“Nel circo della strada puoi piangere e far piangere. Pensaci, in un anno 3.860 morti per incidenti stradali”, questo il messaggio utilizzato per richiamare gli automobilisti a un senso di responsabilità che, nelle intenzioni di Toscani, vorrebbe indurre a una riflessione profonda su come determinate condotte di guida possano causare dolori a se stessi e agli altri.
Lo spot tv può essere visionato qui
Chiara la motivazione, come dichiarato da Aldo Minucci, Presidente dell’ANIA “Le strade italiane sono fra le più pericolose d’Europa e gli incidenti stradali nel nostro Paese continuano a rappresentare un’emergenza sociale. Con questa nuova campagna vogliamo far capire che, sulla strada, una guida irresponsabile può avere conseguenze drammatiche”
Altrettanto chiara e indiscutibile anche l’importanza del tema sul quale è giusto che il settore assicurativo tutto investa risorse e denaro. Massimo plauso a Fondazione ANIA da questo punto di vista.
Ma il dubbio rimane ed è grosso, può una comunicazione del genere, i cui toni si muovono tra il grottesco e lo scioccante – come nella migliore tradizione di Toscani – impattare realmente sui comportamenti degli italiani?
Un conto è scolpire nella testa degli italiani una marca di abbigliamento associandone il brand a immagini ora scioccanti e ora progressiste, tutt’altra faccenda è parlare alle coscienze innescando un cambiamento che è innanzitutto culturale.
Senza contare che ormai, nell’era dei social network, il destinatario del messaggio difficilmente accetta una comunicazione che non lo coinvolge e non gli attribuisce un ruolo attivo. Certo una buona campagna sui social network potrebbe agevolmente raccogliere qualche migliaia di “Like”, di “Retweet” e di condivisioni di vario genere ma… alla fine cosa resterà di questo messaggio? Poco a parere di chi scrive.
Eppure il tema, con 3.860 morti e 900mila feriti 100mila dei quali hanno riportato invalidità permanenti gravi nell’ultimo anno, meriterebbe di puntare sulla qualità del messaggio che veicola anziché sulla mera notorietà del nome del creativo. Insomma si ripropone una vecchia ricetta di successo ma totalmente fuori contesto