A un anno dalla messa in vendita delle Compagnie del Gruppo lo scenario continua ad apparire bloccato.
Crisi economica, difficile visibilità su alcune poste di bilancio delle due realtà assicurative e ampiezza delle offerte presenti sul mercato – da Fata alle ex compagnie del Gruppo Fonsai da un lato fino alle molte compagnie straniere di cui si vocifera l’imminente ingresso in LPS o Srtabilimento sul mercato italiano – certo non aiutano un’operazione dalle molte incognite.
Comunque l’ispezione di IVASS dovrebbe concludersi entro la settimana così da far fronte almeno al primo punto evidenziato rendendo il profilo delle due compagnie più intelligibile ai potenziali acquirenti.
Nel contempo alcuni rumors profilano un potenziale interesse del Fondo Sovrano Quatar Investment Authority (Qia) che, oltre ad essere in trattativa per il 15-20% di MPS, sarebbe molto attivo su Unicredit e starebbe vagliando le opzioni, Banca Carige e Banco Popolare entrambe costrette a ricapitalizzarsi in vista degli stress test.
Ma alla Banca continuano a mancare i 700 milioni di Euro che, secondo Banca d’Italia, devono andare a rinforzarne la struttura patrimoniale. Fatto sta che nel momento attuale l’ipotesi aumento di capitale sta assumendo sempre maggiore probabilità. Il via libera potrebbe arrivare il prossimo 24 marzo contestualmente all’approvazione del bilancio 2013. Intanto, stando ad indiscrezioni circolate venerdì la Fondazione ha già scelto Banca Imi come advisor dell’operazione
Tuttavia va notato che il CDA ha ricevutuo delega dall’Assemblea per un Aumento di Capitale fino a 800 milioni. Una delega che scade il 31 marzo ma, soprattutto, che è subordinata alle dismissioni e che prevede che l’aumento di capitale sia residuale. Difficile considerare però residuale un aumento di capitale che potrebbe pesare 700 milioni su 800.
Secondo Repubblica (che stamani dedica un ampio pezzo all’argomento), in presenza di Istituzioni della città, provincia e regione che ben difficilmente potranno contribuire al risanamento dell’istituto si aprono ulteriori scenari “privati” relativamente a chi potrebbe “mettere mano al portafogli”. Tra questi certamente Vittorio Malacalza ma anche Andrea Bonomi che, attraverso al sua Invest Industrial, potrebbe intravvedere, con il titolo a 40 centesimi, un’opportunità di creazione di valore più semplice rispetto a quanto avvenuto con BPM dove eccessivi vincoli strutturali hanno frustrato le aspettative.
Insomma la soluzione potrebbe anche transitare per altre vie ma il tempo stringe ed è necessario che la Fondazione si renda disponibile a scendere a patti.
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