Per la resa dei conti in casa Carige adesso c’è anche il giorno: il 30 settembre. La data per l’assemblea chiamata a rinnovare i vertici della banca è stata decisa ieri mattina in un consiglio di amministrazione durato il tempo necessario per votare la proposta del presidente Giovanni Berneschi, prima di sciogliersi e riprendere la strada delle vacanze. Tappa obbligata, quella del consiglio di ieri, imposta dalle dimissioni di otto consiglieri su quindici che, fra fine luglio e inizio agosto, avevano annunciato la loro clamorosa decisione, invocando un immediato ricambio della governance.
Basta quindi con gli otre 20 anni e oltre di “un uomo solo al comando”, Giovanni Berneschi, e spazio a vertice nuovo nei nomi, ma anche nella formazione, con un presidente responsabile dei rapporti istituzionali e fra i soci, un direttore generale (o amministratore delegato) nelle cui mani concentrare le deleghe operative, e un vicepresidente anch’esso con compiti istituzionali e di relazioni con il territorio. Questa è la volontà dell’azionista di riferimento della banca, la Fondazione Carige, titolare del 47 per cento del capitale, e del suo presidente, Flavio Repetto, proprietario del colosso dolciario Elah-Dufour-Novi. Nel pieno di un aumento di capitale da 800 milioni di euro, di fatto imposto da Bankitalia per garantire a Carige un opportuno rafforzamento patrimoniale, la Fondazione ha deciso
di giocare d’anticipo. L’ipotesi di mettere nuovamente mano al portafogli, dopo aver iniettato in banca settecento milioni negli ultimi cinque anni, non è mai stata contemplata da Repetto. L’unica strada percorribile era quella delle dismissioni, società, partecipazioni e immobili “no core” e soprattutto
le due compagnie assicurative, che in questi anni sono costate parecchio alla banca, fra perdite e ricapitalizzazioni, e che in questo primo semestre del 2013 sono tornate in utile. Berneschi ha accarezzato l’idea di un ultimo colpo da maestro, un’alleanza con la Coop (che nel capitale di Carige somma
oggi una quota attorno al due per cento) che avrebbe consentito un aumento di capitale riservato per Unipol, che avrebbe portato in dote 400 milioni di euro, rilevato le compagnie assicurative e dato in cambio a Carige gli sportelli di Ugl Banca. Alla fine di tutto, Unipol sarebbe diventata il secondo azionista
di Carige, con una quota del 27 per cento del capitale, subito alle spalle della Fondazione, che nel frattempo avrebbe visto diluire la sua quota attorno al 35. Una soluzione respinta con forza da Repetto e che, di fatto, ha accelerato l’operazione- ricambio della governance. Poco importa che, qualche giorno dopo le rivelazioni di
Repubblicasul
progetto Unipol coltivato da Berneschi, lo stesso gruppo abbia annunciato ufficialmente di non avere alcun “dossier Carige” aperto. Ormai le strade fra Fondazione e Banca si erano definitivamente divise e, con esse, i rispettivi presidenti che pur si conoscono da cinquant’anni e che, si dice, non abbiano rinunciato ad avere fra loro rapporti cordiali. Il 5 settembre, la Fondazione depositerà la sua lista di sette consiglieri (su 15 complessivi). Al primo posto ci sarà il nome del presidente, al secondo quello del vice. E, di certo, non compariranno più quelli di Giovanni Berneschi e di Alessandro Scajola, ex parlamentare e fratello dell’ex ministro Claudio.
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