Rapporto 2024. Rischi da catastrofi naturali e di sostenibilità - Il Broker.it

Rapporto 2024. Rischi da catastrofi naturali e di sostenibilità

Rapporto 2024. Rischi da catastrofi naturali e di sostenibilità

Dal 2022 IVASS conduce un monitoraggio annuale sui rischi da catastrofi naturali e di sostenibilità che coinvolge tutte le imprese del mercato assicurativo italiano.

Oggi viene pubblicato il 2° Report (il 1° Report è stato pubblicato ad ottobre 2023 e la scorsa settimana IVASS ha avviato l’indagine per il 3° monitoraggio su base annuale).

L’indagine si compone di una sezione quantitativa (i dati del 2° Report sono riferiti al 31 dicembre 2022) e una qualitativa (dati aggiornati al 2023), finalizzate a monitorare i rischi fisici da catastrofi naturali (connessi ad eventi di natura climatica e ad eventi sismici) e i rischi di transizione (rischio di perdita finanziaria dovuto al processo di transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio). L’indagine raccoglie informazioni sui rischi di sostenibilità (ESG) del settore assicurativo.

Obiettivo del monitoraggio è contribuire a una migliore comprensione:

  1. delle possibili implicazioni dei rischi fisici e di transizione sulla stabilità finanziaria del settore assicurativo
  2. del ruolo delle assicurazioni nel favorire la riduzione del gap di protezione e la transizione verso un’economia sostenibile.

Il 2° Report conferma una situazione di mercato disomogenea quanto a consapevolezza, preparazione e contribuzione delle compagnie a una transizione equa e sostenibile. In particolare, le compagnie più grandi dichiarano di avere adottato (o avviato) gran parte delle attività necessarie a una piena integrazione dei fattori ESG, mentre le compagnie di piccola e media dimensione sono ancora indietro.

Di seguito:

Migliora la qualità dei dati trasmessi dalle imprese e diminuisce la percentuale di imprese che fanno ricorso a stime per fornire i dati disaggregati per rischio climatico dal 72% nel 2021 al 57% nel 2022. Tuttavia, le compagnie incontrano ancora difficoltà nel reperire informazioni e dati in materia di investimenti e di sottoscrizione dei rischi di sostenibilità.

Sul piano della governance e della gestione dei rischi di sostenibilità il Report evidenzia che il 77% delle imprese ha segnalato di aver integrato i fattori ESG nelle proprie strategie o di averne pianificato l’adozione (13%). Il 72% delle assicurazioni danni considera i rischi ESG significativi per le politiche di sottoscrizione nei prossimi 5-10 anni.

Cresce la sottoscrizione dei rischi: a fine 2022 i premi lordi per le coperture assicurative dei rischi da catastrofi naturali sono il 6,6% del totale raccolta danni (6% nel 2021). L’86% di questi premi, pari a circa 2,12 miliardi, riguarda la copertura da eventi climatici (in aumento del 16% rispetto al 2021).

Tra i rischi climatici, la maggior parte delle coperture riguarda il rischio grandine (65%), seguono tempeste e inondazioni.

Per i rischi da terremoto sono stati raccolti premi per 336 milioni di euro (276 milioni di euro nel 2021) con un incremento del 22% rispetto al 2021.

La quasi totalità della raccolta premi per rischi catastrofali proviene dalle polizze “incendio e altri danni ai beni” e “altre assicurazioni auto” (non RC Auto).

Quanto a sostenibilità degli investimenti e esposizione ai rischi di transizione e impronta carbonica: gran parte delle imprese italiane riferisce di aver adottato una politica di investimenti sostenibili.

Le compagnie investono 60 miliardi di euro, circa il 6% del totale, in settori di attività economica esposti al rischio di transizione. Gli investimenti nel settore dei combustibili fossili sono stimabili tra 5 e 14 miliardi di euro e il valore medio delle emissioni carboniche finanziate dalle compagnie assicurative attraverso i loro investimenti è di circa 427 tonnellate di CO2 equivalenti per milione di euro di investimento.

Tra il 2021 e il 2022 è cresciuto (da 46 e 53) sia il numero di compagnie che hanno in portafoglio obbligazioni verdi certificate emesse dal settore privato, sia la quota del valore di tali obbligazioni rispetto al totale delle obbligazioni corporate negli investimenti (dal 4,7% a poco più del 5%).

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