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Avv. Russo – Disturbi del comportamento alimentari: quali tutele?

Disturbi alimentari

Disturbi alimentariI disturbi del comportamento alimentare: quali tutele?

Un fenomeno molto grave e così diffuso da costituire allarme sociale è quello del disturbo del comportamento alimentare, in particolare anoressia e bulimia.

Malattie, queste ultime, che colpiscono migliaia di giovani, soprattutto di sesso femminile anche se negli ultimi anni si è registrato un incremento di queste patologie tra soggetti di sesso maschile e, drammaticamente, un abbassamento dell’età di esordio delle stesse intorno agli otto/dieci anni.

Inoltre, si conta un numero sempre maggiore di adulti che si ammala per la prima volta o ha ricadute a seguito di eventi scatenanti.

Senza entrare nel merito delle cause che possono dare origine ai disturbi alimentari, sicuramente non si può sottacere come in tal senso contribuisca una società in cui la bellezza viene fatta coincidere con la “magrezza”, esaltata e presentata quindi come valore sociale positivo.

Siamo costantemente bersagliati da mass media, social e pubblicità di ogni genere che valorizzano modelli fisici “perfetti” in quanto magri e sedicenti diete miracolose per perseguire i risultati desiderati.

Una enorme sollecitazione su forma fisica e peso che può scatenare una vera e propria ossessione.

Inoltre, mentre sui social si assiste ad uno scambio di foto e consigli per essere “belle e magre”, sulla rete sono presenti innumerevoli siti c.d. “pro Ana” e “pro Mia” che esaltano condotte alimentari “malate”, suggerendo pericolosi consigli pratici per il perseguimento ossessivo e compulsivo della perdita di peso, ricorrendo anche a pratiche di restrizione alimentare prolungata, tali da provocare o rafforzare l’anoressia o la bulimia nervosa.

Siti facilmente accessibili – spesso dotati di applicazioni come i contatori di calorie – che pubblicano foto di donne scheletriche a cui ispirarsi (c.d. thinspiration), forniscono consigli per dimagrire velocemente, su come indursi il vomito e che consigliano come nascondere il comportamento anoressico alla famiglia e alla scuola.

Attualmente è all’esame della Commissione Sanità del Senato il disegno di legge presentato il 28.03.2018 relativo alla “Introduzione dell’articolo 580-bis del codice penale, concernente il reato di istigazione al ricorso a pratiche alimentari idonee a provocare l’anoressia o la bulimia, nonché disposizioni in materia di prevenzione e di cura di tali patologie e degli altri disturbi del comportamento alimentare

Il disegno di legge, definiti all’art. 1 i disturbi alimentari, introduce nel codice penale, art. 580 bis, il reato di istigazione al ricorso a pratiche alimentari idonee a provocare l’anoressia o la bulimia: “Chiunque, con qualsiasi mezzo, anche per via telematica, determini o rafforzi l’altrui proposito di ricorrere a pratiche di restrizione alimentare prolungata, idonee a procurare l’anoressia o la bulimia, e ne agevola l’esecuzione sarà punito con la reclusione fino a un anno e la sanzione amministrativa da euro 10.000 a euro 50.000”.

Se il reato viene commesso nei confronti di una persona in minorata difesa, o su di una persona minore 14 anni o su una persona incapace di intendere e volere, è prevista l’applicazione della pena della reclusione fino a due anni e la sanzione amministrativa da euro 20.000 a euro 100.000.

Sono previsti interventi, a livello nazionale e regionale, al fine di: a) effettuare la diagnosi precoce; b) migliorare le modalità di cura dei soggetti colpiti; c) effettuare la prevenzione delle complicanze; d) agevolare l’inserimento dei soggetti colpiti nelle attività scolastiche, sportive e lavorative; e) migliorare l’educazione sanitaria ed alimentare della popolazione; f) provvedere alla preparazione e all’aggiornamento professionali del personale sanitario e scolastico; g) predisporre gli strumenti di ricerca opportuni: h) attivare percorsi specifici e pro grammi dedicati alla formazione e al sostegno dei nuclei familiari delle persone con disturbi del comportamento alimentare, in particolar modo per quanto concerne l’a spetto psichiatrico e psicologico, sia durante la fase delle acuzie che in quella successiva.

Nel disegno di legge è previsto che il Ministro dell’interno, con i Ministri della salute e del lavoro e delle politiche sociali, stabilisca, con proprio decreto, da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, “i criteri e le modalità per impedire l’accesso ai siti che diffondono, tra i minori, messaggi suscettibili di rappresentare, per il loro contenuto, un concreto pericolo di istigazione al ricorso a pratiche di restrizione alimentare prolungata, idonee a provocare e diffondere le malattie di cui all’articolo 1, comma 1“.

Sarà poi compito della Polizia postale monitorare i suddetti siti.

Dovranno essere le Regioni e le province autonome ad indicare le strutture sanitarie e alle aziende sanitarie locali gli interventi più idonei ai fini della diagnosi precoce e della prevenzione delle complicanze delle malattie sociali.

Il disegno di legge istituisce la “Giornata nazionale contro i disturbi del comportamento alimentare” fissando la data del 15 marzo.

Sono, altresì, previste indicazioni circa l’utilizzo professionale dell’immagine femminile per campagne pubblicitarie e le sanzioni a carico delle agenzie di moda e pubblicitarie che si avvalgono di modelle che non presentano certificato medico o il cui certificato medico attesta che sono in uno stato di massa corporea di grave magrezza o di forte sottopeso.

Il Ministro della salute dovrà svolgere una relazione annuale alle Camere di aggiornamento sullo stato delle conoscenze e delle nuove acquisizioni scientifiche sulle malattie sociali.

Infine, è prevista una norma di copertura finanziaria.

L’auspicio è che quanto prima diventino operativi gli strumenti concreti per combattere l’ignobile pratica dell’istigazione a comportamenti anoressici e bulimici.

A ciò devono accompagnarsi iniziative – anche nelle scuole – volte alla prevenzione dei disturbi alimentari, a fornire strumenti di conoscenza per diagnosticare e curare tempestivamente la malattia, a divulgare in modo capillare la cultura di una educazione alimentare sana e corretta, veicolando il messaggio che il valore della persona non dipende dall’aspetto fisico e dal peso.

Avv. Patricia Russo

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