Da Repubblica di Mercoledì 30 Luglio
È il giorno del giudizio per l’Argentina. Il giorno nel quale potrebbe diventare inevitabile la nuova bancarotta a tredici anni da quella, molto più disastrosa, del 2001. Ad osservarlo nei suoi particolari questo nuovo, possibile, shock del debito assomiglia davvero alla tragedia che si ripete in farsa. I personaggi sulla scena sono un giudice di New York, il governo di Buenos Aires, e tre fondi di investimento (il più importante dei quali è quello del miliardario americano Paul Singer), che nei mesi successivi al default d’inizio secolo rastrellarono sul mercato bond argentini pagandoli, visto che erano all’epoca carta straccia, pochi dollari. I tre fondi non hanno mai accettato di entrare nelle due ristrutturazioni del debito fatte dall’Argentina, nel 2005 e nel 2010, ed hanno sempre preteso di avere il 100 percento del valore nominale dei buoni del tesoro in loro possesso. Con le due ristrutturazioni l’Argentina raggiunse un accordo con più del 93 percento dei creditori che, pur di riavere qualcosa, aderirono ad un taglio fra il 60 e il 70 percento del valore dei loro crediti. Debiti che l’Argentina ha regolarmente onorato.
Segue nel giornale
0 Comments
Leave A Comment