Da Il Sole 24 Ore di Giovedì 10 ottobre
Unipol esce da Mediobanca. Come imposto dall’Antitrust a seguito dell’integrazione con Premafin-FonSai, la compagnia assicurativa ha sciolto i legami con Piazzetta Cuccia. La controllata Fondiaria-Sai, con il supporto di Equita Sim, nella giornata di ieri ha perfezionato l’ultima parte di un’operazione, partita già da settimane, sullo storico pacchetto complessivo del 3,83% detenuto in Mediobanca. Si tratta del collocamento della quota del 2,68% di piazzetta Cuccia: si è proceduto con un accelerated bookbuilding a piazzare l’intero pacchetto a un prezzo di 5,85 per azione. Questo dopo che Mediobanca ieri aveva chiuso a 5,97 euro, in rialzo dell’1,2%. Nell’ambito di questa operazione, secondo quanto si apprende, si sarebbe registrato un forte interesse soprattutto dall’estero (circa il 70%) anche se – si segnala – gli investitori italiani sarebbero ben posizionati. Complessivamente si sono registrate richieste tre volte superiori l’offerta.
Per azzerare completamente la posizione in Piazzetta Cuccia, manca all’appello ancora una quota dell’1,1%. E secondo quanto si apprende tale quota sarebbe stata già smobilizzata. In particolare – stando a indiscrezioni – la compagnia l’avrebbe venduta in modo frammentato nelle scorse settimane, subito dopo aver incassato il via libera dell’assemblea del patto allo «svincolo» del pacchetto dal patto di sindacato. Tuttavia dal gruppo Unipol non arriva alcun commento.
Azzerata la posizione di Fondiaria Sai, l’assetto di Mediobanca resta comunque incompleto. Almeno sul fronte della definitiva composizione (e peso) del patto di sindacato. Nelle scorse settimane l’accordo è stato rinnovato per altri due anni, ma il capitale vincolato è sceso al 30,05% dal precedente 42,03%. Questo dopo lo svincolo della quota da parte di Unipol (3,83% del capitale), Generali (2%), Italmobiliare (solo per l’1%), Marco Brunelli (0,16%) e i francesi di Groupama (4,93%). Centrato l’obiettivo del rinnovo “automatico”, resta da capire se il peso effettivo del capitale vincolato resterà al 30% o salirà per effetto di un rafforzamento di Vincent Bolloré. Il gruppo C che coinvolge gli investitori esteri e che in principio era formato da Bolloré appunto e Groupama, dopo la disdetta della compagnia assicurativa è sceso dall’11% al 6%. Tecnicamente, però, Bolloré ha tre mesi di tempo per decidere come (ri)posizionarsi nel nuovo patto. Solo a dicembre, infatti, quando scade l’accordo, le disdette avranno efficacia. E fino ad allora non sono escluse modifiche ulteriori del patto, con un rafforzamento del fronte d’Oltralpe. Allo stato attuale Bolloré sarebbe orientato a rafforzare la presa, salendo singolarmente fino all’8% (con l’assenso dell’assemblea del patto) e coinvolgendo altri investitori in modo da ricostituire il pacchetto dell’11%. Nel qual caso l’accordo di sindacato di Mediobanca dall’attuale 30,05% salirebbe al 35% circa. C’è tuttavia chi non esclude che alla fine il finanziere possa decidere di restare fermo al 6% del capitale.
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