Con sentenza n. 64/2019, il Giudice di Pace di Alessandria ha affermato che, ai sensi dell’art. 142 C.D.S., le apparecchiature per rilevare la velocità devono essere omologate nel rispetto della procedura ex art. 192 Regolamento di esecuzione e di attuazione del Codice della Strada.
Nel caso in oggetto, un automobilista aveva presentato ricorso contro il verbale elevato nei suoi confronti dai Vigili per eccesso di velocità, a suo dire rilevata con autovelox non omologato ma approvato con determinazione dirigenziale dal MIT anziché dal MISE.
L’Amministrazione si difende producendo i “decreti di approvazione” del dispositivo utilizzato per il rilievo, emessi dall’autorità competente, sostenendo che non vi sia differenza tra procedura di omologazione e di approvazione.
Il Giudice di Pace ritiene fondata l’opposizione dell’automobilista e richiama l’art. 142 comma 6 C.D.S. che recita: “Per le determinazione dell’osservanza dei limiti di velocità sono considerate fonti di prova le risultanze di apparecchiature debitamente omologateanche per il calcolo della velocità media“.
La procedura di omologazione è, dunque, diversa da quella dell’approvazione.
L’una è volta ad accertare la rispondenza e l’efficacia dell’oggetto alle prescrizioni ex art. 192 Reg. C.D.S. ed affidata all’Ispettorato generale per la circolazione e la sicurezza stradale del Ministero dei lavori pubblica; l’altra ricorre qualora la richiesta riguardi elementi per i quali l’art. 192 comma 3 Reg. C.D.S non stabilisce le caratteristiche fondamentali o particolari prescrizioni.
Ne consegue che le apparecchiature di rilevamento della velocità debbano essere omologate (art. 192 C.D.S.) e che ogni altra procedura, difforme allo schema previsto dalla legge per tali apparecchiature, deve ritenersi illegittima poiché non idonea a conferire certezza ai rilevamenti.
Avv. Gian Carlo Soave.
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