Le assicurazioni davanti al dilemma dell’innovatore - di @Assinews - Il Broker.it

Le assicurazioni davanti al dilemma dell’innovatore – di @Assinews

41PZQlFIMgL._Il dilemma dell’innovatore di Clayton Christensen (1997) http://www.amazon.it/dilemma-dellinnovatore-soluzione-mantenere-innovativi/dp/8845301001 è stato uno dei libri di management più influenti e citati degli anni duemila.
Il libro illustra il bivio di fronte al quale si trovano le imprese quando una nuova metodologia, tecnologia o area di mercato irrompe in un settore consolidato e ne scardina le regole: quelle che sono le aziende più profittevoli e dominanti sono anche le più refrattarie al cambiamento, quelle per cui il costo/beneficio del cambiamento è meno conveniente. In questo modo le aziende leader si aggrappano alla vecchia metodologia/tecnologia/nicchia, per loro ancora molto vantaggiosa, e si lasciano “superare” da aziende provenienti da altri settori o start up create dall’oggi al domani che avendo meno da perdere cavalcano l’onda del cambiamento. Poche se non pochissime, infine, sono quelle aziende che pur in una posizione dominante riescono a cavalcare la disruption e rimanere sulla cresta anche dopo il cambiamento.
A partire dalla bolla delle “dotcom” innumerevoli sono gli esempi “negativi” che vengono di volta in volta presentati per illustrare il paradigma del dilemma: Nokia e l’ascesa dello smartphone, Palm e Black Berry, Amazon e Walmart, l’industria musicale e iTunes; pochi invece quelli “positivi”, dove un leader è stato in grado di cavalcare un innovazione a detrimento di una sua posizione dominante: ad esempio Amazon che lancia il Kindle quando ancora la maggioranza dei suoi profitti proviene dalla vendita di libri cartacei.
Forse l’esempio più eclatante e citato rimane quello di Kodak: il gigante di Rochester si può permettere più di chiunque altro di investire in ricerca, inventa e brevetta la fotocamera digitale negli anni 70, ma la accantona perchè la vede come minaccia del suo business più redditizio, quello della vendita di emulsioni di pellicola. Quando le vendite di fotocamere digitali diventano significative prima ne ignora e poi ne minimizza le previsioni di crescita, fino a quando finalmente capisce, e si butta con i suoi potenti mezzi nella mischia. Troppo tardi. Tra un cambiamento di strategia e l’altro la maggiore azienda di fotografia al mondo dichiara fallimento nel giro di un decennio.
Diamo un occhiata al nostro cortile ora. Anche in un Paese sotto-assicurato come il nostro l’industria delle assicurazioni è una consolidata macchina da soldi. Da anni sempre uguale a se stessa, vende servizi di copertura del rischio personalizzati e differenziati a una moltitudine di clienti che spesso non sa cosa compra o quale bisogno soddisfare. Per assolvere a questo difficile compito si affida ad una capillare rete di professionisti che coniuga buone capacità di vendita a solide conoscenze tecniche di prodotto. L’industria si sente al sicuro: barriere all’entrata sufficienti sono l’astrusità del prodotto, i requisiti di capitale necessari ad assolvere gli obblighi derivanti dai sinistri, l’eccessiva regolamentazione del settore e la apparente refrattarietà (o incapacità) dei clienti a fare lo sforzo di guardarsi intorno e cambiare casacca.
Bene così, fine della storia? Lentamente ma inesorabilmente, sottotraccia, qualcosa sta cambiando. Qualcosa che l’evoluzione tecnologica che stiamo vivendo potrebbe accelerare nei prossimi tempi. Qualcosa che le imprese leader del settore potrebbero vedere arrivare troppo tardi. La commoditization del prodotto assicurativo, almeno per il mercato retail, è più o meno realtà nei mercati assicurativi più maturi, da sempre quelli anglosassoni. Commoditization vuol dire semplificazione del prodotto, riduzione dello stesso alle sue componenti fondamentali facilmente misurabili dal cliente: qualità e prezzo. Commoditization vuole anche dire raggiunta maturità di un consumatore che è a suo agio con un servizio e finalmente lo comprende e lo domina.
Segnali di “commoditization” sono nell’aria da diverso tempo: la crescita lenta ma senza soste delle compagnie dirette, l’ipotesi di definizione di un “Contratto base” per l’RCA, lo sviluppo del plurimandato, l’esplosione del fenomeno degli aggregatori, la così detta “home insurance”, l’interessamento al settore assicurativo di Google e (forse) Amazon… Certo, non tutto è lineare ed esistono anche segnali di senso contrario perchè nello stesso periodo il regolatore favorisce la concentrazione del settore a discapito di nuovi entranti e il legislatore sussegue interventi incoerenti e schizofrenici a cadenza annuale.
Impossibile o azzardato, quindi, prevedere il futuro?
Finiamo con un esempio vicino e sintomatico del dilemma di fronte al quale le compagnie (che, ricordiamolo, si stanno riempiendo la bocca di parole come “Digital”) si trovano. Prendiamo un paese conosciuto, l’Italia, e la compagnia regina del mercato, le Generali. La notizia – recente ma già archiviata tra le “solite noiose notizie assicurative” – recita che la forte rete degli agenti è riuscita a bloccare un progetto che mirava a vendere attraverso la rete di promotori Alleanza (una rete atipica rispetto alla tradizionale rete di agenti monomandatari che rappresenta l’85% del mercato assicurativo) i prodotti della compagnia diretta Genertel, prodotti standardizzati e relativamente semplici che si confrontano nel mercato dell’assicurazione cosìdetta “diretta”. Soddisfazione dei più. Silenzio imbarazzato dalla compagnia.
Quel suono sordo e insistito è il cambiamento che bussa alla porta. Chi va ad aprire?
A cura di: @Assinews – Esperto di assicurazioni, titolare di uno degli account twitter di settore più seguiti in Italia (con quasi 2000 followers), dal 2012 offre uno sguardo disincantato ed ironico al mondo delle polizze.

0 Comments

Leave A Comment