Resilienza: un nuovo paradigma - Alfredo Marchelli - Il Broker.it

Resilienza: un nuovo paradigma – Alfredo Marchelli

Resilienza: un nuovo paradigma nella gestione dei rischi

1 – Un termine che sta diventando di moda oggi è resilienza. Come in molti altri casi anche il termine generico può assumere significati diversi a seconda dei contesti in cui viene usato. Ma tutte queste interpretazioni sono accomunate da un fil rouge: la resilienza definisce la plasticità d’un sistema (ente, azienda, territorio, persona fisica eccetera), vale a dire la capacità d’adattarsi alla situazione esterna ed alle sue variazioni (positive, ma soprattutto negative ed accidentali) per continuare ad esistere e funzionare. Il paradigma è applicabile per qualunque struttura, ma particolarmente e quelle cui sia applicabile il principio olistico per cui ……. il tutto è maggiore della somma delle parti. Quindi a tutti i sistemi in qualche misura complessi.

Cambia quindi la forma d’adattamento in relazione allo specifico campo d’azione. Vediamo alcune declinazioni esemplificative.

  • In ingegneria, la resilienza è la capacità d’un materiale d’assorbire energia di deformazione elastica;
  • in informatica, la resilienza è la capacità d’un sistema d’adattarsi alle condizioni d’uso e di resistere all’usura in modo da garantire la disponibilità dei servizi erogati;
  • in ecologia e biologia, la resilienza è la capacità d’una materia vivente d’autoripararsi dopo un danno, o quella d’una comunità o d’un sistema ecologico di ritornare al suo stato iniziale, dopo essere stata sottoposta ad una perturbazione che ha modificato quello stato;
  • in psicologia, la resilienza è la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici;
  • nell’arte la resilienza è la capacità dell’opera di conservare attraverso l’estetica la sua particolarità, nonostante la crescente soggettivazione;
  • nel risk management, la resilienza è la capacità propria d’un sistema d’adattare il proprio funzionamento prima, durante ed in seguito ad un cambiamento o ad una perturbazione, in modo da poter garantire la funzionalità del suo servizio sia in condizioni normali che in condizioni anomale.

 

Tutte queste definizioni quindi sono accomunate da un concetto: non più opporre alle perturbazioni solo una resistenza passiva basata sulla forza bruta e/o sulla solidità strutturale (frangar non flectar …), ma la convenienza d’essere plastici e deformabili in maniera programmata per assorbire l’impatto senza eccessivi traumi.

 

2 – Ma perché conviene cambiare paradigma gestionale? Per iniziare vediamo alcune cifre ci offrono un’utile chiave di lettura, riferita ad uno specifico contesto in cui il nostro paese è particolarmente coinvolto: i danni conseguenti ad eventi catastrofali (alluvioni, terremoti, frane, siccità, incendi ……) eventi derivanti quindi da fenomeno naturale[1].

[1] Un altro settore la cui pericolosità è sempre maggiore è quello del cosiddetto cyber risk. Ma non a caso proprio il settore della IT è stato il primo ad essere destinatario d’una specifica norma comunitaria in tema di resilienza. Vedi ultra nota 6.

Per leggere integralmente l’articolo consigliamo di scaricare lo studio condotto dal Dott. Alfredo Marchelli cliccando qui –> Resilienza – Alfredo Marchelli

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