DALLA 12ESIMA CONFERENZA GIMBE: A RISCHIO I NUOVI LEA, OBIETTIVO SALVARE IL SSN. - Il Broker.it

DALLA 12ESIMA CONFERENZA GIMBE: A RISCHIO I NUOVI LEA, OBIETTIVO SALVARE IL SSN.

VECCHIETTI, RBM ASSICURAZIONI SALUTE: “IL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE DI QUI A 20 ANNI RISCHIA DI AFFONDARE. IL SALVAGENTE? UN SECONDO PILASTRO SANITARIO APERTO. IL PROBLEMA E’ CHE NON CE N’E’ ANCORA PER TUTTI I CITTADINI. BISOGNA FARE PRESTO…”
 
Sono già a rischio i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza del Servizio Sanitario Nazionale approvati due mesi fa. È ciò che è emerso dalla 12esima Conferenza Nazionale GIMBE, che si sta svolgendo nel capoluogo emiliano.
 
La spesa sanitaria italiana è largamente inferiore a quella dei Paesi europei con noi confrontabili. La illustra il progressivo distacco dell’Italia dagli altri Paesi: non solo la spesa (corrente pubblica + privata) è ormai inferiore a quella dei Paesi EU14 del -28,7%, ma anche in percentuale del PIL si allarga la forbice (ITA 8,50% Vs Paesi EU14 10,2%). Negli anni più recenti il gap aumenta di oltre il 2% annuo (quasi il 3% fra il 2012 e il 2013). Malgrado la stagnazione del PIL, l’impegno degli italiani per la propria salute rimane sotto il 9% (tendendo a ridursi ancora), mentre EU14 ha ormai superato il 10% (differenza che è in percentuale rilevante ma ancora di più in termini nominali: ricordando che in EU14, abbiamo anche Paesi meno ricchi dell’Italia come Grecia, Portogallo e Spagna, e quindi lo scarto è mitigato dai minori livelli di spesa di questi ultimi Paesi). La Sanità nella Pubblica Amministrazione è il settore che ha dato il maggiore contributo al risanamento delle finanza pubblica. Quanto sopra ci sembra sufficiente per mettere in dubbio che in cima all’agenda possano essere poste aspettative di ulteriori risparmi. A livello regionale, anche standardizzando il dato in funzione delle diverse demografie e della mobilità dei pazienti, l’esito allarmante è che ormai fra il cittadino della Regione in cui si spende di più, e quello residente nella Regione in cui si spende meno, il divario ha raggiunto il 33,4%. Il sistema attuale non è quindi in grado di annullare (o quanto meno portare le differenze su valori accettabili) l’effetto del reddito sulle possibilità di accesso ai servizi sanitari.
 
I nuovi LEA approvati, dopo 15 anni di attesa, alla fine dello scorso anno hanno previsto una ridefinizione del perimetro di azione del SSN con l’obiettivo di razionalizzare i livelli assistenziali garantiti ai cittadini ed intercettare alcuni dei principali “nuovi” bisogni in campo sanitario delle famiglie italiane – sottolinea Marco Vecchietti, consigliere delegato di RBM Assicurazione Salute. L’introduzione dei nuovi LEA comporta, secondo le stime effettuate dallo stesso Ministero della Salute, costi aggiuntivi per circa 3,2 miliardi di euro dei quali (solo) 800 milioni direttamente finanziati e 2,4 miliardi da sostenere attraverso razionalizzazioni della spesa. Questa impostazione, che già in fase di approvazione aveva suscitato diverse perplessità, inizia già oggi a mostrare i suoi limiti. Infatti, per effetto di una serie di necessità in campo sanitario ed amministrativo l’iniziale dotazione del Fondo Sanitario Nazionale per il 2017 pari ad 113 miliardi ha iniziato a contrarsi progressivamente (prima la destinazione “obbligatoria” sul FSN di 1 miliardo per finanziare i farmaci innovativi, poi 400 mln per il rinnovo dei contratti del comparto Sanità ed ora, da ultimo, ulteriori 422 milioni per assorbire il rifiuto di Sardegna e Friuli Venezia Giulia) fino a riallinearsi a 111 miliardi, ovvero ai medesimi valori del 2016 (ante approvazione dei LEA)”.
 
La Fondazione GIMBE, dopo 3 anni di studi, consultazioni e analisi indipendenti nell’ambito della campagna #salviamoSSN, il 7 giugno scorso aveva presentato in Senato il “Rapporto per la sostenibilità del SSN 2016-2025” che, escludendo un piano occulto di smantellamento del SSN, ha fermamente ribadito che per salvare il sistema sanitario del nostro Paese è indispensabile rimettere la Sanità e, più in generale, il Welfare al centro dell’agenda politica.  Il Rapporto ha quantificato per il 2025 un fabbisogno per il SSN di 200 miliardi, cifra che può essere raggiunta con l’apporto costante di tre strategie: adeguata ripresa del finanziamento pubblico, piano nazionale di disinvestimento dagli sprechi, incremento della quota “intermediata” (ovvero gestita da Fondi Sanitari e Compagnie di Assicurazione) della spesa sanitaria privata, previo riordino ed omogeneizzazione dell’impianto normativo applicabile ai Fondi Sanitari ed alle Polizze Salute.
 
In questo contesto la Fondazione GIMBE ha, inoltre, istituito l’Osservatorio sulla sostenibilità del SSN per monitorare in maniera continua e sistematica azioni e responsabilità di tutti gli stakeholder, con il fine ultimo di ottenere il massimo ritorno in termini di salute del denaro pubblico investito in sanità. Il confronto tra gli attori protagonisti dello scenario politico sanitario italiano ha fatto emergere più che mai l’esigenza di intervenire e tra le proposte rilanciate si fa sempre più strada l’istituzione di un Secondo Pilastro Sanitario aperto estendendo a tutti i cittadini la possibilità di aderire, grazie anche ad un meccanismo di incentivazione fiscale, ai Fondi Sanitari ed alle Polizze Salute attualmente appannaggio dei soli lavoratori dipendenti.
 
Un progetto molto apprezzato da Marco Vecchietti: ”La situazione che ci rassegna il Rapporto GIMBE, in buona parte nota ai tecnici ed agli operatori del settore, pone un interrogativo molto importante che travalica persino la tematica dell’attuazione dei nuovi LEA: fino a quando il nostro sistema sanitario potrà sostenere la sfida dei “nuovi” bisogni assistenziali senza diversificare le sue fonti di finanziamento? È chiaro che sia ormai arrivato il tempo di un #SecondoPilastroSanitario aperto a tutti i cittadini in grado di integrare armonicamente il Servizio Sanitario Nazionale. Una presa di coscienza e di consapevolezza è la giusta base di azione per tutti, anche perché solo in questo modo è possibile recuperare quelle quote di universalismo ed equità perse, nei fatti, dall’attuale Servizio Sanitario Nazionale e consegnare alle future generazioni un sistema basato su accessibilità, qualità e sostenibilità delle cure”.

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