È sempre più importante incrementare le adesioni alla previdenza complementare alla luce dell’estensione a tutte le categorie di lavoratori del metodo di calcolo contributivo con una riduzione tendenziale della prestazioni erogate in futuro dal sistema obbligatorio. La scelta del legislatore è stata infatti quella di affiancare alla previdenza obbligatoria i fondi pensione con l’obiettivo di tendere a una integrazione pensionistica rispetto al trattamento che verrà erogato dal sistema previdenziale. La combinazione dei diversi pilastri si pone la finalità di una diversificazione del rischio previdenziale facendo coesistere un sistema pensionistico pubblico a ripartizione e uno privato a capitalizzazione assorbendo i possibili shock. Secondo l’ultima relazione Covip, le adesioni alla previdenza complementare sono però ancora molto ridotte, dal momento che interessano solo un italiano su quattro.
Come rilanciare il settore? Interessanti proposte vengono formulate dall’Ania nella sua relazione annuale. Viene rimarcata in primo luogo la necessità di una campagna informativa di carattere istituzionale. Si auspica poi la portabilità piena del contributo datoriale e la rivedibilità della scelta di destinazione del tfr a fondo pensione. Molto innovativo, poi, il suggerimento di estendere la deducibilità fiscale della contribuzione anche ai nonni. Si rimarca in primo luogo la necessità di avviare campagne informative che rendano edotti i cittadini sull’entità della pensione pubblica che verrà percepita in futuro. Nell’immaginario collettivo c’è la diffusa percezione che si avrà di meno ma con idee ancora approssimative. Secondo Censis/Covip in media i lavoratori italiani pensano che la propria pensione pubblica sarà pari al 55% del reddito da lavoro; riguardo alle aspettative delle diverse tipologie di lavoratori, i dipendenti pubblici si aspettano una pensione pubblica pari al 62,2% del reddito da lavoro, i dipendenti privati una pensione pubblica uguale al 55,5% del reddito da lavoro (da evidenziare come dipendenti pubblici e privati siano sostanzialmente equiparati dal punto di vista previdenziale per cui la differenza di attese non sembra essere fondata tecnicamente) e gli autonomi pari al 50,6%. Emerge inoltre una vera e propria voragine informativa nei confronti delle forme di previdenza complementare: i lavoratori mostrano di saperne poco e, spesso, quel che sanno è inesatto. Altra riflessione condotta riguarda la tendenza ad attivare soluzioni di welfare fai-da-te, non percependo la previdenza complementare come «la soluzione previdenziale per eccellenza». L’Ania propone poi più flessibilità nell’esercizio dei diritti degli aderenti, ad esempio riconoscendo al lavoratore la facoltà di ripensamento sulla scelta di devolvere il tfr e la piena portabilità del contributo datoriale. Non solo. Si propone anche di estendere la deducibilità fiscale della contribuzione anche ai nonni. (riproduzione riservata)
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