Il Romanzo Assicurativo - Francesco di Prisco "KIKO" - Ottobre 2016 - Il Broker.it

Il Romanzo Assicurativo – Francesco di Prisco "KIKO" – Ottobre 2016

Il Romanzo AssicurativoNicola and Bart
Nel 1977 dopo che il caso era stato più volte riaperto, il governatore del Massachusetts Michael S. Dukakis pubblicò un documento mediante il quale si riabilitavano ufficialmente le figure di Sacco e Vanzetti proclamando il 23 agosto di ogni anno “S.&V. Memorial Day”. Il messaggio nel suo complesso ineluttabilmente chiaro recitava: “il processo e l’esecuzione di Sacco e Vanzetti devono ricordarci sempre che tutti i cittadini dovrebbero stare in guardia contro i propri pregiudizi, l’intolleranza verso le idee non ortodosse, con l’impegno di difendere sempre i diritti delle persone che consideriamo straniere per il rispetto dell’uomo e della verità
Ho riletto, forse per la centesima volta, quel brutto capitolo della Storia Americana, che non ha come soli protagonisti Nicola and Bart, ma lì dentro c’è di mezzo buona parte del Popolo Statunitense con le sue regole giuste, democratiche e al tempo stesso orribilmente razziste e malvage. In sottofondo cercavo serenità ascoltando la voce straordinaria di Joan Chandos Baez che, come a pochi riesce, …dona… particolare colore alle già stupende note di …Here’s to you… musicata dall’immenso Enrico Morricone.
L’effetto è di disorientamento, disgusto, nausea non solo per le tante, troppe ingiuste angherie propinate dalla Magistratura del Massachusetts ai due “anarchici” italiani, ai quali un verdetto finale di condanna a morte mediante elettrocuzione, li ha fatti finire sulla sedia elettrica del penitenziario di Charlestown il 23 agosto 1927. Dopo cinquant’anni il Signor Dukakis ha cercato di metterci una pezza. Ciononostante dopo ulteriori venti, il macabro rituale della pena di morte, continua a mietere le sue vittime. Fu un lungo processo quello a carico del foggiano Nicola Sacco e del cuneese Bartolomeo Vanzetti, con un drammatico epilogo, ahimè troppo spesso viziato da storture ed irregolarità procedurali architettate ad hoc. E mai si giunse alla certezza di prove accusatorie inconfutabili. Non fu nemmeno tenuto conto della spontanea confessione del pregiudicato portoghese Celestino Madeiros, dalla quale emersero elementi che scagionavano completamente i due italiani. Appelli e manifestazioni di solidarietà e di richiesta di assoluzione arrivarono negli Stati Uniti da ogni parte del Pianeta. Oltre al borbottio dell’opinione pubblica mondiale, ci si mise pure il Cavalier Benito Mussolini, con tentativi di implorata indulgenza indirizzati al Console e altri alti funzionari governativi del luogo. Nulla! Quel processo fu invece sempre fortemente condizionato, da un lato, dalla necessità di assecondare la sete di rivendicazione sciovinista di un’America bigotta e miope, incline a considerare gli Italiani Gente puzzolente, disordinata e sporca, la stessa America che da sempre aveva maldigerito l’invasione di migliaia di nostri connazionali sin dal suo esordio intorno alla fine del 1800, alla quale bisognava consegnare per forza due colpevoli. Dall’atro la ferma intenzione di sedare il bollore di movimenti considerati per quel tempo troppo sindacalizzati, rivoltosi e scomodi, che manifestavano contro soprusi e vessazioni, alla fine della fiera solo un pretesto per la scalata al successo personale del giudice Thayer e del pubblico ministero Katzmann.
Anche oggi certuni Americani dimostrano di essere double-face! Accenno non per polemizzare ma per dovere di cronaca al repubblicano Donald Trump, impegnatissimo in campagna elettorale che “sparate molto rumoreggianti” ne ha effettivamente inanellate parecchie; buoni propositi molti meno. Uno spiccato approccio integral-giustizialista invece pare non gli manchi. Elabora le sue invettive comodamente stravaccato su un divano del mega-salotto allestito a bordo del suo Boeing 757 personale. Ciò per meglio urlare i suoi speech, che fomentano animi già incandescenti di americani inorriditi dalle nefandezze progettate e finanziate dal “defunto” Osama bin Laden e dell’ISIS, col pretesto di esortare gli elettori a scelte drastiche ma benefiche per la Nazione. Quale…?
Evidentemente non fa presa parlare di consolidamento del piano economico che sosterrà la sanità pubblica. Non è affascinante la proposta di istituire finalmente quel famigerato fondo per il sostentamento dei più bisognosi (non ci si dimentichi che negli opulenti States circa il 18% della popolazione vive appena sopra la soglia di povertà mentre sono oltre venti i milioni di americani che sono poveri sul serio). Fa molto più effetto parlare alla pancia della gente illustrando stravaganti iniziative volte a contribuire all’annientamento del fenomeno terroristico (… non commento) magari (… la trovata del secolo) torturando i bambini e violentando le donne degli attivisti e affiliati al sedicente stato islamico! “Bisogna far fare loro un passo indietro colpendo ciò che hanno di più caro”, ha gridato il biondo posticcio candidato repubblicano. E la folla, per nulla incredula, applaudiva.
Donald TrumpSignor Donald, mi consenta (come direbbe un altro tinto posticcio nostro connazionale), ma secondo lei i kamikaze che si fanno saltare in aria sono tutti integerrimi padri di famiglia!? Le milizie che col pretesto di stroncare il nemico dall’alto, bombardano anche gli ospedali di Aleppo, sono composte esclusivamente da premurosi mariti che attendono il momento del rientro serale per dedicar loro accalorate coccole? Che ne dice se invece di aizzare la gente a strabilianti storture comportamentali, cerchiamo piuttosto di scovare quelli che il terrorismo lo finanziano. O… lei li conosce già? Amici… di amici, per non far nomi… anche del vecchio Bush!?
Che c’entrano i bambini Signor Trump!? Che c’entrano le loro madri!? Perché torturarli!?
È una strana America quella che ormai siamo abituati a conoscere, piena di meraviglie e contradizioni. Una terra dove una cinquantina di Stati e Staterelli uniti e al tempo stesso molto divisi, formano un puzzle perfetto. Dove le leggi in medesimi ambiti, talvolta si somigliano ma spesso differiscono e non poco a seconda del dislocamento geografico dei Codici che le contengono.
Ma una dottrina che non è solo cristiana e nemmeno solo protestante, accomuna un po’ tutti i cittadini d’oltre oceano e recita così: Ogni Essere Umano deve rispettare un suo simile. La coscienza dell’Uomo viene prima dei suoi interessi. Nessun comportamento è tollerabile se risulta lesivo, offensivo e oltraggiante per l’integrità e dignità del Prossimo. Ok! So far we all agree!
La domenica si va alla funzione religiosa e si prega (per chi ci crede), si assiste alla recita del proprio figliolo alla Goddard School o si va a fare jogging in Central Park. Con la stessa disinvoltura si assiste anche ad una esecuzione capitale. Perché in molti Stati è uno spettacolo pubblico! Più è ricco di stimoli sadistici e cruenti, più è entusiasmante! Possono gioire i Familiari di quella che magari un ventennio prima… è stata vittima di un “malfattore”, perché finalmente provando una sorta di piacere orgasmico, possono assistere alla sua esecuzione. Ammesso e non concesso sia stato provato inconfutabilmente che lo è stato!
La morte, di chiunque, è sempre orribile. Se diventa spettacolo fa venire il vomito, non l’orgasmo!
Ma questo è ciò che vuole l’America. O una sua significativa rappresentanza. Bigotta e conservatrice, dove è vergognoso “limonare” per strada e poi la sera si fanno le orge in spiaggia, dove si censurano le pose osé di “Kiera KIng” appiccicate alle cabine dei tir, ma si pubblicano le foto di crani di condannati alla pena di morte, spappolati, liquefatti o esplosi per effetto dell’elettrocuzione. Dove da un cartoon si tagliano i fotogrammi di Barney che inciampando perde gli slip, ma si pubblicano su internet filmati a dir poco sconcertanti di esseri umani in preda a convulsioni perché il gas inalato non riesce ad ucciderli. E ai microfoni della CBS la gente comune intervistata commenta così… a proposito delle foto porno “giusto, basta sconcezze che offendono il comune pudore” per il resto “se all’uomo piacciono scene che fanno ribrezzo, e alcune lo fanno… eccome, se le godano, altrimenti facciano a meno di guardarle!”
Oltreoceano assassini, rapinatori o stupratori giustiziati, per il 78,6% sono di colore. I poliziotti dell’Indiana vanno in chiesa, alla recita del figlio o a fare jogging nelle campagne appena fuori Evansville nella Vanderburgh County. Contemporaneamente hanno il grilletto facile e ammazzano il povero nero da troppo tempo digiuno, uscito a gambe levate dal supermercato con due sandwich e una lattina di Schweppes infilati nella tasca della salopette. Due hoosiers che per mestiere a Fort Wayne “tutelano il rispetto del prossimo”, freddano il “pericoloso rapinatore…” che scavalcando la barriera delle casse, esce dal Market furtivamente. Lui, diciasettenne, orfano di padre e disoccupato, in preda al panico che avrebbe dovuto invece disseminare tra la folla, lui ragazzino nero e disperato a cui troveranno un revolver giocattolo infilato sotto la cinta delle brache. A lui, che non arresta la corsa nemmeno al comando intimato, le zelanti guardie crivellano la schiena con 14 colpi di calibro 9. Quattordici colpi! Ne bastavano meno! Anche uno solo forse era eccessivo!
Personalmente conosco un sacco di Poliziotti che il mestiere lo fanno in Italia, e tante Persone di colore che vivono qui. Per carità, gli possono girare le palle come a tutti, ma sono perlopiù miti, educati, anche simpatici talvolta! Forse perché fanno footing sui sentieri delle colline che sovrastano Verona, forse perché non è facile scavalcare le casse dei Supermercati Conad, dove (oltre alle cose ci sono Persone…) o forse perché non hanno stress da prestazione canora del proprio figlio. Anzi lo stress se lo fanno venire perché affidare il loro marmocchio ad un asilo nido gli costa mensilmente più di 600 euro, servizio mensa incluso e puericultrice manesca… quando risulti tale perché filmata di nascosto dalla polizia.
Donald Trump urla, disprezza, minaccia e cerca proselitismo e consenso nella Gente stanca di convivere col terrore di saltare in aria o di essere colpita da proiettili veri. Avrebbe ragione il ricco newyorkese a dire, gridare e promettere, se dietro gli innumerevoli proclami di repulisti, non si celassero piuttosto incontrollate istigazioni a distorti e sozzi atteggiamenti intransigenti e razzisti di un popolo di 319 milioni di Persone, con una speranza di vita media di 78,74 anni e un PIL pro capite di 53.041,98 USD, che l’11 Settembre del 2001 pensava ai colori di un’unica bandiera stellata, che sventola legata al pennone issato sul colonnato della White House. Patriottismo molto genuino, di un Popolo con un DNA strano, nella cui spirale è inevitabilmente intrappolato anche un po’ di razzismo che nessun biologo è mai riuscito ad isolare e debellare definitivamente. Lo predicava anche il Pastore Protestante Martin Luther King, contestualizzando con tutte le sue forze sino ad essere tolto dalle spese… che tra bianco e nero c’è solo differenza cromatica, non di dignità esistenziale.
Barack ObamaBarack Obama, nero anche lui, che non la pensa allo stesso modo di Trump, al Congresso ha recentemente ribadito che il terrorismo va senz’altro combattuto con decisione, non usando però gli stessi suoi mezzi! I repubblicani gli hanno rinfacciato un nulla di fatto dal 2008 quando è stato eletto. Anche Hillary, bianchiccia d’aspetto non quanto il fedifrago marito Bill, lei concorrente di Barack alle scorse presidenziali, nominata poi Segretario di Stato e forse il prossimo 8 novembre prima Woman President, nel suo infiniti discorsi apprezzati da molti (anche se l’oratoria non è il suo forte) ha sempre invitato alla calma, pacatezza e riflessione, esortando gli Americani ad abbandonare atteggiamenti intransigenti.
Come Jeffrey C., immortalato dalle telecamere di mezzo mondo, nero di pelle ma imbiancato dalla polvere delle Torri Gemelle che l’11 settembre si stavano sbriciolando, anche Hillary concludendo un suo speech, pallida e sudaticcia stringeva tra le mani lo stesso variopinto stellato Vessillo che vale per bianchi, neri, gialli e misti!
Brian Jones, sergente dei Marines in Vietnam, trentenne originario della Virginia, prima di morire dissanguato, con un filo di voce sussurrò al suo commilitone Robert Belmonte… “ciò che ben presto mi farà morire non sono le schegge di granata che ho conficcate nella schiena, ma il dispiacere di non poter più combattere chi è contro il nostro Paese”. Anche questo non è delirante indottrinamento. È puro, vero, sacrosanto patriottismo.
Anche combattere l’emarginazione nelle relazioni sociali e nel lavoro, era il life-motive di Sacco. Qualcuno sostiene fosse più comunista che anarchico, perché pensava, pertanto lottava, affinché tutti avessero medesimi diritti di opportunità, salario e qualità di vita. Assieme a Bart cercava di inculcarlo agli altri poveracci che come loro battagliavano sindacalmente per stare al mondo dignitosamente. Allo scoppio della Grande Guerra, tutto il collettivo fuggì in Messico per evitare la chiamata alle armi, poiché per un anarchico non c’era niente di peggio che uccidere o morire per uno Stato, che nemmeno sentiva il proprio. Nicola e Bartolomeo fecero ritorno nel Massachusetts al termine del conflitto, non sapendo però di essere stati inclusi in una lista di sovversivi compilata dal Ministero di Giustizia. Ignoravano di essere stati pure pedinati dagli agenti segreti statunitensi. Nella stessa lista era incluso anche un amico di Vanzetti, il tipografo siciliano Andrea Salsedo assassinato il 3 maggio del 1920 da poliziotti, che lo scaraventarono dal quattordicesimo piano di un edificio del Ministero di Giustizia. Per Vanzetti non vi fi di meglio che organizzare un comizio, su invito di Carlo Tresca editore italiano naturalizzato statunitense, per protestare della vicenda, comizio che avrebbe dovuto avere luogo a Brockton il 9 maggio. Ma insieme a Sacco venne arrestato prima che la manifestazione avesse luogo, perché trovati in possesso di una rivoltella. A Bart scovarono degli appunti pronti per essere stampati assieme all’annuncio del comizio di Brockton. Furono accusati anche di una rapina avvenuta a South Braintree, un sobborgo di Boston, poche settimane prima del loro arresto. In tale occasione erano stati uccisi a colpi di pistola il cassiere del calzaturificio Slater and Morrill e una guardia giurata.
Alla base del verdetto di condanna – a parere di molti – vi furono da parte di polizia, procuratori distrettuali, giudice e giuria, gravi pregiudizi e una forte volontà di perseguire una politica del terrore suggerita dall’allora Ministro della Giustizia Palmer e culminata nella “vicenda delle espulsioni”.
Per questo Sacco e Vanzetti avranno il triste ruolo di agnelli sacrificali, utili per testare la nuova linea di condotta contro gli avversari del governo. Erano infatti immigrati italiani con una comprensione imperfetta della lingua americana; erano inoltre note le loro idee politiche radicali. Il giudice Webster Thayer li definì senza mezze parole “due bastardi anarchici”. Il Governatore del Massachusetts Alvan T. Fuller, che avrebbe potuto impedire l’esecuzione, rifiutò infine di farlo, forte dei risultati di una ricerca effettuata da un’apposita commissione da lui stesso istituita per “riesaminare” il caso. Le conclusioni decretavano la riaffermazione delle motivazioni della sentenza di condanna.
Si trattava di un periodo della storia statunitense caratterizzato da un’intensa paura dei comunisti, la paura rossa del 19171920. Né Sacco né Vanzetti si consideravano comunisti, e Vanzetti non aveva nemmeno precedenti con la giustizia, ma i due erano conosciuti dalle autorità locali come militanti radicali spesso coinvolti in scioperi, agitazioni politiche e propaganda contro la guerra.
Sin qui non è romanzo, né tantomeno assicurativo…!
È uno straziante sfogo personale, senza senso e logica. Sproloquio scritto anche piuttosto male, di chi è affascinato dall’America delle Meraviglie Grandi e schifato dagli americani con un cervello piccolo.
E da noi… come siamo, o meglio… come eravamo messi con la pena capitale…?
Dopo l’unificazione del Regno d’Italia nel nuovo parlamento ci fu un lungo dibattito sull’unificazione penale in cui si fronteggiarono gli abolizionisti ed i favorevoli al mantenimento della pena di morte, finché nel 1889 entrò in vigore il nuovo codice penale unificato (codice Zanardelli) dal quale la pena di morte era bandita.
Essa farà però di nuovo la sua comparsa nella legislazione penale italiana con una legge del 1926 presentata da Benito Mussolini il quale, avendo subito ripetuti attacchi alla propria vita, ripristinò la pena di morte per punire coloro che avessero attentato alla vita o alla libertà della famiglia reale o del capo del governo e per vari reati contro lo stato.
Il nuovo codice penale del 1930 (codice Rocco), entrato in vigore nel Luglio del 1931, accrebbe il numero dei reati contro lo stato punibili con la morte e reintrodusse la pena di morte per alcuni gravi reati comuni.
Il governo fascista fu sconfitto il 25 Luglio 1943, nel corso delle seconda guerra mondiale; dopo l’8 Settembre dello stesso anno il paese era diviso in due parti: il Nord era occupato dalle forze tedesche che stabilirono un governo fantoccio guidato da Mussolini; il Sud veniva invece liberato dalle forze alleate. Una delle prime decisioni del nuovo governo fu l’abolizione della pena di morte: il 10 Agosto 1944 il decreto legge n.224 sancì l’abolizione della pena di morte per tutti i reati previsti dal codice penale del 1930; essa fu però mantenuta in vigore in base al decreto n.159 del 27 Luglio 1944 per i reati cosiddetti “fascisti” o per collaborazionismo con i nazi-fascisti.
Dopo la fine della guerra e la completa sconfitta dei nazi-fascisti, il decreto luogotenenziale del 10 Maggio 1945 ammise nuovamente la pena di morte, ma come misura temporanea ed eccezionale per gravi reati come “partecipazione a banda armata, rapina con uso di violenza ed estorsione”.
Fra il 26 Aprile 1945 e il 5 Marzo 1947 vennero giustiziate 88 persone per aver collaborato con i tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Fu allora che in Italia molti, con precedenti non proprio integerrimi, temendo di fare la stessa fine, fuggirono in Sudamerica come peraltro in odore di Norimberga molti Gendarmi Nazi ugualmente fecero.
Queste furono le ultime esecuzioni effettuate in Italia.
Finalmente con la nuova costituzione della repubblica italiana del 27 Dicembre 1947 la pena capitale fu bandita per i reati comuni e per i reati militari commessi in tempo di pace; infatti l’art.27 recita: “non è ammessa la pena di morte se non nei casi previsti dalle leggi militari di guerra”.
Fino al 1994 il codice penale militare di guerra prevedeva la pena di morte per un’ampia gamma di reati; il Presidente della repubblica poteva, in base all’art.87 della Costituzione, concedere la grazia o commutare la sentenza.
Un progetto di legge per l’abolizione della pena di morte dal codice penale militare di guerra fu presentato e approvato dalla Camera dei Deputati nel Luglio del 1993. Esso avrebbe dovuto essere discusso al Senato quando il Parlamento italiano si sciolse per consentire nuove elezioni. Dopo le elezioni 30 senatori presentarono lo stesso testo che fu approvato dalle Commissioni Giustizia e Difesa del Senato il 14 Settembre 1994. Il 5 Ottobre 1994 la camera dei Deputati approvò il progetto di legge che fu promulgato divenendo così legge a tutti gli effetti il 25 Ottobre.
La legge stabilisce che per tutti i reati coperti dal codice penale militare di guerra e dalle leggi militari di guerra, la pena di morte è abolita e sostituita dalla massima pena prevista dal codice penale. L’Italia è così diventata un paese totalmente abolizionista.
E in ordine alla materia assicurativa…
La meravigliosa Alicia Keys, con cui sono in confidenzialissimi rapporti (non ditelo a mia moglie) mi ha chiamato la scorsa settimana, raccontandomi di un brutto fattaccio che le è recentemente accaduto. Era in Italia per un tour. La polizia Municipale di un noto capoluogo lombardo l’ha fermata per eseguire un controllo di routine: lei è alla guida di una Smart con targa svizzera e l’Agente le chiede semplicemente di esibire i documenti personali oltre (si tratta di un’auto con targa straniera) copia dell’assicurazione RCA.
What do you want to see? I do not understand… esclama infastidita la bella Alicia. Il poliziotto senza spazientirsi ripete la richiesta accentuando leggermente il tono di voce e il labiale … RCA… RCA!
Alicia mostra la carta d’identità, la patente di guida e la custodia di un suo CD.
Il gendarme già disorientato per la generosità delle forme dell’insolita utente della strada, rimane stupefatto allorché gli viene mostrato il CD sulla cui custodia la scritta RCA è molto ben visibile…
Peccato RCA sia l’acronimo di “Radio Corporation of America”, “etichetta” principe della cantante statunitense…!
Alla prossima!
Francesco di Prisco KIKOFrancesco di Prisco “KIKO”

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