Vietato costruire case e imprese in aree a rischio idrogeologico molto elevato e assicurazione obbligatoria per eventi climatici estremi. Questi i principali provvedimenti contenuti nella bozza sulle “Linee strategiche per l’adattamento ai cambiamenti climatici, la gestione sostenibile e la messa in sicurezza del territorio” che il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ha inviato al Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe). Il piano elaborato da Clini sarà discusso dal Cipe in una delle prossime sedute di intesa con i ministri delle Politiche agricole, delle Infrastrutture e dell’Economia e Finanze.
Nelle intenzioni del ministro dell’Ambiente sarà obbligatorio in futuro dotarsi di un’assicurazione per coprire i rischi connessi ad eventi climatici estremi su ‘beni e strutture’ sia dello Stato sia dei privati.
A ciò si affiancherà il divieto di costruire case e imprese in aree a rischio idrogeologico molto elevato.
Secondo il rapporto “Ecosistema rischio 2010” realizzato in collaborazione tra Legambiente e il Dipartimento per la Protezione civile “Oltre 3 milioni e 500 mila cittadini sono presenti ogni giorno in zone esposte al pericolo di frane o alluvioni”, pari a “circa il 6% della popolazione dell’intera penisola”. Inoltre, sempre secondo il dossier, “sono ben 6.633 i Comuni in cui sono presenti aree ad alta criticità idrogeologica, l’82% del totale delle amministrazioni comunali italiane”.
Secondo stime di Legambiente oltre a questi comuni, bisogna tener conto che in Italia il territorio è quasi totalmente a rischio idrogeologico con percentuali del 100% in Calabria, Umbria e Valle d’Aosta, mentre nelle Marche riguarda il 99% e in Toscana il 98%.
Le regioni con le più alte percentuali di comuni con abitazioni in zone a rischio, sempre secondo l’associazione ambientalista, sono la Sicilia (93 per cento) e la Toscana (91 per cento). In Sardegna c’è invece la maggior percentuale di comuni con interi quartieri costruiti in zone a rischio, mentre in Sicilia e Toscana si segnala anche il più elevato numero di comuni con insediamenti industriali e produttivi in aree esposte a rischio idrogeologico.
Secondo il Ministro per il piano di tutela del territorio occorrono circa 40 miliardi per quindici anni, con circa 2,5-2,6 miliardi l’anno. Per finanziare la tutela del territorio sarà creato un fondo, che sarà alimentato, per circa 500 milioni, con il 40% dei proventi derivanti dalle aste dei permessi di emissione di gas serra (che dall’inizio del 2013 saranno a pagamento) e con «un prelievo, determinato annualmente, su ogni litro di carburante consumato fino al raggiungimento di 2 miliardi all’anno», ma non con l’aumento di accise.
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