A scatenare la polemica in materia di RC Auto è il Decreto legge 18 ottobre 2012, numero 179, recante “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese”: mentre il Parlamento dovrà decidere se convertire in Legge le nuove norme, comunque già in vigore, l’Ania (l’associazione delle Assicurazioni) si scontra con altre lobby del mondo RCA. Parliamo di tentativi, più che leciti, di influenzare quanto dovranno decidere Camera e Senato sul cosiddetto Decreto sviluppo bis.
CONTRATTO BASE – L’Ania è anzitutto contraria al contratto base RCA con clausole comuni che le Imprese devono offrire al consumatore, anche via Internet, ferma restando la libera determinazione del prezzo (articolo 22, commi 4, 5, 6 e 7 del Decreto): “Per favorire la comparazione di prodotti diversi – obiettivo condivisibile – si rischia di violare l’autonomia, in materia di offerta contrattuale, sancita per le Imprese di assicurazione dai princìpi comunitari”. Tuttavia, le associazioni dei consumatori premono proprio perché una RCA standard favorisca la scelta del cliente, altrimenti alle prese con proposte troppo diverse fra loro. Ma l’Ania non ci sta: “È come se si imponesse a tutte le Case automobilistiche di produrre una vettura base di cilindrata prefissata e con le stesse caratteristiche”. In realtà, non ci vediamo nulla di così problematico per le Assicurazioni, e il contratto RCA standard appare come un valido aiuto, una “bussola” per orientarsi meglio nella giungla tariffaria.
COLLABORAZIONE – L’Ania è nettamente contraria alle disposizioni che prevedono la collaborazione tra intermediari di primo livello, ossia agenti, broker, banche, SIM, istituti finanziari e Poste italiane (articolo 22, commi da 10 a 13 del Decreto). Secondo il legislatore queste norme risolverebbero una questione interpretativa dell’attuale trasposizione in Legge nazionale della direttiva in materia di intermediazione assicurativa, la quale impedisce numerose forme di collaborazione tra intermediari: tali divieti, non previsti in ambito europeo dalla direttiva, di fatto limitano la concorrenza nel settore assicurativo e creano una disparità di trattamento rispetto agli operatori europei cui tali divieti non sono applicati. E ci pare esattamente così, visto che ora un agente – se non trova una RCA adatta al proprio cliente – può avvalersi della collaborazione di un intermediario con cui ha stretto accordi, e consentire all’automobilista di avere una RCA su misura. Attenzione: il cliente continuerà a fare riferimento al proprio agente, col quale magari stipula RCA da anni. Questo è anche il pensiero dello SNA, il Sindacato agenti assicurativi, assolutamente favorevole alla norma, “che stimolerà finalmente la concorrenza fra le Compagnie. La collaborazione tra intermediari era un nostro obiettivo strategico da anni: dà uno sbocco professionale che ci mette al passo con l’Europa“. Ma l’Ania dice no: “In tutti gli altri Paesi europei diversi dall’Italia, in cui vigono i princìpi di libera negoziazione dei rapporti, gli assetti contrattuali delle forme di collaborazione tra Imprese e intermediari e tra intermediari tra di loro sono regolati esclusivamente dall’autonomia privata. Ne discende che in Francia o in Spagna, in cui non sussistono divieti formali di collaborazione tra gli intermediari, un agente in esclusiva non potrà mai collaborare con un altro agente o con una Compagnia diversa dalla mandante e ciò in forza del contratto privato che lo lega all’Impresa”. Ed ecco la stoccata: “L’allungamento orizzontale della filiera distributiva, con l’intervento di più di un intermediario, comporta inevitabilmente un aumento dei costi a carico degli assicurati. Si mettono così a rischio gli investimenti pluridecennali in tecnologia e in promozione effettuati dalle Imprese in favore dei propri agenti, costringendole a nuove soluzioni informatiche complesse, da condividere non si sa con quanti concorrenti. Le Imprese hanno investito nelle loro agenzie – anche attraverso la formazione degli addetti e la messa a disposizione dei sistemi operativi e dei locali – per poter caratterizzare i propri servizi al cliente e distinguersi dalla concorrenza. Scardinando questo sistema si mina alla base il rapporto di fiducia che intercorre fra agente e Compagnia”.
PIATTAFORMA – Il Decreto, considerato che gli agenti di Compagnie differenti utilizzano piattaforme informatiche di dialogo con le proprie mandanti che sono diverse l’una dall’altra, ha previsto inoltre l’adozione, da parte di tutte le Imprese, di uno standard di piattaforma comune su Internet per la gestione e la conclusione dei contratti assicurativi. Ma anche in questo caso, mentre lo SNA è favorevole, l’Ania dice no: “Nel merito, si osserva che la costruzione di una piattaforma di interfaccia comune tra le Imprese per la stipulazione dei contratti implicherebbe la messa in comune di strumenti che debbono essere riservati esclusivamente a ogni singola Impresa in quanto posti a presidio della gestione corretta e in equilibrio economico dell’assunzione dei rischi. Dal punto di vista tecnico, la disposizione non è attuabile. Piattaforme di questa natura non sono realizzabili se non attraverso investimenti tecnologici ingentissimi e con tempi di realizzazione e di esecuzione indefinibili, perché si dovrebbero mettere insieme sistemi complessi e articolati, costruiti all’origine con linguaggi, strutture, funzioni e utilizzazioni completamente diversi tra loro”.
LESIONI – Nel campo delle lesioni fisiche pesanti, quelle con oltre 9 punti percentuali d’invalidità, secondo l’Ania, per far calare le tariffe RCA, si deve intervenire sui fattori strutturali che mantengono elevato il costo dei sinistri, con i risarcimenti per gl’incidenti gravi: “Per incidere in modo duraturo sul costo dei sinistri bisogna, anzitutto, procedere all’emanazione della tabella relativa alla valutazione economica dei danni gravi alla persona prevista dal Codice delle assicurazioni (dal 2005), stabilendo valori in linea con quelli europei. Gli schieramenti in campo sono due. Da una parte, l’Associazione vittime della strada assieme al Cupsit(patrocinatori stragiudiziali) di Stefano Mannacio; dall’altra, le Assicurazioni e il Governo Monti. Così, il 10 novembre 2012, s’è tenuta una manifestazione nazionale contro la riduzione dei risarcimenti e contro la criminalità stradale. I toni dell’Associazione vittime sono forti: “Abbassare i risarcimenti: a volerlo è il Governo, che sta procedendo con ferma determinazione. L’Esecutivo dimostra di non tenere in alcun conto la volontà di adottare in via generale le tabelle di Milano, su cui si era registrata una significativa convergenza tra la Cassazione, vertice del potere giudiziario, il Parlamento, titolare del potere legislativo, e la nostra associazione, rappresentativa delle vittime”. Queste tabelle prevedono un ristoro del danno accettabile in rapporto alla gravità delle conseguenze e finalizzato a consentire alle vittime di affrontare le ingenti cure di cui hanno bisogno. E invece, ecco l’affondo, “il Governo, per abbassare i risarcimenti, intende imporre apposite tabelle ministeriali che, riducendo il risarcimento del danno alla persona, favoriscono il profitto delle Assicurazioni spacciandolo per interesse sociale“. Entrambe le partite, quella che riguarda il Decreto sviluppo bis in Parlamento, e quella sulle lesioni gravi, sono aperte: non mancheranno le pressioni da parte delle varie lobby; l’auspicio è che, almeno stavolta, qualunque sia la decisione finale, le tariffe RCA scendano.
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