CATTOLICA: IVASS, SERVE AUMENTO DA 500 MLN ENTRO 30/9 - Il Broker.it

CATTOLICA: IVASS, SERVE AUMENTO DA 500 MLN ENTRO 30/9

Gruppo Cattolica Assicurazioni

L’Ivass chiede a Cattolica di realizzare «entro il 30 settembre 2020» l’aumento da 500 milioni di euro in relazione al quale il Cda ha chiesto una delega all’assemblea da esercitare entro il 2025. È quanto si legge nella dura lettera, consultata dall’ANSA, con cui l’authority delle assicurazioni, lo scorso 27 maggio, ha chiesto a Cattolica «tempestivi interventi di patrimonializzazione» alla luce del «deterioramento delle condizioni di solvibilità» del gruppo e di alcune sue controllate.

“Il deterioramento delle condizioni di solvibilità di BCC Vita, Vera Vita e del Gruppo richiede tempestivi interventi di patrimonializzazione. A tal fine» l’Ivass «si attende che codesta società rafforzi il solvency ratio individuale e del Gruppo realizzando, entro il 30 settembre 2020, l’aumento di capitale sociale per il quale l’organo amministrativo ha deliberato di richiedere la delega, per l’intero importo di € 500 milioni. Al contempo, dovranno essere adottate le ulteriori iniziative necessarie a ripristinare l’indice di solvibilità in linea con le soglie di propensione al rischio definite dal Gruppo» che «prevedono un Solvency ratio compreso tra il 160% e il 180%»,. Per l’Ivass «considerata l’esposizione dell’attivo ad un contesto di elevata volatilità di mercato nonché le incertezze prospettiche che connotano rilevanti fattori di rischio, tecnici e finanziari, solo un intervento sul capitale è in grado di assicurare, in breve termine, il ripristino delle condizioni di solvibilità del gruppo e delle singole imprese adeguate alle condizioni del nuovo contesto di mercato». Il «significativo indebolimento delle condizioni di solvibilità» è reso manifesto dal deterioramento del solvency ratio consolidato, sceso dal 175% di fine 2019 al 111% dell’8 maggio, «il valore più basso dell’intero mercato assicurativo nazionale» e che si è ulteriormente deteriorato al 22 maggio 2020, scendendo al 103%, ormai «prossimo al minimo regolamentare» del 100%. Ancor più grave la situazione delle controllate Bcc Vita (jv con Iccrea) e Vera Vita (jv con Banco Bpm), i cui indici di solvibilità sono scesi rispettivamente, al 15 maggio, al 25% e al 65%. Questo «negativo andamento dei requisiti di vigilanza prudenziale», rileva l’Ivass, è imputabile anche alla «struttura» e alle «esposizioni» degli investimenti. In particolare dei 28 miliardi di «investimenti di classe C» (in relazione ai quali la compagnia sopporta il rischio), 4,8 miliardi erano rappresentati al 31 dicembre 2019 da investimenti in corporate bond, di cui il il 22% con rating BBB-, il 24,2% non investment grade e il 3,2% privi di rating. «Tali investimenti, tenuto conto dell’attuale situazione di mercato, sono particolarmente esposti, anche in chiave prospettica, a perdite di valore dovute ad eventuali ulteriori incrementi degli spread e a downgrade». «Un ulteriore elemento di vulnerabilità», evidenzia l’Ivass, può essere rappresentato dalla «concentrazione nel settore finanziario (68%)» dei bond, a cui si aggiunge il fatto che «il 29% degli investimenti in titoli corporate (855 milioni di euro)» è costituito da bond subordinati di cui «il 60%» è appartiene alla classe non investment grade« ed alla classe di rating immediatamente superiore (BBB-)».

Fonte: ANSA

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