La Fondazione Lirica “Arena di Verona” - Il Broker.it

La Fondazione Lirica “Arena di Verona”

Riceviamo e pubblichiamo
newsLa Fondazione Arena di Verona è sull’orlo del fallimento con poco più di 30 milioni di debiti tra banche e fornitori. Inoltre il buco del 2014 è superiore ai 6 milioni di euro portando l’erosione patrimoniale a 9,2 milioni. Ci si chiede come sia stato possibile in poco meno di tre anni triplicare il debito senza che nessuno abbia fermato questa macchina mangiasoldi.
Teoricamente l’Arena potrebbe stare in piedi con le proprie gambe avendo incassi invidiabili per un Teatro lirico grazie alla stagione estiva. Ma il perito agrario che da 8 anni ne è il Sovrintendente ha evidentemente altri interessi in combutta con il Sindaco-Presidente Tosi. Già nel 2013 i revisori dei conti dicevano che i debiti più grandi erano con la banca di riferimento oltre ai debiti verso il Comune che incidono in modo consistente con il costo di un Museo della Lirica di 1milione di Euro annui riversati in parte al Comune che a sua volta li versa a Cariverona, proprietaria dell’immobile.
Ma il vero oggetto oscuro dei bilanci risulta essere la società Arena Extra srl controllata al 100% dalla Fondazione con a capo lo stesso Sovrintendente Girondini, socio unico. Questa società, nata per monetizzare verso la Fondazione gli utili e i ricavi dagli affitti del palcoscenico areniano, ha prodotto solo debiti; a fine 2011 dopo due anni di esiti negativi, presentava ricavi per circa un milione a fronte del quale solo 125 mila di utili (erano ancor meno nel 2010, circa 2.000 euro) di cui neppure uno è passato alla Fondazione. Però la società spende circa 610.000 euro per non meglio identificati “servizi” e 40.000 euro per il personale. Nel 2012 Arena extra chiude con un disavanzo patrimoniale di 1,567 milioni. Nonostante la gestione fallimentare nel 2013 Flavio Tosi e l’amministratore unico Girondini hanno deciso di far acquisire ad Arena Extra, dalla Fondazione Arena, un ramo d’azienda per circa 12,334 milioni di euro come evidenziato dalla Corte dei Conti, che servono per coprire, risultando crediti, il buco prodotto con la fallimentare stagione del Centenario dell’Arena di Verona. Questo credito, in realtà inesigibile per evidente insolvenza della società, crea già da ora un potenziale danno economico per la Fondazione prodotto dallo stesso Girondini, che ne è al contempo creditore e debitore.
Gli interessi legati alla Società Arena Extra Srl s’intrecciano anche con la banca Cariverona del gruppo Unicredit che è tuttora proprietaria sia del Museo AMO sia del Teatro Ristori, un antico teatro di prosa ristrutturato proprio da Cariverona e destinato, secondo Tosi, a divenire il nuovo Teatro della Fondazione. Peccato che il palcoscenico ha posto solo per saggi di danza, altro che opere liriche. A completare il quadro di intrecci si somma l’affitto dei decadenti magazzini di stoccaggio delle scenografie, di proprietà del Dott. Biasi Presidente di Cariverona, sostenuto dal Comune in virtù della Legge 800 secondo la quale i locali per l’attività devono essere concessi gratuitamente dal Comune sede di Teatro. Ma il Comune avrebbe locali suoi da destinare all’uso potendo girare così il contributo alla Fondazione. Come mai ciò non mai stato fatto?
Per quanto riguarda poi la resa in termini di incassi la Sovrintendenza di Girondini ha visto un continuo calo di pubblico e ricavi che fanno dichiarare fallimentare questa gestione, al pari di molte altre delle Fondazioni Liriche. Il management delle Fondazioni Liriche, in particolare quello di Verona, è inadeguato a gestire realtà complesse come i Teatri dove l’emergenza è quotidiana e la pianificazione dei costi è prioritaria. Consulenti strapagati per creare buchi e assunzioni di amici degli amici senza concorso sono i mali che attanagliano da sempre le fragili economie della lirica. Naturalmente i contributi sia pubblici sia privati dovrebbero adattarsi meglio alle esigenze soprattutto in una Fondazione Arena che produce solo con il Festival estivo un indotto di quasi 500 milioni di euro per il territorio veronese.
Per mascherare la disastrosa gestione Tosi scarica sui dipendenti e sul costo del lavoro tutte le colpe, non risparmiando neppure l’arte più antica, la danza, che vorrebbe eliminare. Senza però informarsi che proprio il Balletto ha avuto secondo la SIAE nel 2014 un + 13% di spesa al botteghino in controtendenza su tutti gli altri spettacoli, cinema compreso.
La politica deve capire che non può continuare a pretendere risultati se non investe in classi dirigenti adeguate e competenti che, nel caso della Cultura e della musica, non possono essere espressioni politiche perché la cultura non ha bandiera ne parte e va governata condividendone la missione educativa e sociale della collettività.
Come si vede non basta vincere le elezioni per saper governare e Tosi sta dimostrando tutti i limiti di chi vuole fare “in casa propria” gli affari di famiglia con i soldi pubblici.
 
Verona, 30 Dicembre 2015
 
Prof. Dario Carbone

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