Cui prodest? Considerazioni a margine su POG e dintorni - Alfredo Marchelli - Il Broker.it

Cui prodest? Considerazioni a margine su POG e dintorni – Alfredo Marchelli

L’entrata in vigore dal 1° aprile scorso (a volte gli automatismi delle regole burocratiche possono portare a cadenze temporali che sanno della burla) del provvedimento Ivass n. 97 del 04.08.20 nonché del regolamento n. 45 del 04.08.20, al di là di qualunque considerazione sulla pessima italica prassi del golden plating nell’adozione delle norme comunitarie (nel caso specifico la direttiva 2016/97/UE meglio nota come IDD e successive integrazioni), può fare sorgere spontaneamente una domanda innocente: ma finora come e con chi si sono assicurati gli estensori di queste norme? In effetti sembra di capire che il mercato dei fornitori d’assicurazione (imprese, agenti, broker e loro collaboratori – parlare di distributori in ambito assicurativo mi sembra improprio; si distribuisce la posta, non le polizze d’assicurazione!) sia stato finora composto da squali famelici alla testa di orde d’altrettanto famelici piranha preoccupati essenzialmente di spolpare una clientela assolutamente ignara ed acquiescente.

Lasciando per il momento fuori dell’uscio il facile sarcasmo, nel concreto si sta realizzando nel mondo dell’assicurazione una situazione di sovraccarico cognitivo[1] tale da rendere sempre meno agevole – e produttivo di risultati concreti – il lavoro sia al fornitore di servizi assicurativi sia al potenziale utilizzatore/acquirente. Se si pensa al numero di disposizioni che si sono sovrapposte nel tempo, si è colti da un senso di smarrimento e si insinua il dubbio: ma finora gli intermediari assicurativi hanno sempre sbagliato tutto?

Ma a questo punto, lasciando ad altri più usi di me a destreggiarsi nei meandri della normativa il compito – improbo – della disamina critica della stessa, vorrei tentare di sintetizzare il problema in termini realistici per il settore assicurativo. Ritengo che questa premessa sia fondamentale. Oramai da più parti si sottolinea come la IDD ed i regolamenti applicativi abbiano concluso un processo di progressiva mifidizzazione della normativa del settore assicurativo; operazione condotta in termini manichei e senza tenere conto della sostanziale differenza esistente tra settore assicurativo (per lo meno nell’area danni) e settore finanziario. Nel settore finanziario rischia l’investitore (quindi il destinatario/utilizzatore del servizio, indipendentemente dal fatto che sia un investitore business o retail); nel settore assicurativo è l’assicuratore che rischia; non per nulla tra le nome di Solvency figura anche quella legata al rischio di sottoscrizione (per l’impresa). Quindi per l’utente d’assicurazione (a prescindere da IPIB e prodotti assicurativi vita definiti complessi) il vero rischio è quello d’aver sottoscritto (o per meglio dire che gli sia stata proposta) una polizza non adeguata alla sua situazione di rischio e non coerente con il suo atteggiamento al rischio (per non volerlo chiamare con il bruttissimo termine anglosassone di risk appetite).

Anche questo ovviamente è un rischio (insisto qui: rischio non nei termini intesi dall’assicuratore, ma più genericamente come eventualità che si verifichi un danno, nel caso sotto forma d’una scelta impropria) per cui nell’ottica della tutela del consumatore (ma sarebbe meglio dire dell’assicurato per non confondere figure che possono avere dignità e trattamento diversi) è giusto che la politica ed i regolatori se ne preoccupino. Ma siamo sicuri d’essere sulla strada corretta? Soprattutto cui prodest questo proliferare di norme a volte iterative che spesso si soffermano su aspetti decisamente secondari nell’ottica della stipula d’una polizza adeguata (la dimensione dei caratteri, il fatto che i colori non confondano il lettore nel caso sia presentata una fotocopia in bianco e nero, eccetera), ma che non fanno altro che aumentare il rumore inteso come un segnale di disturbo rispetto all’informazione trasmessa in un sistema?

[1] Il sovraccarico cognitivo, meglio conosciuto come Information overload(ing), si verifica quando si ricevono troppe informazioni per riuscire a prendere una decisione o anche solo per sceglierne una specifica sulla quale focalizzare l’attenzione.

 

Per leggere integralmente articolo cliccare qui –> articolo POG Aprile 2021

 

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