Recentemente mi hanno molto stupito e colpito le dure critiche all’Avvocatura espresse dal Presidente di ANM, Dott. Piercamillo Davigo, durante il Congresso di Magistratura Democratica.Egli ha invocato la necessità di introdurre il numero chiuso nelle facoltà di giurisprudenza per ridurre il numero degli avvocati, affermando che in Italia si registra “il numero dei processi più alto in Europa” e che, pertanto, “se dimezziamo il numero dei processi, che può avvenire con una depenalizzazione più accorta di quelle che sono state fatte finora, dimezziamo anche il reddito degli avvocati perciò prima bisogna ridurne il numero”.
Francamente un intervento estremamente duro, direi anzi eccessivo nei toni e nei contenuti.
Sembra quasi che covi un rancore, una profonda avversione nei confronti della categoria forense che, invece, riveste un ruolo estremamente importante nella giurisdizione, a tacere dell’espressa previsione costituzionale.
Egli ritiene che esista un rapporto tra cattiva giustizia ed elevato numero di legali, affermazione evidente nella sua banalità.
Una disamina più approfondita porta invece a considerare necessariamente quale grave problema la pessima organizzazione della giustizia specie in termini di lentezza delle cause.
E’ all’ordine del giorno assistere a rinvii delle udienze di mesi e talvolta di anni, il che non fa che creare arretrati.
Per non parlare del ritardo nel deposito delle sentenze che spesso evidenziano una lettura approssimativa degli atti di causa.
Situazioni che sono proprio gli avvocati e le parti a subire sulla propria pelle.
Ed ancora, non bisogna dimenticare il costante proliferare di nuove procedure – che apparentemente dovrebbero snellire le cause ma che di fatto le appesantiscono – nonché di prassi giurisprudenziali diverse da un luogo all’altro tali da incrementare la litigiosità.
Sarebbe, dunque, preferibile ed anche più proficua una riflessione più meditata su quelli che sono i veri problemi della giustizia nel nostro Paese e sulle relative cause, evitando analisi superficiali sul tema e tentando, innanzitutto, di risolvere le criticità della magistratura.
Caro Presidente, è con una maggiore disponibilità al confronto tra magistratura ed avvocatura e con una maggiore autocritica che si può, dunque, tentare di superare concretamente i problemi della giustizia italiana e non dimezzando il numero dei legali: soltanto quando tutti gli ingranaggi saranno ben collegati potrà aversi un autentico miglioramento del sistema.
Avv. Gian Carlo Soave.
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