Il Grande fratello nella nostra auto: sulle scatole nere è allarme privacy - Il Broker.it

Il Grande fratello nella nostra auto: sulle scatole nere è allarme privacy

black-boxda Repubblica.it
In Italia sono un milione. Il Garante: troppi dati nelle mani delle assicurazioni. L’installazione è volontaria e dà diritto a sconti. L’Authority: regole contro gli abusi. Le compagnie grazie al gps sanno dove andiamo, quanto corriamo e come guidiamo  
di FABIO TONACCI
ROMA – Quella montagna di dati raccolti da un milione di scatole nere, in mano alle compagnie assicurative, è una ferita alla privacy degli automobilisti. “Sono troppi e gestiti con troppa disinvoltura”. Così il Garante ha riscritto la bozza di regolamento elaborata dall’Isvap, l’Istituto di vigilanza delle assicurazioni private, riempiendola di garanzie per proteggere gli utenti che volontariamente accettano di installarle a bordo per avere sconti sulle tariffe. Perché quelle scatole nere, di cose, ne sanno parecchie.
Sanno quali strade abbiamo percorso, a che ora e in quale giorno, quanti chilometri abbiamo fatto, quante volte abbiamo frenato o superato il limite. Registrano qualunque cosa accada al veicolo, da quando ci mettiamo al volante a quando scendiamo. Una gran mole di informazioni che attraverso l’antenna Gps viene inviata in tempo reale alle assicurazioni per essere elaborata (non si sa come né da chi) e finire nei report online a uso dell’automobilista. O di chi, conoscendo la password, vi accede al posto suo. Insomma, oggi è il far west. E il presidente del Garante della Privacy Antonello Soro ha messo dei paletti grossi come tronchi al progetto “Check box” dell’Isvap, previsto nel decreto sulle liberalizzazioni del gennaio scorso. “Le imprese potranno trattare dati personali di soggetti identificati solo in caso di sinistro o in occasione delle scadenze contrattuali”, si legge nell’articolo 8 della bozza di regolamento. Solo a queste condizioni sarà possibile per la compagnia eper l’utente, attraverso applicazioni sul web, accedere alle informazioni raccolte sui viaggi in auto. Diversamente da come funziona adesso, con l’accesso libero per entrambi.
Non è finita qui. La scatola nera deve essere segnalata con una vetrofania, un adesivo speciale. E si deve garantire “la possibilità di interrompere immediatamente il trattamento dei dati relativi all’ubicazione”, anche via telefono o con Internet. Insomma, il tracciamento deve poter essere disattivabile dal cliente. Per evitare poi che nei computer delle assicurazioni si costruiscano delle banche dati, le informazioni ricevute “si possono conservare, per finalità tariffarie, non oltre sette giorni dalla loro acquisizione”. Poi vanno cancellate o rese anonime.
Quante di queste norme, secondo il Garante indispensabili, resisteranno alla trattativa con l’Isvap? Difficile fare previsioni. Un problema di privacy c’è, è sotto gli occhi di tutti. Oggi ci sono 1,2 milioni di scatole nere installate nel cervello elettronico dei 40 milioni di veicoli in circolazione. Frutto del do ut des tra assicurato e assicurazione. Il primo accetta il monitoraggio in cambio di uno sconto sui premi Rc auto che può arrivare al 20-30 per cento. La compagnia d’altra parte, individua i soggetti con guida potenzialmente a rischio, grazie ai dati sulle frenate, la velocità media, l’accelerazione laterale subita dal mezzo durante la marcia. Così può fare piani tariffari personalizzati. E si contrastano le frodi dei falsi incidenti, che nel 2010 sono stati quasi settantamila, il 2,3 per cento di tutti quelli denunciati. La scatola nera infatti si accorge di un sinistro quando rileva una forte decelerazione del veicolo (o l’apertura dell’airbag) e ne registra la dinamica nei 40 secondi precedenti e nei 10 successivi all’impatto. Impossibile inscenare finti incidenti per avere veri risarcimenti.
E però l’avvenire delle scatole nere per auto è tutt’altro che in discesa. Il regolamento, se attuato così come l’ha riscritto l’Authority per la protezione dei dati, risulterà indigesto alle compagnie assicurative. Basti pensare alla possibilità di disattivare a piacimento la tracciabilità. Inoltre gli sconti sulle tariffe, al momento, sono meno sostanziosi di quanto ci si aspettava. Il perché lo spiega il direttore di Ania, l’associazione delle imprese assicuratrici, Vittorio Verdone: “Finora si è optato per un’equa ripartizione dei costi di installazione con il cliente, e alla fine quest’ultimo ci ha comunque guadagnato. La legge però ora li pone totalmente a carico delle compagnie e per questo gli sconti si sono ridotti”.

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