La Cassazione, con ordinanza n. 5627/2020, ha stabilito che non è ravvisabile un concorso di colpa del pedone, investito dal conducente di un veicolo, per avere attraversato fuori dalle strisce.
L’investitore, infatti, non ha colpa solo in caso di comportamenti imprevedibili del pedone: in ogni caso la condotta del danneggiato va considerata anche in relazione alla diligenza del conducente.
Nel caso in esame, una donna era stata investita, mentre attraversava la strada, da un ciclomotore che percorreva una corsia preferenziale in senso di marcia vietato, riportando gravi lesioni e una invalidità permanente.
In primo grado era stata riconosciuta la responsabilità esclusiva del conducente che era stato, quindi, condannato al risarcimento del danno.
In appello era stato ravvisato un concorso di colpa della signora (nella misura del 30%) e, conseguentemente, ridotto l’ammontare del risarcimento.
La signora ricorre in Cassazione ritenendo errata l’affermazione della Corte territoriale secondo cui lei avrebbe colpevolmente concorso a causare il danno attraversando in prossimità e non sulle strisce, non avvedendosi del sopraggiungere del motociclo.
La Suprema Corte ritiene fondato il ricorso: il conducente per dimostrare di non essere responsabile deve dimostrare di aver fatto di tutto per evitare il danno; in difetto può incidere sulla sua responsabilità il concorso colposo del danneggiato.
Il danno non è imputabile al conducente non solo quando il pedone abbia concorso a cagionarlo, ma quando la condotta di quest’ultimo, pur se colpevole, non era prevedibile al punto da impedire al conducente di evitare l’investimento.
Si deve, pertanto, valutare sia la condotta esigibile del pedone sia quella del danneggiante, nonchè la natura delle violazioni poste in essere da quest’ultimo che potrebbero essere tali da porre il conducente in condizione di non poter evitare un evento prevedibile ed evitabile.
Avv. Gian Carlo Soave.
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