Con sentenza n. 29002/2021, la Cassazione ha stabilito che al ginecologo è richiesta una diligenza superiore se il caso specifico richiede esami diagnostici più approfonditi e se si rischia di arrecare danno alla madre.
Nel caso in esame, i genitori di una bambina chiedevano il risarcimento dei danni subiti da loro figlia – nata con malformazioni cardiache e alle dita tali da impedirle di condurre una vita normale -per non avere il ginecologo effettuato gli approfondimenti morfologici necessari durante la gravidanza, impedendo così alla coppia di optare per l’interruzione della stessa.
In primo grado la domanda veniva accolta, mentre in secondo grado i danni alla minore venivano esclusi in quanto la stessa non poteva considerarsi come titolare di un “diritto a non nascere”.
Il ginecologo ricorre in Cassazione lamentando che la Corte d’Appello abbia errato nella valutazione degli esami diagnostici e del grado di diligenza richiesto a un professionista, abbia errato nel considerare le malattie da cui era affetta la bambina, la volontà della donna d’interrompere la gravidanza e la prova di tale decisione. Inoltre, ritiene nulla la sentenza per motivazione apparente a causa dell’errore della Corte di merito nel quantificare i danni.
Gli Ermellini rigettano il ricorso: la Corte di Appello ha correttamente rilevato una carenza di diligenza e perizia in capo al ginecologo, il quale avrebbe dovuto valutare con maggiore attenzione gli esami ecografici; inoltre ha accertato che la bambina fosse affetta da malformazioni cardiache e alle dita. Accertamento insindacabile in sede di legittimità.
Infondata la doglianza del ricorrente circa l’errata percezione della volontà della madre a interrompere la gravidanza, in quanto accertamento riservato al giudice di merito. Infondata, altresì, la contestazione di una “duplicazione risarcitoria” senza spiegarne le ragioni.
La Suprema Corte conferma, pertanto, la pronuncia della Corte di Appello secondo la quale il ginecologo specialista è tenuto ad un livello di diligenza e perizia superiore a quello proprio della professione medica, con conseguente riconoscimento ai genitori dei danni subiti.
Avv. Gian Carlo Soave.
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