Nasce all'università di Catania il drone antiterrorismo - Il Broker.it

Nasce all'università di Catania il drone antiterrorismo

A Catania è nato un drone intelligente che riconosce forme e atterra in modo autonomo. Realizzato dall’università etnea, si è classificato quarto alla competizione internazionale di robotica “Mohamed Bin Zayed International Robotics Challenge” (Mbzirc), organizzata dalla Khalifa University di Abu Dhabi. Una gara che si è rivelata comunque un autentico successo. Un podio sfiorato per pochi decimi di punto. 
 
Il drone è capace di assolvere vari compiti: dall’antiterrorismo (riconoscimento rapido di un autoveicolo in movimento in zone vietate: il drone, atterrandoci sopra, potrebbe bloccare il terrorista attraverso gas fumogeni o lacrimogeni) all’ agricoltura (irrorazione autonoma di campi, riconoscimento di infestanti o zone da trattare in modo particolare); dalla consegna merci anche su veicoli in movimento alla Protezione civile (ad esempio, soccorso di dispersi in zone impervie dopo valanghe, terremoti o alluvioni trovando i dispersi, atterrando e fornendo i primi aiuti).
 
Il drone made in Sicily è stato realizzato da docenti, dottorandi e studenti del dipartimento di Ingegneria elettrica elettronica e informatica e del dipartimento di Matematica e informatica, supportati dal System Lab di StMicroelectronics e dall’ingegnere Nunzio Abbate, dalla Micron Foundation, da Etnamatica, Kevin Shurter e Oranfresh. Il team di Abu Dhabi era composto da una decina di studenti e coordinato da vari docenti, tra cui il professor Giovanni Muscato, ordinario di Robotica alla facoltà di Ingegneria.
 
“Le attuali normative vietano l’uso di droni a pilotaggio autonomo, ma è auspicabile che queste in seguito cambieranno e inoltre in scenari di emergenza è in genere consentito derogare da queste – spiega Muscato – Ad Abu Dhabi abbiamo sfiorato la vittoria per poco. Nella seconda gara, nel tentativo di superare la squadra dell’università di Pechino che era riuscita ad atterrare in 44 secondi, nottetempo abbiamo sviluppato una seconda strategia più rapida, ma anche più rischiosa, dato che veniva premiato solo il primo posto e quindi dovevamo tentare il tutto per tutto. In questa prova ci si doveva sistemare al centro del percorso, pochi centimetri più in alto del veicolo, e appena questo passava lo si doveva individuare attraverso sensori laser e vi si atterrava rapidamente sopra. Pur avendo potenziato il carrello e i magneti per l’adesione, purtroppo il velivolo ha toccato l’obiettivo con sole tre zampe ed è caduto, ottenendo alcune penalità. Avevamo impiegato 30 secondi, se non fosse caduto saremmo arrivati primi”..
FONTE: la Repubblica

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