L’ex sceriffo delle assicurazioni indagato a Milano - Il Broker.it

L’ex sceriffo delle assicurazioni indagato a Milano

Giancarlo Giannini accusato di corruzione e calunnia per le ispezioni alla Fonsai
MILANO —¬Quasi dieci anni di occhi chiusi sulla Fondiaria di Salvatore Ligresti da parte dell’organo istituzionalmente deputato in Italia a vigilare sul settore delle assicurazioni, l’Isvap. E in cambio, come tangente, la nomina del «controllore» (presidente uscente dell’Isvap) a futuro componente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, caldeggiata proprio dal «controllato» Salvatore Ligresti presso gli allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, ma non andata in porto per la caduta del governo e l’esplodere della crisi debitoria dei Ligresti. È questa la cornice nella quale, sulla base di quanto raccontato da un testimone e confermato dallo stesso Ligresti, la Procura di Milano contesta all’ex (fino al 2012) presidente e commissario straordinario dell’Isvap, Giancarlo Giannini, le ipotesi di reato sia di «corruzione» in concorso con Ligresti, sia di «calunnia» ai danni di Ligresti per la successiva denuncia nei suoi confronti da parte dell’Isvap di Giannini per ostacolo all’autorità di vigilanza: un esposto presentato in Procura a Milano a scoppio ritardato dopo l’avvio delle indagini sul crollo dell’impero Ligresti, e volto (secondo la lettura accusatoria) a nascondere la propria connivenza con Ligresti dietro asseriti inganni ordìti da Fondiaria per imbrogliare Isvap. Ed è proprio questa imputazione di calunnia, punita più severamente delle tangenti, ad attrarre a Milano la competenza territoriale anche della corruzione, altrimenti di competenza romana.
Ad alzare il velo sul possibile scambio — tra protezione di Ligresti da parte dell’Isvap e raccomandazione di Ligresti presso Berlusconi e Letta per sponsorizzare la nomina di Giannini all’Antitrust — è stato un testimone interno a Fondiaria: Fulvio Gismondi, che nella compagnia era il consulente incaricato appunto di tenere i rapporti con l’autorità di vigilanza guidata da Giannini dal 2002 al 2012, quando l’Isvap è stato trasformato in Ivass (Istituto di vigilanza sulle assicurazioni) e collocato nell’orbita di Banca d’Italia pur conservando la propria autonomia gestionale. Gismondi ha raccontato in Procura lo scenario corruttivo di cui si è detto a conoscenza, e ha indicato in Ligresti la fonte diretta di alcune informazioni su questa vicenda. E Ligresti, convocato a riscontro in Procura, ha confermato quanto testimoniato da Gismondi.
Lo si intuisce soltanto adesso, ma Giannini è indagato da almeno sei mesi: questa nuova indagine per corruzione (l’ex presidente Isvap era infatti già stato indagato a Torino nell’ottobre scorso per una più generale ipotesi di concorso in falso in bilancio) spunta infatti da un avviso di proroga delle indagini che, come appunto è obbligatorio accada allo scadere dei primi sei mesi dall’iscrizione, Giannini ha ricevuto ora dal gip milanese Andrea Pellegrino su richiesta del pm (Luigi Orsi) titolare dei tanti filoni dell’inchiesta milanese sui Ligresti: quello su Ligresti per aggiotaggio in rapporto alle anomalie sui titoli Premafin e sulla proprietà di alcuni trust esteri, quello su Ligresti e sui suoi figli per la bancarotta delle holding immobiliari Imco e Sinergia, quello sull’amministratore delegato di Mediobanca per il patto occulto che Alberto Nagel è indiziato di aver raggiunto con Ligresti in base a un «papello» fatto rispuntare da sua figlia Jonella, quello sulla valutazione dei complessi prodotti finanziari derivati che in pancia a Unipol stanno rendendo complicato il concambio della fusione con Fondiaria-Sai, e quello sui destini urbanistici (per il Comune di Milano) e creditizi (per le banche più esposte con i Ligresti) del futuro centro di ricerca biomedica «Cerba».
Una decennale immunità avrebbe dunque prima evitato a Fondiaria le ispezioni invece spesso mandate ai concorrenti, e poi nel 2010-2011 aiutato Ligresti a traccheggiare anche quando un’ispezione s’era dovuta in qualche modo fare. In realtà, infatti, per l’accusa già almeno dal 2008 sarebbe dovuta emergere l’insufficienza delle riserve a copertura dei sinistri, specie per quelle pratiche che in un primo tempo l’assicurazione di Ligresti archiviava come se gli incidenti non dovessero dare luogo in futuro a risarcimenti, e che poi rispolverava per forza quando invece doveva liquidare appunto quei risarcimenti: una casistica che in Fondiaria avrebbe toccato il 30% delle pratiche contro una media nel settore raramente superiore al 10%, così nascondendo per tre anni sotto il tappeto di un continuo rinvio l’insufficienza delle riserve stimata in almeno 420 milioni di euro nel 2011.
«Giannini è sicuro di poter dare tutti i chiarimenti necessari», anticipa l’avvocato Giampiero Biancolella che difende l’ex presidente dell’Isvap insieme al collega Cassani, «tanto che ha già concordato con il pm un interrogatorio, a fine mese o più probabilmente in settembre, nel quale potrà dimostrare l’irreprensibilità delle proprie condotte».

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