Banche&risparmio: azioni e obbligazioni andate in fumo un film già visto. - Il Broker.it

Banche&risparmio: azioni e obbligazioni andate in fumo un film già visto.

bankPer una volta non affronterò argomenti legati ad illegittimità nei contratti bancari, ma voglio anch’io esprimere la mia opinione sul tema dei risparmi che si sono volatizzati con il salvataggio di Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti e Cassa di risparmio di Ferrara.

  • Partendo dalle obbligazioni Argentine, ed arrivando alle banche sopracitate passando per la bolla delle azioni delle società tecnologiche, Parmalat, Cirio, fallimento della Coop Costruttori (per chi non la conoscesse era la più grande cooperativa edile operante in Italia, con sede ad Argenta in provincia di Ferrara, fallita con un buco di poco superiore al miliardo di Euro), obbligazioni Lehman Brothers posso affermare senza ombra di dubbio che:
  • la storia non ha insegnato nulla ai risparmiatori;
  • molti intermediari (non solo banche), collocavano e collocano prodotti basandosi su asimmetria informativa e fiducia cieca del cliente;
  • controllori e regolatori non assolsero e tutt’ora non assolvono alle loro funzioni.

Ma andiamo con ordine:

  • Obbligazioni Argentine : eravamo alla fine del millenio (1999-2000) periodo di convergenza all’Euro e tassi dei titoli di Stato non più a 2 cifre. Io ero un subagente, che quando proponeva le polizze vita della Compagnia per cui lavoravo, mi sentivo dire “mi ha chiamato il direttore della Banca per propormi titoli Argentini che rendono il 10/15% non sottoscriverò mai una polizza che rende meno del 6%”. Io cercavo di far notare al cliente che anche se non voleva la polizza che gli proponevo, doveva tener presente che il rendimento è proporzionato al rischio, e se i titoli argentini rendevano il doppio o in alcuni casi quasi il triplo di quelli italiani (i BTP erano sotto al 6%) un motivo c’era, il rischio. La risposta era sempre la stessa “in banca mi hanno detto che sono sicuri come quelli italiani”. Sappiamo tutti com’è andata a finire.
  • L’era dei titoli internet: più o meno il periodo era il medesimo ed in qualunque posto mi trovassi, compreso al bar le discussioni erano sempre le stesse: “il direttore della Banca ha chiamato Tizio e gli ha fatto comprare le azioni Freedomland, Tiscali ecc., in 2 giorni ha guadagnato il 100% o anche più”. Erano tutti esperti di Borsa e trading e non c’era nulla e nessuno che potesse farli uscire dal mercato prima che si facessero male perdendo tutto o parte dei propri risparmi. Anche durante le cene tra amici Borsa e titoli azionari, internet in particolare erano gli argomenti principe e quando facevo notare che avevano acquistato titoli di aziende che erano arrivate a valere in Borsa più della FIAT ma che non avrebbero prodotto utili e di conseguenza gli azionisti non avrebbero incassato dividendi per molti anni mi veniva risposto che era il direttore che gli aveva dato le informazioni e se lo aveva detto lui c’era da fidarsi perché ne sa. Anche in questo caso sappiamo come è andata a finire.
  • Coop Costruttori: siamo sempre nello stesso periodo, Argenta faceva parte del territorio in cui operavo, e quando proponevo prodotti di risparmio della Compagnia, la risposta era la seguente: “io lascio i soldi sul libretto della Costruttori perché mi danno il, 6, 7 o addirittura l’8%”. A questa affermazione rispondevo facendo notare che a me, cliente privato avevano concesso un mutuo per costruire la mia casa ad un tasso del 5%, perché questi che fatturavano centinaia di miliardi in Lire avrebbero dovuto pagare di più rispetto a me se in banca potevano finanziasi a tassi inferiori? Forse perché non trovavano nessuna banca che li finanziava? Ponendo questa semplice domanda venivo marchiato come nemico della Coop. Nel 2003 è fallita, ingoiando il prestito sociale e le APC (Azioni di partecipazione cooperativa) per decine di milioni di Euro.
  • Obbligazioni Lehman Brothers: nel Settembre 2008 dopo lo scoppio della bolla subprime, fallisce Lehman Brothers le cui obbligazioni erano state vendute ai risparmiatori sia direttamente, spacciandoli per titoli sicuri ad elevato rendimento (2 cose incocigliabili sul mercato) oppure all’interno di obbligazioni strutturate o polizze index linked da Compagnie di assicurazione. Mi si potrà obiettare che fino al giorno prima del fallimento godevano di un rating investment grade da parte delle maggiori società, ma ripeto non puoi ottenere rendimenti superiori alla media senza rischiare di più.
  • Cronistoria sintetica di Ca.Ri.Fe. : veniamo ai giorni nostri ed a quanto accaduto ad azionisti ed obbligazionisti delle 4 banche “salvate” con il famigerato “decreto salva Banche”. Non conosco la storia di Etruria, Banca Marche e Carichieti se non perché le ultime 2 ai tempi d’oro dei mutui si erano buttate sul mercato dei 100% quando oramai il mercato stava per girare in negativo. Al contrario vivendo in provincia di Ferrara conosco abbastanza bene la storia di CA.RI.FE (per noi ferraresi “La Banca”). Già a partire dal 2009 cominciai a consigliare di vendere le azioni, sulla base di poche considerazioni. In quell’anno già pendevano sulla Cassa le revocatorie dei curatori del crac Costruttori per oltre 100 milioni di Euro, i cantieri di Milano Santa Monica e Miluce attraverso I fondi Aster e Calatrava della società controllata Vegagest rischiavano di creare una Perdita di circa 110-120 milioni, ed alcuni clienti (pochi) con esposizioni importanti rischiavano di generare un altro buco di oltre 160 milioni, oltre a ciò la Banca avrebbe dovuto far fronte alle perdite generate da tutte le aziende medio piccole che erano entrate o sarebbero di lì a poco entrate in crisi. Tra fine 2008 ed inizio 2009 venne fatto un aumento di capitale che portò nella casse oltre 70 milioni di euro, ma il capitale anche se aumentato, non avrebbe fatto fronte alle perdite elencate in precedenza. Nel corso del 2009 la Banca venne sottoposta a “vigilanza rafforzata” da parte di Banca d’Italia (dopo pochi mesi dall’aumento di capitale autorizzato) il che stava a significare che esistevano grossi problemi. Tale vigilanza prosegue negli anni ed arriviamo al 2011 con un nuovo aumento di capitale da 150 milioni di Euro autorizzato da Banca d’Italia e CONSOB. Qui la domanda è se l’istituito è sotto stretta sorveglianza e consiglio di amministrazione, sindaci e direttore generale vengono multati nel 2010 per irregolarità, inoltre viene posta la condizione obbligatoria che il vecchio consiglio si deve dimettere, perchè avallare un nuovo aumento?. Nel 2013 (dopo 4 anni di stretti controlli da parte di Banca d’Italia) la Banca viene commissariata, evidentemente aumento di capitale e controllo non ha prodotto I risultati attesi. Durante il periodo di commissariamento la Fondazione quale azionista di maggioranza cerca un partner in grado di ricapitallizzare la Banca, tra la primavera e l’estate di quest’anno avvisa il Ministero dell’Economia che ci sono manifestazioni di interesse ma non riceve alcuna risposta. Nel frattempo il 30 Luglio viene convocata dai commissari un’assemblea straordinaria con un unico punto all’ordine del giorno, aumento di capitale di 300 milioni di euro riservato al FITD (Fondo Interbancario Tutela Depositi) e contestuale abbattimento del capitale della Banca da 217 a poco più di 11 milioni di euro equivalenti a 27 cent per azione, quando nel 2008 il prezzo medio era di € 41,22 come si legge a pag. 73 del bilancio per quell’anno. Questa operazione era stata messa in piedi allo scopo di ricapitalizzare la Banca salvando gli obbligazionisti, concendendo invece agli azionisti dei warrant (opzioni per acquisto di azioni da emettere in futuro) che consentissero di recuperare almeno parte delle perdite subite. Solo dopo l’emanazione del Decreto 183 si scopre che il verbale dell’assemblea i Commissari non l’hanno mai depositato in Camera di Commercio, vanificando di fatto l’esito dell’Assemblea che aveva deliberato l’operazione richiesta dagli stessi Commissari.
  • Azionisti ed obbligazionisti Ca.Ri.Fe.: Come detto in precedenza dal 2009 in poi quando incontravo un azionista Ca.Ri.Fe consigliavo sulla base di quanto esposto al punto precedente di vendere le azioni, tranne rare eccezioni tutti mi dicevano sei matto valgo 42 euro, non vendo (prima dell’aumento del 2011), no in questo momento non posso vendere valgono solo 21 euro ci rimetto troppo. Per gli obbligazionisti invece era impossibile che la Banca fallisse perché questo era quello che gli avevano detto in Banca. Azionisti ed obbligazionisti era accomunati da 2 fattori:
  1. Avevano fiducia cieca nel “consulente” o amico che lavorava per la Banca. Quanto accaduto dimostra come il direttore o altro dipendente non può essere amico dei risparmiatori, perché lo stipendio glielo paga la Banca.
  2. Nessuno ha mai letto neanche un capoverso dei prospetti informative, non importava leggere tutto il prospetto informativo (sono lunghi e spesso incomprensibili), sarebbe bastato ad esempio leggere:
    1. 4 del prospetto informativo dell’obbligazione subordinata cod. ISIN IT0004064538 dove sono elecati i 9 (sì sono 9) fattori di rischio legati all’emissione;
    2. 4 della nota di sintesi allegata al prospetto informativo dell’aumento di capitale 2011 dove vengono elencati 19 fattori di rischio legati all’emissione.

 
Con questa lunga esposizione che cosa voglio dire?
È vero che gli organi di vigilanza sono corresponsabili perché se avessero assolto appieno ai loro compiti questi disastri non si sarebbero verificati.
E’ altrettanto vero che consiglieri di amministrazione, direttori generali, amministratori delegati, revisori dei conti e società di revisione hanno concorso al dissesto delle Banche che dirigevano.
Il governo è responsabile certo che sì ma non tanto e non solo per il decreto emanato, quanto per il fatto che propri organi (Banca d’Italia e CONSOB) non hanno assolto ai loro compiti e su questo voglio aprire una parentesi:

  • FITD, di chi è emanazione? Delle Banche. Le Banche da chi sono controllate? Da Banca d’Italia, la stessa che emana disposizioni in materia di usura contrarie alla Legge. Chi detiene il capitale di Banca d’Italia le Banche stesse. Se a ciò aggiungiamo che i commissari di CARIFE non hanno mai deposito il verbale in cui si deliberava l’ingresso del FITD nel capitale, non è forse evidente che la volontà aldilà della Commissione Europea era quella di non intervenire in nessuno degli istituti in difficoltà e che era già stato deciso da tempo? Credete che il Sistema avesse messo in campo azioni contrarie ai propri interessi? A supporto di questa tesi vi è anche un altro fatto che diverse testate giornalistiche hanno riportato tra il 29 ed il 30 Dicembre ovvero che il Fondo Algebris del finanziere Davide Serra con sede a Londra ha acquistato da Deutsche Bank 172 milioni di NPL (non performing loan o mutui in sofferenza) per un controvalore di circa 70 milioni pari al 41%, tra Dicembre e Febbraio 2015 aveva avanzato un’offerta per acquisire circa 700 milioni di sofferenze di Banca Etruria ad un prezzo compreso tra il 28 ed il 32% del valore nominale, ma non se ne fece nulla. Questi e gli altri circa 2 miliardi e 300 milioni (il totale delle sofferenze di Etruria supera i 3 miliardi) vengono conferiti alla bad bank valutandoli il 17/18%. Ora la domanda è hanno sbagliato gli uomini di Serra a valutare i crediti sia di Etruria che di Deutsche Bank oppure le Banche italiane lucreranno abbondantemente dalle disgrazie delle concorrenti, dato che sia i proventi della vendita che i realizzi sui crediti problematici andranno al Fondo di Risoluzione gestito guarda caso dalla Banca d’Italia e alimentato con denaro delle banche?
  • Clienti: fiducia risposta nell’amico o nel direttore che tutto sa e tutto può; firme alla cieca su documenti di cui non si conosce il contenuto, non possono essere addotte come giustificazioni a cui aggrapparsi per ottenere risarcimenti. Perchè se è vero che quando si va a comprare un’auto o uno smartphone al venditore viene fatto il quarto grado, a maggior ragione lo si deve fare a chi colloca prodotti finanziari o di risparmio che dir si voglia, perchè il danno in caso di erratto acquisto di un prodotto di risparmio è nettamente superiore a quello di un qualsiasi altro bene. Inoltre come emerge dalle cronache non sono pochi i casi in cui il 100% dei risparmi sono stati collocati su di un unico titolo, scordando un principio dettato dal buon senso e dalla cultura Contadina (di cui noi ferraresi dovremmo esserne pervasi) che è la diversificazione.

Graziano Cavallini
Graziano Cavallini

Buon anno Graziano Cavallini

0 Comments

Leave A Comment