Da Il Sole 24 Ore di mercoledì 24 Aprile 2014
Omicidio volontario o colposo? Da questa domanda si riparte oggi in Cassazione, davanti alle Sezioni unite, per dare una risposta ai familiari delle vittime e ai responsabili del rogo che, il 6 dicembre 2007, uccise sette operai dello stabilimento torinese della ThyssenKrupp. Ma non solo loro aspettano una risposta. Il verdetto della suprema Corte farà da bussola nelle migliaia di casi di incidenti stradali, infortuni, decessi, disastri provocati dalla violazione di norme sulla sicurezza del lavoro, di contagi mortali del virus dell’HIV, di ricettazioni e di mille altre vicende in cui il confine tra «dolo» e «colpa» è così sfumato da aver indotto i giudici a creare il «dolo eventuale».
Non ne parlano i Codici ma i manuali di diritto penale, ormai, sì, anche se il trattato più importante del 900, quello di Vincenzo Manzini, su 10 volumi dedicava al tema solo una decina di righe. Da qualche anno ne parla anche la politica, più con spirito demagogico che con cognizione di causa, per cavalcare il dolore o l’indignazione popolare alla notizia del pirata della strada di turno che, ubriaco o drogato, falcia la vita di una o più persone. Chi non ricorda l’annuncio dell’ex ministro Annamaria Cancellieri dopo l’incidente stradale di Capodanno: «Introdurremo l’omicidio stradale», disse, ovvero ne faremo un delitto volontario, con pene (ancora) più alte. L’eco di quell’annuncio risuonò anche nell’esordio di Matteo Renzi in Parlamento sulla giustizia penale, quando, per spiegare la necessità di «nuove regole», raccontò del giovane ucciso da un pirata della strada «punito con una pena inferiore o sostanzialmente analoga a quella comminata per un furto di serie B». Calma, suggerì più d’uno: aspettiamo che le sezioni unite della Cassazione chiariscano la differenza tra «dolo eventuale» e «colpa cosciente». Poi si vedrà.
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