Tre milioni senza assicurazione - Il Broker.it

Tre milioni senza assicurazione

L’Aci lancia l’allarme: troppe auto senza polizza o con tagliandi falsi, molte di più delle 100 mila fermate. E accusa: colpa dei costi
Mario Balotelli, è stato beccato per colpa della RC Auto. Multato all’aeroporto di Linate per divieto di sosta al rientro dopo una trasferta della Nazionale, i vigili hanno notato che mancava il tagliando dell’assicurazione sul parabrezza e non aveva nemmeno il certificato. Il suo non è un caso isolato a Milano: un veicolo fermato dalla polizia locale su cinque viaggia “senza copertura“. È una percentuale da brivido: il 20 per cento tra macchine, camion e moto in circolazione non sono protetti da nessuna polizza, una quota raddoppiata negli ultimi due anni.
Nel caso di SuperMario si trattava di una banale distrazione – era assicurato anche se non aveva il talloncino – ma la metà dei fermati sceglie di rischiare perché non può permettersi di rinnovare il tagliando. Alcuni di loro, poi, decidono di fare i furbi e osare con l’ultima evoluzione del mercato della contraffazione: si procurano contratti falsi, per ingannare altri automobilisti in caso di incidenti o spesso beffare anche i controlli. In quella che una volta era la Capitale morale i “ghisa” hanno scoperto mille assicurazioni taroccate in due anni.
Ormai accade dovunque. Nel 2012 le polizie ben 100 mila volte si sono trovate a contestare Rc auto falsificate. Ma i “pirati dell’assicurazione” sono molti di più perché la statistica registra solo quelli effettivamente fermati. L’Aci va oltre e stima che oggi 3 milioni di vetture senza polizza si muovano liberamente sulle strade. In pratica ogni 12 auto in circolazione ce n’è una completamente fuorilegge. Ci sono i falsari fai-da-te, che con scanner e fotocopiatrici ritoccano le date dei tagliandi già scaduti. E ci sono i professionisti, che offrono per 50 euro un contratto contraffatto a regola d’arte, mentre quelli regolari costano dai 600 euro l’anno fino aí 3 mila per i neopatentati delle metropoli. Alcuni invece sono vittime della ricerca di risparmi a tutti i costi. Finiscono così per rivolgersi online ad agenzie truffaldine o compagnie fantasma, che vendono a prezzi scontatissimi la copertura completa.
L’Ivass (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni ossia l’Authority per il controllo delle compagnie) ha segnalato 90 casi di commercializzazioni irregolari nello scorso biennio: negli otto anni precedenti erano appena 52, a conferma del trend in impennata. In alcuni casi sono i big del settore che lasciano il terreno alle lusinghe dei fuorilegge. «Negli ultimi mesi, soprattutto nel Napoletano, si sono registrati molti casi di compagnie che hanno disdetto i contratti ai loro assicurati, anche quelli virtuosi», spiega Francesco Paparella, presidente dell’Associazione Italiana Brokers che lo bolla come un segnale negativo: «Ritirarsi da alcune zone significa mettere in difficoltà gli assicurati onesti». Oggi una segnalazione di società fantasma su quattro arriva all’Ivass proprio dalla Campania. Dove più forte è il suk dei tagliandi fasulli. Truffatori vestiti da assicuratori vendono polizze emesse da sigle fittizie, dal nome simile a quello di compagnie realmente operative (Torus al posto di Toro, per esempio) o da società estere con nomi analoghi, che non hanno alcuna concessione per lavorare in Italia. L’ultima segnalazione è di qualche giorno fa: «La società “Rc Auto” non rientra tra le compagnie autorizzate».
Loghi di fantasia, buoni tipografi e il gioco è fatto. Come Totò nel film “La banda degli onesti“, il tipografo di Secondigliano non stampava banconote ma polizze in quantità industriale: tremila, tutte rigorosamente false. A pochi chilometri, la polizia di San Giuseppe Vesuviano ha scoperto il “giro” delle patacche low cost: con soli 15 euro si comprava addirittura il tagliando in un autosalone. I “maestri del falso” di Portici producevano a raffica polizze, permessi di circolazione, certificati di proprietà, usando timbri quasi autentici e certificati ben scannerizzati.
Anche al Nord la crisi diventa il movente o l’alibi per guidare senza copertura. A Trento il proprietario di un furgone fermato con una polizza contraffatta non ha cercato giustificazioni: «La mia impresa sta fallendo. Non ho più soldi per nulla, tanto meno per l’assicurazione». I piccoli artigiani tirano la cinghia e cercano di risparmiare dove possono. La polizia locale di Trento conferma l’esplosione del fenomeno: l’anno scorso 471 veicoli circolavano in città senza la copertura obbligatoria, un balzo in avanti del 148 per cento. Eppure con una semplice modifica del codice della strada le stesse telecamere che oggi fotografano eccessi di velocità e semafori bruciati potrebbero intercettare anche i furbetti dell’assicurazione. «Negli ultimi tre anni abbiamo avuto un incremento notevole», conferma Luciano Mattarelli, presidente dell’associazione polizia locale d’Italia, «con molti casi di tagliandi ritoccati con un tocco di biro».
Le conseguenze sono gravissime: spesso chi non è in regola scappa dopo aver provocato un incidente. Sono 21 mila gli indennizzi del Fondo di garanzia per le vittime della strada causati da veicoli senza copertura: un aumento del 40 per cento in 12 mesi. Il danno economico di chi non paga è un danno per tutti, soprattutto per gli automobilisti in regola che con la loro polizza assorbono anche i costi dei non assicurati. Il mancato introito, secondo le stime dell’Aci, sfiora i 2 miliardi di euro. La soluzione più semplice per spezzare questo corto circuito sarebbe quella di abbassare i costi, tra i più alti d’Europa. «La spesa per la polizza è diventata insostenibile», commenta Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Aci: «L’impennata è dovuta ai costi dei risarcimenti ed è causata sia dalle frodi, sia dagli alti esborsi per i danni alle persone».
La recessione fa crollare il numero di immatricolazioni, ma le polizze diminuiscono in proporzione ancora più alta. E non è solo questione di falsi o pirati: molti lasciano la vettura ferma nel parcheggio perché non possono più fronteggiare le spese. Vittorio Verdone, direttore del settore auto di Ania (la Confindustria delle assicurazioni), spiega gli effetti: «Nei momenti di crisi registriamo sempre un calo della mobilità privata, ma oggi a essere colpiti sono i precari e pensionati che in città come Roma e Napoli non si possono più permettere i costi dell’Rc auto».
Autore: Michele Sasso – L’Espresso

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