’usufruttuario o l’acquirente con patto di riservato dominio [1523], è responsabile in solido col conducente, se non prova che la circolazione del veicolo è avvenuta contro la sua volontà (4).In ogni caso le persone indicate dai commi precedenti sono responsabili dei danni derivati da vizi di costruzione o da difetto di manutenzione del veicolo (5).
Con la… LEGGE 24 DICEMBRE 1969, N. 990 (Gazzetta Ufficiale del 3 gennaio 1969, n. 2) Assicurazione obbligatoria della responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore e dei natanti e per effetto dell’art. 354 del DLgs 209-2005 Codice delle assicurazioni private a decorrere dal 1.1.2006, rispetto allo stato dell’arte del lontano 1967 molte cose sono cambiate…
(1) Sussiste l’obbligo di assicurazione da responsabilità per danni da circolazione sia per i veicoli a motore senza guida di rotaie (art. 193 D.Lgs. 30 aprile 1992, n. 285, c.d. Codice della strada e art. 122 D.Lgs. 7 settembre 2005, n. 209, c.d. Codice delle assicurazioni private), sia per i natanti (art. 123 D.Lgs. 7 settembre 2005, n. 209, c.d. Codice delle assicurazioni private), sia per i ciclomotori e le macchine agricole (art. 12 D.Lgs. 30 aprile 1992, n. 285, c.d. Codice della Strada).
(2) La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità dell’articolo “limitatamente alla parte in cui nel caso di scontro tra veicoli esclude che la presunzione di egual concorso dei conducenti operi anche se uno dei veicoli non abbia riportato danni” (Corte Costituzionale, 29 dicembre 1972, n. 205).
(3) La norma opera anche se uno solo veicoli riporta lesioni ed implica che l’intero ammontare dei danni viene ripartito tra i conducenti.
(4) Il danneggiato, quindi, può scegliere di agire contro uno di tali soggetti o contro il proprietario (2055 C.C.). In ordine al contenuto della prova liberatoria la giurisprudenza è particolarmente esigente e richiede la dimostrazione che siano state concretamente adottati tutti mezzi necessari ad evitare la circolazione del veicolo.
(5) In caso di difetto di costruzione la responsabilità dei soggetti indicati da tale comma concorre con quella del costruttore, che risponde ai sensi dell’art. 2043 del C.C.
RATIO LEGIS
La ragione per la quale il legislatore considera l’ipotesi di danno derivante dalla circolazione di veicoli è che vede in essa esercizio di un’attività pericolosa: pertanto la norma costituisce applicazione particolare dei principi di cui all’art. 2050 del C.C.. Nello specifico, il conducente è responsabile a causa dell’uso del mezzo, quindi per colpa. Invece, la responsabilità del proprietario, così come quella dell’usufruttuario e dell’acquirente con patto di riservato dominio, sono poste a maggior tutela del danneggiato e dipendono da fatto altrui. Per quanto concerne l’ultimo comma, si tratta, anche qui, di una responsabilità oggettiva in ordine al vizio di costruzione e di una responsabilità colposa in ordine al difetto di manutenzione.
Infine, il concorso di colpa di cui al comma 2 si pone come espressione dell’art. 1227 C.C., in quanto ciascun conducente è considerato coautore del danno.
A quei tempi, di peggio non sarebbe potuto accadere al povero Giuseppe condannato, in assenza di assicurazione RCA perché di fatto non era ancora obbligatoria, a rifondere direttamente tutti i danni procurati ai suoi terzi. Pertanto fu costretto a vender casa, a racimolare il valore di quel che restava della Fiat Multipla, portare al monte dei pegni l’orologio Vetta automatico degli anni ’50 che aveva al polso e qualche altro modesto monile di minor pregio di famiglia. Per giunta la moglie che sino a quel momento era una casalinga diligente e perfetta madre di 2 vivaci mostriciattoli di 7 e 11 anni… è stata spedita a fare la “serva” presso una famiglia benestante di Marano di Valpolicella.
Ciò che sostiene oggi Alessandro però mio sconvolge. Di cognome fa R. e di mestiere il Commercialista. Un punto di vista molto critico il suo… ma essenzialmente lucido. Un’analisi impeccabile della disavventura capitata a metà dello scorso secolo ad un poveraccio che lavorava sodo, aveva quattro soldi ma poca cultura. Giuseppe R. era suo nonno! Ale è un brillante giovanotto che solitamente incontro alla Grotta dei Musicisti; qualche volta suoniamo assieme. Ma questa volta siamo in taverna da me e sorseggiamo un Ripasso del 2013, con grazia e rispetto… come regola impone… accompagnato con crostini ricolmi di lardo e soppressa. È accalorato, non per l’effetto dei fumi etilici, ma perché la cosa lo tocca da vicino. “Pensa…” mi sussurra con voce roca, quasi non voglia possa salire su per le scale, “pensa che quel caso fece specie in tutta la Valpolicella… e per un sacco di tempo! Ma allora erano tutti ignoranti e guai a mettersi contro i ricchi… E sai perché sono incazzato? Perché pare (anzi è certo…!) che il Marchese fosse sbronzo…! L’era completamente imbriago! E per questo la questione fu anche oggetto di un approfondito riesame da parte del Dottor…
Scusate… squilla il telefono… devo rispondere…
Alla prossima.
Ciao, dal vostro “faccia di tola…” che sinceramente non so come si dica nel vostro dialetto!
Buon 2017 a Tutti!
Francesco Di Prisco – Kiko
0 Comments
Leave A Comment