Rischi e incertezze potrebbero rallentare la crescita della sharing economy - Il Broker.it

Rischi e incertezze potrebbero rallentare la crescita della sharing economy

Il rapporto dei Lloyd’s rivela che i timori di consumatori e fornitori potrebbero impedire alle piattaforme di sostenere  domanda e offerta dei relativi servizi.
I Lloyd’s, il mercato mondiale per le assicurazioni e riassicurazioni speciali, hanno lanciato oggi: “Sharing risks, sharing rewards: who should bear the risk in the sharing economy?” (Distribuire rischi e compensi: chi dovrebbe farsi carico dei rischi della sharing economy?). Il rapporto si basa su un’indagine che analizza come consumatori, fornitori e piattaforme percepiscono i rischi nell’ambito della sharing economy.
I risultati rivelano che l’incertezza rispetto a chi è sostanzialmente responsabile in caso di problemi – che possono riguardare la sicurezza personale, la qualità del servizio, i danni alla proprietà, il furto o la mancanza di sufficienti tutele – potrebbe impedire alle piattaforme di far crescere la loro base di clienti e fornitori.
Vincent Vandendael, Chief Commercial Officer dei Lloyd’s ha detto  “L’assicurazione può giocare un ruolo di primo piano nella mitigazione di questi rischi. Basandoci su quanto emerso, riteniamo che sia possibile rimuovere le barriere alla crescita, infondendo fiducia ai consumatori attraverso una chiara definizione dei rischi e fornendo protezione – ed anche le start-up  possono creare polizze su misura  che continuano ad evolversi in linea con la loro crescita tra gli innovatori dell’industria globale”.
Gli assicuratori da tempo mettono a disposizione soluzioni assicurative per il patrimonio fisico “tangibile” ma nella sharing economy il patrimonio è spesso intangibile ed include la proprietà intellettuale, la fiducia e la reputazione. I beni, nella sharing economy, spesso sono anche frammentati in quanto di proprietà e condivisi tra varie parti che richiedono diversi approcci alla gestione dei rischi, basati su aspetti comportamentali legati alle preferenze e alle attitudini dei consumatori nei confronti del rischio.
Trevor Maynard, Head of Innovation dei Lloyd’s ha detto: “La sharing economy ha creato nuovi panorami di rischio con supposizioni mai testate rispetto a chi dovrebbe gestire i rischi e le responsabilità e per questo l’assicurazione può ricoprire un ruolo significativo. A mano a mano che il nostro mercato riceve e sottoscrive questi rischi, comprendiamo il potere dell’assicurazione nel fornire ai consumatori la tranqullità e ai fornitori e alle piattaforme la fiducia nel sostenere la crescita.”
Per l’indagine commissionata dai Lloyd’s sono state condotte interviste a 5.000 consumatori statunitensi, britannici e cinesi. I principali risultati inclusi nel rapporto sono:

 

  • Riducendo i rischi è possibile liberare le opportunità di crescita della sharing economy:
  • La maggioranza dei consumatori (71 percento) sarebbe più favorevole all’utilizzo delle piattaforme della sharing economy in presenza di un’assicurazione che convincerebbe anche il 70 percento degli intervistati a considerare la possibilità di condividere oppure offrire un servizio.
  • La maggior parte dei fornitori già attivi (78 percento) ritiene di poter incrementare la clientela in presenza di un’assicurazione.
  • I consumatori si aspettano protezione ma, in sostanza le parti coinvolte nella sharing economy hanno opinioni differenti rispetto a chi dovrebbe assumersi la responsabilità:
  • La maggioranza dei consumatori (53 percento) si aspetta che siano le piattaforme della sharing economy a fornire la protezione richiesta mentre la gran parte delle piattaforme coinvolte nell’indagine ritiene che le responsabilità debbano essere in capo al consumatore (53 percento) o al fornitore  (27 percento).
  • I consumatori della sharing economy sono scettici:
  • I consumatori, in generale, citano la sicurezza personale (52 percento) come principale preoccupazione ma nutrono timori anche rispetto alla qualità del servizio (42 percento), i danni ai beni (42 percento), il furto (40 percento), e la mancanza di sufficienti tutele in caso di problemi (38 percento).

 
 

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